De Jorio, curiosità partenopee

De Jorio, curiosità partenopee

De Jorio, curiosità partenopee

De Jorio, curiosità partenopee

Indicazione del più rimarcabile in Napoli… del canonico D. Andrea De Jorio, 1835, credit Antiche Curiosità©

 

De Jorio, curiosità partenopee

Mary Blindflowers©

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Indicazione del più rimarcabile in Napoli e contorni del canonico D. Andrea De Jorio, nuova edizione accresciuta di molto dall’autore, Napoli, Dalla Stamperia e Cartiera del Fibreno, 1835, è un bel testo non privo di curiosità su una città tutta da scoprire e dalla bellezza non sempre scontata. Partendo dalle acque minerali l’autore arriva a architettura e scultura, feste popolari, dintorni dunque Ercolano e Pompei, fino alla descrizione minuta degli oggetti contenuti nei musei con particolare attenzione al Real Museo Borbonico. A fine lettura sono presenti anche 9 tavole o incisioni fuori testo:

 

L’Indicazione di quanto avvi da ammirare in una Capitale e ne’ suoi contorni, ha bisogno di carte topografiche, di piante, di vedute per potersi chiamare in qualche parte completa… Ora però crediamo più comodo per gli Stranieri il non riunirne, che semplicemente nove nel presente opuscolo… (p. VI).

 

Le tavole rinvenibili nel volume sono le seguenti:

Pianta di Ercolano; Pianta di Portici e Resina; Basilica e Curie di Ercolano; Parte del Proscenio del Teatro di Ercolano; Pianta del Teatro di Ercolano; Tavole VI-VII (vasi); Il Duomo; Arco di Traiano in Benevento.

Il libro però non è soltanto descrittivo ma contiene anche curiosità. Per esempio, dopo aver descritto un vaso antico, a pagina 136 parla del metodo usato nell’antichità per dipingere a figure rosse su fondo nero:

Dopo aver formato il vaso al torno, quando l’argilla ne diveniva opportuna, si doveva levigar bene, e dargli quella uguaglianza indispensabile per poterlo ben dipingere. Allora si ricopriva di una tinta alquanto rossa, con una spugna o grosso pennello; come si possono osservare le linee sul vaso più o meno larghe, di diverso tocco, o forza di rosso… Su questa camicia, così detta da’ moderni, o su questa prima tinta il pittore metteva insieme il suo pensiero, abbozzando con leggerissimi tratti, sia a tinta che a punta… È ben naturale che in questo primo contorno graffito potevano occorrere i primi ed essenziali pentimenti, giacché in taluni vasi vi si scorgono più linee, corrigendone lo stesso contorno esterno. Apparecchiati in siffatto modo il disegno, il pittore stesso doveva passarvi un grosso tratto di nero intorno alle figure, e circoscriverle così per lasciare libero il fondo alla mano de’ garzoni inesperti, che dovreano covrirlo di nero… l’opera dell’ornamentista seguiva immediatamente dopo… Finalmente il pittore vi terminava in ultimo i tratti che per la franchezza spesso ne sono il pregio, e così dava la risoluzione al suo dipinto. Dopo ciò il vaso si mandava alla cottura… (pp. 136-137).

L’autore sottolinea come talvolta l’ornamentista coprisse inavvertitamente anche parti del disegno che invece sarebbe stato bene lasciare scoperte. I vasi proprio per questo motivo presentano delle “mende” se uno ha la pazienza di osservarli con molta attenzione. Si trattava infatti di lavori eseguiti da più persone ciascuna delle quali aveva un compito ben preciso.

Tra le altre cose il De Jorio racconta come furono rinvenuti dei cibi, in particolare del pesce e delle olive in olio rinvenuti nella casa annessa alla Fullonica, nell’anno 1826 (pp. 142-143) nonché dei vasi destinati a racchiudere i ghiri, buoni per ingrassarli e mangiarli a piacere: Glirarium. Si trattava di vasi con dei buchi. Il povero ghiro poteva muoversi là dentro e perfino correre mentre veniva nutrito prima di finire in padella (p. 98).
I ghiri erano considerati dai popoli antichi un alimento raffinato e prelibato, una eccezione per popoli non adusi a consumare roditori. Basta rileggersi la cena di Trimalcione nel Satyricon di Petronio. In un vassoio campeggiavano ghiri ricoperti di miele. Un cibo che oggi farebbe arricciare in naso perfino a chi ha lo stomaco di mettere l’ananas o il Pata negra sulla pizza o l’inutile quanto costosa e insapore foglia d’oro su un comune risotto allo zafferano, come dire, bisogna pur inventarsi qualcosa per fingere di non sembrare quello che si è, banali.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

 

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