Pronto? Siamo gli zombie

Pronto? Siamo gli zombie

Pronto? Siamo gli zombie

Pronto? Siamo gli zombie

La cabina elettorale, tecnica mista su tela by Mary Blindflowers©

 

Pronto? Siamo gli zombie

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(Mary Blindflowers©)

Ultimamente si assiste ad un fenomeno curioso ma prevedibile.
Scrittori “laureati” si affannano con leziosa autocompiacenza di uomini e donne che non devono chiedere mai, tanto hanno già ottenuto, in fase post-riverenza, tutto ciò di cui hanno bisogno, a fare riduttivismo di parrocchia. E lo fanno in mediocri articoletti di pessimo gusto che hanno il sapor della menzogna distribuita in pillole di pseudo-saggezza populista.
Questi bravi figli del sistema, difendono a spada tratta la grossa editoria. Del resto, cosa mai potrebbero fare, se non lisciare il piatto dove mangiano? Può mai il figlio di un oste dirvi che il vino che vende il padre è aceto? Se qualcuno si accorge che non è vino, vi dirà che però è l’aceto usato dalle pie donne per lavare il viso e i piedi di Cristo, quello stesso dio che probabilmente ha messo in vendita il loro liquido santo che poi è piscio, a litri e litri sparsi ovunque.

Ma dunque veniamo al sodo, bando alle ciance!

Gli scrittori rampanti, pimpanti di pubblicazioni doc, hic et hoc, toc toc, tutto aperto, prego, entri, si accomodi, mi segno chi la manda, sono davvero dei bravi figlioletti all’arf arf. Abbaiano a seconda delle disposizioni del padrone, alzano la voce quando possono e la abbassano quando glielo impongono, sono dei bravi cagnolini tesserati e presentati al guinzaglio, agitano la coda e hanno paura degli zombie cannibali.
Ma chi saranno mai costoro?
Gli esclusi dal buon giro di ruota di mamma editoria che conta, uno, due, tre, conta nell’onta fino alle stelle della letteratura mondiale.
I grandi scrittori d’oggi dicono tutti più o meno la stessa cosa: soltanto chi supera la selezione con un editore nazionale può essere definito scrittore, e tutti gli altri sarebbero operatori di paesello in cerca di fortuna, zombie cannibali che, poverini, scartati per assoluta incapacità, si rivolgerebbero a case editrici insignificanti e senza distribuzione, per disperazione d’esser mediocri.
Alcuni di questi saggi doc toc toc interpreti dell’editoria attuale, si lanciano in fantasiose scritture d’ambiente, descrivendo sedi di case editrici ingombre di manoscritti polverosi.
C’è da credere a tutto questo nell’epoca di internet, della mail e della macchine distruggidocumenti indesiderati!
Ma si sa il popolino vive di fantasia, perché non alimentarla?
Ma sì, immaginiamoci dunque angusti spazi editoriali pieni di ragnatele e manoscritti di scrittori falliti, che l’editor, probabilmente un folletto dei sogni, con la berretta in technicolor, visiona pazientemente ad uno ad uno e scarta perché privi di talento. Caspita, la grossa editoria, grazie ai folletti blu o rossi o bianchi o neri, decidete voi il colore, pubblica solo capolavori mondiali ed elimina testi che poi vengono pubblicati miseramente da pinkopallino, testi di gente che diventa zombie cannibale! Gli zombie affolleranno i blog letterari, i giornali di provincia che nessuno legge e i social in attesa di riconoscimento che mai verrà, perché non hanno talento! Non valgono una cicca! Soltanto quelli scelti dai folletti entreranno nella storia della letteratura, gli altri finiranno nella spazzatura!
Che lavorone! Che dedizione alla cultura! Che ripulisti sublime! Ringraziamo i folletti buoni per il loro lavoro! Gloria gloria ai folletti!
Peccato che tutto questo sia una favola per bimbi, non la realtà.
I grossi editori non leggono nessun autore che non sia presentato da qualcuno. Quindi i folletti non esistono e l’affermazione che si è scrittori soltanto se un grosso editore ti pubblica, è falsa.
Leopardi si pubblicava da solo e pagava pure per riuscire a pubblicare con fatica appena 500 copie del suo libro, scegliendo la carta tra le più economiche per cercare di limitare i danni, ce lo dice nelle sue lettere, molto esplicitamente.
Silone venne respinto da tutti gli editori a cui aveva presentato Fontamara che si pubblicò da solo infatti.
Johann Wolfgang von Goethe, il cui manoscritto I complici era stato rifiutato da tutti, scelse la via dell’autopubblicazione. I folletti non approvarono e non pubblicarono nemmeno Schiller.
Che dire poi di Edgar Allan Poe? Si autopubblicò nel 1827 con la raccolta di poesia Tamerlane and Other Poems, stampata a Boston con pochi spicci.
E Stendhal? Lo vogliamo dimenticare? A settembre 1817 ha autopubblicato 504 copie del volume Roma, Napoli e Firenze.
Walt Whitman pubblicò da sé nel 1855 Leaves of Grass.
Marcel Proust ancora oltre i 40 anni suonati veniva definito dagli scrittori in e dalla critica, “un dilettante”. Nessuno voleva pubblicare i suoi libri, tanto che finì con l’autopubblicarsi a sue spese presso l’editore Bernard Grasset.
Perfino Hermann Hesse si è autopubblicato. I folletti non lo hanno approvato.
Carolina Invernizio, forse una delle scrittrici più mediocri della letteratura italiana, veniva pubblicata dai grossi editori, fra cui Salani. I suoi romanzi definiti “di storia sociale” e commentati nei giornali importanti, erano di fatto delle chiaviche letterarie.
Virgilio Brocchi, un autore illeggibile, pessimo sotto ogni punto di vista, pubblicava con Mondadori.
Francesco Sole anche pubblica con Mondadori. Moccia e Volo? Grossa editoria, i folletti hanno detto sì a questi capolavori stupendi! Caspita siamo colpiti da tanto talento!
Ha superato la selezione dei folletti anche Flavia Vento! Che meravigliosa chicca per la letteratura mondiale! Un acquisto da non perdere per la cultura con la c maiuscola!
Ma chi è più scrittore tra tutti quelli citati, chi non ha superato la selezione dei folletti della grossa editoria o chi l’ha superata?
Chi è entrato nella storia della letteratura? Flavia Vento o Leopardi?
Chi è lo zombie cannibale, chi il mediocre?
Rispondetevi da soli, brutti strong.

