Shibli, Un dettaglio minore

Shibli, Un dettaglio minore

Shibli, Un dettaglio minore

Shibli, Un dettaglio minore

Un dettaglio minore by Mary Blindflowers©

 

Fluò©

Un dettaglio minore

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In “Un dettaglio minore” Adania Shibli racconta la storia di una beduina violentata e uccisa dai soldati israeliani nel 1949. Siccome l’editoria è solo politica, ormai questo è chiarissimo per tutti, la decisione della cancellazione della cerimonia di premiazione della Shibli al Festival di Francoforte, è ufficiale. Tale atteggiamento di censura appare funzionale alla voce grossa del mainstream occidentale filo-americano e filo-israeliano. Non si possono mica raccontare i crimini di Israele, sarebbe mettere in cattiva luce la posizione politica dei dominatori. Il potere pretende che la gente si schieri, che si creino le fazioni, come in una partita di calcio. Ma la guerra non è un gioco, nella guerra la gente muore sul serio, perfino civili e bambini, da una parte e dall’altra. La guerra non è nemmeno un videogioco, né una realtà virtuale, la propaganda invece pretende un tifo da stadio completamente fuori luogo per chi sa come è iniziato il conflitto arabo-israeliano e perché. Non è affatto una faccenda semplice che possa essere ridotta a livello di slogan, di bandierine nei profili e di opinioni da salotto. I bambini che muoiono straziati dalle bombe, non hanno bisogno di questo, di quella propaganda che recita sempre lo stesso mantra del buono e del cattivo, come se la realtà fosse dicotomica, l’imperialismo giustificabile a seconda di chi lo esercita, la sostituzione etnica ammissibile se funzionale agli interessi economico-politici di un Occidente ormai disumano. Cosa si è  fatto in Palestina se non una sostituzione etnica di stampo colonialista che affonda le radici giustificatorie in un libro sacro, in una Terra Promessa e nell’arroganza sionista e non solo, di occupare in massa terre altrui, sottomettere un popolo e umiliarlo?
Il Sionismo non è affare recente. Nasce alla fine dell’Ottocento. Theodor Herzl, il padre del movimento, aveva un’idea precisa su come restituire dignità al popolo ebraico: colonizzare la Palestina, ed è quello che è stato fatto. Basta aprire un libro di storia per rendersene conto.
La colonizzazione vissuta oggi come azione negativa, tanto che i musei restituiscono beni trafugati in passato, basti pensare ai famosi bronzi del Benin, è però ammessa e giustificata nel caso della Palestina. Là tutto diventa lecito, permesso, e se la letteratura parla delle violenze perpetrate da Israeliani su Palestinesi e non viceversa, diventa imbarazzante, così la scrittrice neo-premiata, con l’inasprimento della guerra, è diventata improvvisamente e per questioni puramente politiche, inadeguata a salire su un podio, ad avere quello spazio che poco prima le era stato concesso. Questo accade perché l’arte della scrittura non è libera. La letteratura è manovrata costantemente da forze che esulano dal talento ma si bagnano nel potere. È la politica che decide chi deve vincere premi e chi no, chi deve avere visibilità e chi no, sulla base della capacità di adeguamento dell’autore, sulla base della sua classe sociale che più è alta più ha possibilità di successo, sulla base della sottomissione dello scrittore alla mentalità dominante. Lo scrittore ha un bivio davanti a sé. Scegliere la libertà e non esistere perché nessuno in questo caso si prenderà l’onere economico di distribuirlo e propagandarlo, anzi farà di tutto per ignorarlo, oppure aderire al mainstream. In questo caso avrà distribuzione e pubblicità. Ma, si sa, il diavolo non dà nulla per nulla, se ti liscia il pelo vuole la tua anima, ovviamente. Così, in ogni bella favola che si rispetti c’è sempre un ma, infatti se il vento cambia per un motivo qualsiasi, lo scrittore può passare dalle stelle alle stalle, perché la stessa politica che decide di tirarlo su, nel caso non fosse perfettamente funzionale alla moda e alla coda di paglia del momento, lo tira giù senza farsi troppi problemi. È quello che è accaduto ad Adania Shibli e a tanti altri, quello che accadrà ancora, perché solo un ingenuo e uno sciocco oggi, nel 2023, può anche solo lontanamente pensare che l’arte sia libera, che la fama nelle belle lettere, si basi unicamente sul talento, sulla creatività, sulla capacità individuale. Sono tutte stupidaggini. La favola del sei bravo, arrivi, è vecchia, ormai logora come il trito edonista e capitalista sogno americano di stampo imperialista. Il potere fa credere alle masse quello che vuole, anche che il mondo si divida manicheisticamente in buoni e cattivi senza sfumature di senso, considerando i lettori dei semplici idioti e analfabeti e contribuendo molto, attraverso censure, ostracismi ed elitarismi, bandierine sciorinate all’occorrenza, simboli e frasette ad effetto, a formare una massa di gente che non sa più nemmeno leggere, figuriamoci pensare. Così diventa “un dettaglio minore”, un fatto di trascurabile importanza, se noi leggiamo solo quello che vogliono farci leggere e nient’altro, se il colonialismo diventa ipocritamente buono o cattivo a seconda di chi lo esercita e di chi lo subisce. L’uomo è più che altro una bestia.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comments (2)

  1. Mariano Grossi

    I look for a warm sun beam
    watching out of mainstream.
    Readings that destructure
    this world without literature.

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