Un libro vero snobba il suo creatore

Un libro vero snobba il suo creatore

Un libro vero snobba il suo creatore

Di Mary Blindflowers©

Sequoia Sempervirens, credit Mary Blindflowers©

 

Sedersi e iniziare a scrivere fluentemente, senza alcuno sforzo, digitare tasti con le dita che volano e che trasmettono alla materia la potenzialità metafisica di un pensiero quasi inconscio e così poco artificiale da sembrare concepito in un altrove che è non-luogo, sfera altra, di un pianeta in parte anche sconosciuto e da esplorare. La scrittura come intercapedine dinamica di senso e non senso, di soluzioni non risolutive, dubbi e personaggi, ma anche storie concatenate con un reale che, sebbene lontano, finisce col diventare affine al mondo extra-ordinario, attraverso un gioco strategico di lettere libere e associazioni dinamiche.

Scrivere è questo, che poi ci sia un contorno fatto di altri scrittori, intellettuali più o meno convinti delle proprie capacità e del proprio ruolo nel mondo; che poi ci sia la politica, l’editoria, e la stampa e la messa in opera della scrittura attraverso l’oggetto-soggetto libro, attiene al fausto-infausto contorno di situazioni a volte paradossali umane.

Si tratta di un distinto e percettibile brusio di sottofondo da cui possono arrivare fiori o strali, la sostanza non cambia, il senso vero della scrittura nemmeno. Che una volta fissato il pensiero sulla carta, lo scrivente senta il bisogno di propagandarlo attraverso l’editoria, non cambia il senso dell’arte che è l’arte in se stessa, ossia il piacere senza sforzo che si prova facendola. Questo non significa scrivere per sé, che sarebbe davvero egocentrico, ma scrivere soltanto perché viene naturale, che è diverso dal dare uno scopo alla scrittura. Lo scopo della scrittura è la scrittura stessa. Chi si offende per una critica che riceve da un lettore o un recensore qualsiasi, non credo sia penetrato a fondo nello spirito dell’arte che è quella di guardare con distacco qualsiasi cosa non riguardi la sua realizzazione, qualsiasi cosa provenga da quel contorno di cui sopra.

I contorni di solito hanno lo scopo di accompagnare il pasto, ma non sono strettamente necessari alla dinamica artistico-letteraria, anche perché non sono sempre composti di cibo sano, intellettualmente parlando. Dunque lode al midollo e lode a chi va oltre il brusio di sottofondo per guardare con occhi disincantati solo il prodotto finito che poi una volta commercializzato diventa perfino estraneo all’autore, donato ad altri, come un figlio perduto ma mai dimenticato.

Un libro vero è soltanto una sequoia che sfugge a chi l’ha generata, gli sopravvive, lo snobba perfino, facendogli capire quanta poca importanza dopotutto egli abbia, perché il messaggio che un libro semprevivo può portare, supera notevolmente l’autore stesso sia in termini temporali che contenutistici, sempre che si tratti di letteratura e non di carta scritta solo per raddrizzare le gambe dei tavoli.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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