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(Angelo Giubileo©)

Curiosa la definizione di “zombie cannibali” che caratterizzerebbe tutti gli scrittori non pubblicati dalla “grande editoria”, per i motivi che credo più svariati. È capitato anche a me, che fosse pubblicato un mio contributo insieme a quello di altri da una casa editrice storica, e ancora nota, per poi ottenere anche dalla stessa casa editrice un rifiuto per un’opera mia esclusiva, a motivo del fatto che non fossi un autore “commercialmente” noto. Nulla di personale, ma autore “non-commerciale”, “zombie” o “cannibale” sono definizioni che chiaramente nulla hanno a che fare con la vera arte della letteratura, purtroppo però i tempi sono questi. E come bene evidenzia, al solito, la mia amica Mary così è stato anche in passato e così verosimilmente sarà anche in futuro.

E tuttavia, questi sono tempi in cui ai “soliti noti” autori non basta solo pubblicare se stessi, a spese degli altrettanti “soliti noti” editori, per i motivi che entrambi loro sapranno, a differenza di me. No, questi sono anche i tempi in cui tutti i coloro “soliti noti” soffrono la visibile assenza del lettore o dei lettori, posto che ve ne sia più di uno. I soliti noti organizzano concorsi letterari, assegnano premi e stilano classifiche … ma, eccetto tutti codesti soliti noti, i “soliti noti autori” non hanno reali riscontri dal world wide web (www).

