Gli imbarattolatori di fuffa

Gli imbarattolatori di fuffa

Gli imbarattolatori di fuffa

Gli imbarattolatori di fuffa

Foglia morta, credit Mary Blindflowers©

 

Gli imbarattolatori di fuffa

Mary Blindflowers©

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I lettori social vengono costantemente bistrattati. Dopo la frase echiana sugli imbecilli da web, tutti i signori e le signore di buona volontà pappagallesca, ripetono l’assioma che chi legge, specie sui social, non sia in grado di capire la poesia. Ma è veramente così?

 

“Nessuno può fare una colpa se uno si rivolge a lettori che abbiano una conoscenza medio-alta della lingua, anziché da frequentatori di social. Una volta si sarebbe detto “da Grand Hotel”, ma ai giorni nostri dubito che la maggioranza ricordi questa rivista di cultura nazionalpopolare ante litteram” (Alberto Rizzi).

 

La poetessa che si rivolgerebbe a lettori medio-alti sarebbe questa:

 

Le impronte

 

In offerta una kibisis

 

per feticisti di impronte digitali

e di baci a gea

la sua memoria        rabdomante

|

una videocassetta non datata

viaggio presso gli yanomami

 

contro le punture di fantasmi

dipingersi il corpo di linee di cerchi

di bocche sciamaniche

 

hula hoop infuocato

con cui roteare i fianchi

refrattari d’erranza

ipnosi per yoyo ojo hoyo

 

diario di bordo

(Bianca Battilocchi)

 

La kibisis, termine mutuato dal greco, significa sacca, borsa, ed è rinvenibile con variante nel lexicon dello pseudo-Zonaras, in Esichio, in Ovidio, nel mito di Perseo (si veda a tal proposito E. Pellizer, La kíbisis di Perseo: brevi riflessioni narratologiche in Gaia. Revue interdisciplinaire sur la Grèce ancienne, Année 2013, 16, pp. 81-93).
È nella kíbisis che Perseo depose la testa della Gorgone.
Il filo conduttore tra l’impronta lasciata da una borsa mitica, una videocassetta senza data, un hula hoop e uno yoyo ipnotico perché associato elementarmente all’occhio: ojo hoyo? Sono tutti oggetti che non si usano più. In particolare si colga il tentativo di esoterizzazione e decontestualizzazione di luoghi comuni e oggetti occidentali: Yoyo (che ricorda lo yo-yo) e hula hoop sono entrambi strumenti di gioco. La poetessa cerca di far assumere a questi due termini consistenza polisemantica ma il tutto è troppo elencativo per sfondare la superficie. Gli Yanomami invece sono una popolazione primitiva attuale che vive in Amazzonia e le cui terre dagli anni 70 fino alla fine degli anni 80 sono state invase dai garimpeiros, i cercatori d’oro. Si parla di un popolo animista a rischio estinzione che si dipinge il corpo di linee, di cerchi “contro le punture dei fantasmi”.
“Ai feticisti di impronte digitali” regaliamo gli Yanomami e oggetti estinti di cui restano le impronte.
Le pause tra una parola e l’altra nella poesia sono una mera scelta stilistica che nulla toglie o nulla aggiunge al significato. Nell’intenzione di chi scrive probabilmente gli spazi servono a separare un simbolo dall’altro, ma il tutto in realtà si riduce ad un citazionismo poetico di simboli e immagini già date a cui viene impresso il suggello della dimenticanza. Una sorta di elenco del telefono dotto in cui l’autrice colloca qua e là simboli con fredda determinazione e senza pathos. Il risultato alla fine fine è ingenuo perché il messaggio è meno profondo di quanto sembri a un primo sguardo. È un tipo di poesia pseudo-dotta in cui si accumulano simbologie e le si lega sottilmente con una banalità, in questo caso l’impronta del passato.
Ma ancora:

 

Cartografie di abissi

 

La bussola dimentica il sorgere oriri

ma la mano ondosa della ninfa

nella foresta pietrificata

indica la sorgente

|

la linea madre

che fu disegno antropomorfo

nel tracciato dei secoli

infiltrazioni per infiniti setacci

per coppe dal fondo a precipizio

vicende delle immagini nomadi

fuoriversano

dai

pori

ctoni e celesti

(Bianca Battilocchi)

 

