Bob Dylan come Sartre? L’epoca del nulla©

Bob Dylan come Sartre? L’epoca del nulla©

Di Mary Blindflowers©

Gabbie vecchie, credit Mary Blindflowers©

 

Scriveva Sartre nel 1964, in riferimento al Premio Nobel: “O uno accetta il premio e con i soldi può supportare quelle organizzazioni e quei movimenti che considera importanti — e i miei pensieri vanno al comitato londinese contro l’Apartheid. Oppure uno rifiuta il premio sulla base di prodigi principi, e in questo modo priva quei movimenti di tutto il supporto di cui necessitano disperatamente. Ma credo che questo sia un falso problema. Ovviamente rinuncio alle 250 mila corone svedesi perché non desidero essere istituzionalizzato né a Est né a Ovest. D’altra parte a una persona non può essere chiesto di rinunciare, per 250 mila corone, a quei principi che non sono solo suoi, ma sono condivisi da tutti i suoi compagni. Questo è ciò che ha reso così doloroso per me sia l’assegnazione del premio che il rifiuto che ora sono obbligato a fare”.
Rifiuto totale del premio Nobel che trasforma gli scrittori in istituzioni. Scriveva infatti sempre nel 1964 in una lettera indirizzata alla stampa svedese (e pubblicata anche in francese su Le Monde e in inglese sulla New York Review Of Books): “Lo scrittore che accetta un’onorificenza di questo tipo coinvolge non solo se stesso, ma anche l’associazione o l’istituzione che lo stanno onorando […] Lo scrittore deve perciò rifiutarsi di essere trasformato in un’istituzione, anche se questo dovesse avvenire nelle circostanze più onorevoli, come sembra essere questo caso”.
Quando hanno dato il premio Nobel a Bob Dylan molti hanno gridato l’evviva per un’onorificenza che sarebbe stata assegnata ad un “poeta alternativo”. Dylan fece sapere ai parrucconi svedesi che era “molto onorato del premio”, che riconosceva il valore poetico della sua produzione, ma che non avrebbe potuto ritirarlo di persona per precedenti impegni.

Bene, decisione sensata, quella che ci ci aspettava da lui.

E ci sono stati titoli altisonanti su web: Dylan come Sartre.

A parte la differenza qualitativa tra i testi di Sartre e quelli di Dylan, su cui discutere mi sembra assolutamente superfluo, mi sorge spontanea una domanda. E Dylan ha rinunciato anche alle 750 mila sterline del premio? Non mi pare proprio…

Particolare da non trascurare…

In una intervista esclusiva al Daily Telegraph, Dylan ha affermato che la notizia del Nobel è  stata “difficile da credere, emozionante e incredibile”.

Non si è scansato. Nessuna rivoluzione dunque da parte del cantautore che ha suonato pure davanti a Papa Giovanni Paolo II e che, nonostante questo, viene definito “eretico” non si sa bene a quale titolo… Nessuno scandalo. Tutto previsto. Dylan non è come Sartre. Il cantautore ama il potere. Si tranquillizzi dunque chi continua a paragonare scioccamente il cantante a Sartre, nemico dei premi per antonomasia e vero socialista.

Dylan ha strategicamente scelto di non presenziare, per accontentare i fans “alternativi” che si aspettavano da lui un gesto fuori dalle righe. Ma la vera rivoluzione sarebbe stata rifiutare il premio in toto, soldi compresi, esattamente come fece Sartre. Il resto è solo apparenza mediatica.

Il cantautore alla fine ha accettato comunque il premio di cui si sentiva onorato, soldi compresi.
Un vero alternativo non bacia la mano ad un Papa conservatore e non accetta i soldi del sistema.

Quest’anno il premio è andato a Kazuo Ishiguro, perché avrebbe “scoperto l’abisso sotto il nostro illusorio senso di connessione con il mondo”. Ma cosa vuol dire esattamente? Che anche le connessioni che hanno permesso a questo scrittore di far diventare i suoi piatti e collaudati romanzi dei film con attori famosi, sono illusorie? Quand’è che verrà assegnato il Nobel per la letteratura ad un autore che veramente si è inventato un nuovo stile narrativo, evitando di veleggiare lungo i sentieri del déjà-vu e della politica?

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