Mancano loro i lettori, una volta reali ma ora anche virtuali, lettori si direbbe “alternativi”, che cioè non leggono i soliti noti, e quindi ai soliti noti scrittori apparirebbero piuttosto come “zombie”, che si trasformerebbero poi in “cannibali” quando nell’immenso mare del www con le loro opere miserevoli sottraggono sempre ai medesimi noti sia pure 1, 2, 3, 4, 5 lettori. Una volta le classifiche venivano scalate con il maggiore e crescente acquisto delle copie di un libro, oggi invece dipende, tutto sommato, dai like di compiacimento dei “soliti noti”: case editrici, autori, lettori e media.

E dunque è il solito sistema? No, c’è anche altro. La rabbia di tutti coloro che, “soliti noti”, non sono più capaci d’ingannare il sistema globale messo su per pubblicizzare se stessi e ampliare il proprio ego, un global system che si rivolge loro contro come un boomerang. Inoltre, nel frattempo, la schiera degli scrittori “non-commerciali”, “zombie” e “cannibali” è cresciuta e cresce sempre più, in opere e lettori, così che i “soliti noti” hanno finito per perdere anche quell’aria di sacralità di cui erano “soliti” circondarsi. E allora voi “soliti noti” ci definirete anche “iene” se, anche in futuro, una nostra grande risata continuerà a promuovere le vostre lodevoli opere?!

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(Roberto Marzano©)

Ma davvero qualcuno crede che i “Grossi Editori” pubblichino soltanto poeti e scrittori geniali? E perciò che selezionino in base al talento?
È risaputo che molto spesso sono a pagamento, per cui se si vuole vedere il proprio nome accostato a quello dei suddetti è sufficiente pagare qualche migliaio di euro e il gioco è fatto. Per cui, più che la genialità, conta il conto in banca e magari la genialità sta proprio nel come si possa disporre di tutti quei soldi. E poi, proprio come fanno tanti teledipendenti quando esclamano “ma è di marca!”, siamo sicuri che la qualità sia propria ed esclusiva di marchi che investono soprattutto nel becchime per polli che è la pubblicità?! In campo alimentare conosco varie buonissime cibarie prodotte da ditte semi-sconosciute che nulla hanno da invidiare (anzi!) a quelle strombazzate in televisione. Cose ottime che costano anche meno e comunque non vanno ad arricchire chi ricco lo è già abbastanza. In campo poetico e letterario ci sono piccoli ed ottimi editori, seri e preparati, che propongono autori davvero pieni di talento senza ciucciargli in nessun modo il sangue.
Certo è che senza il battage pubblicitario proprio di chi ne ha i mezzi economici la strada è una durissima salita, non c’è dubbio. Ma vuoi mettere la soddisfazione di arrivare alla cima senza seggiovie o elicotteri?

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(Lucio Pistis & Sandro Asebès©)

