L’eroe dell’opinione mediatica nel sentiero delle pecore

l'eroe dell'opinione mediatica nel sentiero delle pecore

L’eroe dell’opinione mediatica nel sentiero delle pecore

Di Mary Blindflowers©

il sentiero delle pecore, credit Mary Blindflowers©

 

L’eroe necessario, utile al sostegno e che finge impegno, quello che ti salva, che combatte per ideali di giustizia e libertà, lo scrittore impegnato, l’uomo scortato che sentenzia dal pulpito mediatico di giornali e tv sempre pronti ad inquadrare i sui sospiri, i suoi opinabili pareri sul mondo, sulla vita, sulla politica, sugli elminti e sui problemi di un Paese massacrato da quegli stessi politici che consentono a quel particolare “eroe”, come del resto a cento altri personaggi fittizi, costruiti, elaborati come soggetti di scena, di parlare.

Chi ha voce nei media?

Solo chi ha dietro i poteri forti. Allora mi domando come si fa a dare credito e parlare di libertà di espressione e di stampa, di fronte a uomini e donne che parlano pubblicamente sui mezzi di informazione che contano, solo perché hanno autorevolezza trasfusa loro da meccanismi di potere che decidono cosa devono dire, in che tempi, in che termini e misura.

Il sistema propina al popolo l’eroe di cartapesta, il finto perseguitato che, come si diceva una volta, parlando dei vecchi cartoni animati, combatte contro il male.

Peccato che quel male che l’eroe dice di combattere, permettendosi anche di dire al popolo come occorre marciare per essere più puri e giusti e chi occorre votare per essere persone civili, responsabili, sensibili alle sorti di un Paese distrutto, è lo stesso che lo fa parlare, che gli consente di arrivare nelle case sicure di uomini e donne comuni. Così l’eroe fa esattamente quello che fanno tutti: il lavaggio del cervello dell’uomo medio. Questi, ignorando i meccanismi che regolano l’equilibrio del nostro tempo e dell’informazione, sentiranno un forte senso di solidarietà verso qualsiasi opinione provenga da un personaggio la cui voce si diffonda dallo schermo di una tv. 

Il serpente che si morde la coda segna un cerchio all’interno del quale la tanto propagandata libertà, si esplica, un microuniverso elitario che finge di essere popolare e solidale verso chi soffre, verso chi non ha speranze.

Sono le illusioni del nostro tempo, fatte di parole che si imprimono nell’ipnosi collettiva di spettatori dormienti, incapaci di discernere il vero dal falso, in un mondo in cui se non fai parte di quello spazio segnato dal serpente, non parli, non hai voce. La libertà dunque diventa un concetto ristretto, contraddicendo la sua stessa essenza, la vastità dei suoi orizzonti, la sua capacità di non creare legami servili e politici.

Chi discetta e spara consigli di tutti i tipi sui media, non è libero, perché la sua libertà si esplica unicamente nello spazio ristretto di quel circolo segnato dal serpente del potere.

Quindi quando ascoltiamo qualcuno in televisione dicendo che sta esprimendo una sua libera opinione, diciamo il falso, perché quel Qualcuno, se non fosse spinto da altri Qualcuno, burattinai che reggono i fili dietro le quinte di un potere che soffoca la libertà, non avrebbero spazi né in televisione né nei giornali, non potrebbero pubblicizzare a livello nazionale i loro discutibili capolavori letterari, recensiti a raffica dai giornali che contano, pubblicati da editori che fanno la differenza nella distribuzione.

Quando ascoltiamo qualcuno in tv stiamo solo prestando l’orecchio alla voce del potere che come il diavolo, ha diverse forme e metodi di approccio ingannevoli e attrattivi.

La verità dei media non è la verità, è solo l’estrinsecazione di una pseudo-libertà da circolo che consente a chi ha in mano le redini del carretto, di continuare a fare ciò che vuole, dando voce a chi gli lustra le scarpe e segue passo passo ciò che il super-ego comanda per percorrere il verde sentiero delle pecore segnate.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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