Siamo lettori, non ambiamo a diventare scrittori, ma in fondo chi compra i libri se non i lettori? Ebbene leggiamo parecchio e soprattutto in passato la libreria era la nostra seconda casa, oggi non più, a parte la piccola libreria sotto casa che ora ha chiuso i battenti. Ma perché teniamo a ribadire questo non più? Perché quando entriamo nelle grandi catene di distribuzione del libro, ci viene la nausea, a dir poco. Gli stessi autori eternamente in vetrina, autori che non vogliamo comprare e stanno sempre lì, imperterriti, arroganti quanto poco interessanti e innocui. Abbiamo un rifiuto psicologico. Cercando cercando, ecco spuntar fuori sempre gli stessi nomi, è chiaro che il sistema vuole farci comprare solo quelli.
Così non entriamo più in libreria, andiamo in biblioteca o compriamo qualche titolo da venditori on line dove si trovano libri che in libreria non troverete mai.
Siamo lettori e continuiamo a leggere, ma non i libri di chi dice di essere scrittore solo perché a forza di calci nel didietro sta sempre eternamente in vetrina, francamente non è questa la letteratura che ci interessa. Il becchime lo lasciamo ai polli.
Son brutti tempi per il talento, ma se guardiamo indietro, dobbiamo ammetterlo, è sempre stato così, solo che perlomeno prima il raccomandato taceva, ora alza la cresta da gallo e ci canta una canzoncina buona per tutte le stagioni. Ebbene, non ce la beviamo e i loro libri non li compriamo.
Parlando di “cresta di gallo” siamo tornati indietro alle parole che usavano dire le nostre nonne: “Nu munne jeve e nu munne jè!
Alle recitazioni pubbliche, alle declamazioni nei fori della grande Roma, la gente si sarà pure chiesta perché le performance di Cornelio Gallo ad un certo punto si interruppero. E si saran pure girati di balle a veder sempre la faccia smunta del tisico Virgilio e la pancetta da commendatore del puttaniere capo di Roma antica, Orazio. Si saranno pure chiesti dove fosse partito Ovidio: e mica avrebbero potuto raggiungerlo tanto facilmente sul Mar Nero dove agevolmente oggi arriva Putin, dittatore contemporaneo.
Ma la censura e le raccomandazioni, il “fai quel che ti dico io e starai bene in vetrina”, in una parola elegante, il mecenatismo, esisteva ieri come esiste oggi.
E le purghe, le veline alla MINCULPOP come altro si spiegano se non con i pochissimi frammenti giuntici di Saffo, donna eccentrica ed anomalissima per quei tempi?
Fortunati noi, vecchi, ammalati, ma ancora in grado di trovare libri validi in vecchie e polverose biblioteche. Degli espositori di libri agli ipermercati (dependance vere e proprie delle modernissime librerie) non ce ne impipiamo minimamente!

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(Claudio Piras Moreno©)

Quando la politica comanda, la grossa editoria obbedisce…
Ho provato a leggere il libro di un giovane emergente osannato da anni su vari giornali regionali, tanto osannato perché chiaramente sostenuto da un partito politico avvezzo a favori e intrallazzi, che è riuscito persino a farlo pubblicare – finalmente – da un grosso editore, io invece, il suo libro non ho potuto finire di leggerlo. Era una tale accozzaglia di stereotipi, luoghi comuni e banalità, scritti persino molto male, che mi sono dovuto fermare per non farmi ulteriore violenza. Ogni frase faceva venire il voltastomaco. Vergogna. A che livelli è dovuta scendere la grossa editoria italiana, si è resa promotrice della spazzatura e del niente.
Poveracci i vari editor e ghost writer che lavorano per lei, devono pure cercare di far sembrare talentuosi simili bidoni vuoti!

Faccio le mie più sentite condoglianze per la morte della grande editoria

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(Paolo Durando©)

Ci sono luoghi di orizzonti festevoli,
in colorati brusii,
oasi di assenso lungo i cordoni della borsa,
dove, assuefatti ai patti, sedotti quanto basta per veleggiare su giardini senza gramigna,
i veri scrittori si riconoscono, disconoscendosi,
nel comune passato prima delle reti dispiegate attorno ai convegni,
alle aule universitarie,
prima dei talentuosi orditi che fruttarono la mimesi in tv
perché a volte succede, il destino esiste.
Piove la grazia sui volti mondani.
La legittimazione è lapalissiana,
di Cosmadori e de La scialuppa di Proteo e consueti noti,
la sola credibile, drenante, lungimirante.
Si può figurare accanto a Moggia e Murcia,
oltre il risvolto di Folo, tra le sovracoperte fané della Sveva Nasati Modiggia.
Gli altri è inutile che si sgolino e rivoltino
nell’ardire disperso del loro ego in folle,
senza la mano provvidenziale di chi conosce il quid della letteratura,
come arrivare a chi legge nel paese che non legge.
Privi di ogni credibilità
nell’invidiosa e malriposta domanda dei loro sguardi,
rivendicazioni bolse di pensionati,
di narcisi privi di Eco che si consumi per le loro grazie.
Bambini che non hanno saputo giocare.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

 

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