Anche qua stesso procedimento “a freddo”. Il sorgere oriri è un pleonasmo, dato che sorgere e oriri sono la stessa cosa. Un po’ di prosa con la “mano ondosa della ninfa che indica la sorgente” e di nuovo la ripetizione grafica del simbolo che troviamo anche nella poesia precedente: “|”. Poi c’è un altro elenco del telefono di matrice pseudo-esoterica: coppe, infiniti setacci, pori ctoni e celesti, tutti simboli che segnerebbero “cartografie d’abissi”. Mentre il componimento precedente poteva avere un senso logico, un filo conduttore nell’esibizione sia pur forzata di immagini collegabili all’impronta che lasciano la storia e l’uomo nel mondo, qua le associazioni diventano improbabili, sfumano nel generico e in una esibizione barocca di cultura ostentata resa ridicola da spazi che non sottolineano alcunché e da un tentativo di esaltazione del femminino. I pori diventano celesti, il piccolo si universalizza ma nell’abisso. Un procedimento contrario a quello della poesia realistico-giocosa. Il movimento qua non si dirige dall’alto al basso ma al contrario dal basso all’alto con virate ad un pomposo abisso. L’umano diventa così abisso celeste e ctonio contemporaneamente in un gioco di contrasti purtroppo stilisticamente poco riuscito e veicolante concetti ben noti per chiunque abbia studiato un minimo di filosofia esoterica. Anche qui ci sono termini tratti dalla mitologia classica, quel “ctoni” attribuito ai pori, come si è detto, tentativo antropomorfo di umanizzare l’abisso, rimane tuttavia in descrizione di superficie, non si inventa nulla.
Ancora:

 

Soffia papaveri

 

Insieme e trasversali          soffiano sui mucchi di terra

sul travertino giallo dorato

 

fra calce e triglifi blu esse              disvelano

sorellanze di incantatrici

danze

dell’estasi

|

la sineddoche della lieta profuganza

riannoda gli elementi di una protokoiné

la metanoia  i voti  gli inchini

i papaveri della Potnia

 

un nostos di doni

nella raccolta di grani fertili

nella mescolanza     che (s)chiarisce

 

un ricordo ogni rintocco?

(Bianca Battilocchi)

 

Qui l’ostentazione di simboli esoterici raggiunge il suo acme per risolversi in fuffologia applicata. La lingua incespica in quei “triglifi blu esse” tipi dell’architettura dorica, che dovrebbero disvelare le danze sacre dell’estasi. Ancora il simbolo presente nelle poesie precedenti: “|” e poi si arriva alla “sineddoche della lieta profuganza”, e a quel “riannoda gli elementi di una protokoiné”. Qui mi vien da dire mancava giusto un coccodé. Questa esibizione forzata di cultura greca di stampo libresco, e che dovrebbe avere come filo conduttore il simbolismo del papavero, in realtà per l’ennesima volta non crea, elenca e associa, complicando il semplice ancora una volta. Si illude letteralmente il lettore che si stia parlando di qualcosa di importante, della scienza sacra e del femminino della “dea delle veglie”, ma sembrano i pigolii di una ricercatrice che, stanca di fare ricerche dentro un’aula universitaria, decide di mettere qua e là sulla carta alcuni termini appresi durante i suoi studi accademici, et voilà, la poesia.
Il vero poeta rende semplice il complicato e non il contrario.
In pratica ci troviamo di fronte ad un gioco di prestigio. Il trucco c’è e si vede pure, è molto chiaro.
Gonfiare palloni per farli sembrare dirigibili. Come non dire nulla ma farlo in modo arzigogolato, imbarattolando fuffa.

Imbarattolatore di fuffa è non solo chi affastaglia simboli legandoli tenuamente tra loro con delle banalità, per farli sembrare qualcosa, ma anche colui che scarica su un generico “lettore social” l’incapacità reale di chi scrive e bluffa. “Se non capisci la poesia e la sua grande profondità simbolica, sei un lettore social, in poche parole, un imbecille”. Un riduttivismo pietoso che scivola nelle maglie di un procedimento poetico in stile pallone gonfiato, inebriato di termini ricercati che accozzagliati tra loro non significano nulla ma che piacciono tanto agli pseudo-intellettuali convinti di essere creature superiori che parlano su un social per istruire il mondo.

Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι µᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς.
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
Giovanni, III, 19.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comments (5)

  1. Mariano Grossi

    Battilocchi! Battilocchi!
    Letta dentro un batter d’occhi
    nel barattolo di fuffa
    ci rimane tanta muffa
    per giocare al Trismegisto
    proprio pessimo l’acquisto
    con quel verso alta ricerca
    che con la poesia ci alterca!!!

  2. Alberto Rizzi

    La ringrazio per avermi citato subito dopo il rimando al celebre parere dato da Umberto Eco sulla “banalità della rete” (per chi vuol cogliere un rimando ad Anna Ahrendt). Personaggio (Eco) lucidissimo, col quale non si può sempre essere d’accordo, ma in questo caso sì.
    Poteva anche avvertirmene, ma in fondo non è giusto pretendere tanto.

    Comunque, poiché per i frequentatori del suo blog rimango solo un Carneade qualsiasi, mi permetto di postare il link al mio sito, se qualcuno di loro vuol sapere chi sono e cosa faccio.

    Cordialità.

    1. Destrutturalismo

      Buongiorno, gentilissimo, il blog è pubblico, non faccio il postino che recapita missive, se uno vuol leggere, legge e confuta, infatti ci ha letto e il suo commento è stato accettato. Soltanto il link che ha scritto non compare perché il sistema non accetta link estranei che si fanno pubblicità nei commenti del blog.

      Cordialità

      Mary

  3. Alberto Rizzi

    Peccato. Sia la faccenda del link (ma se qualcuno avrà questa curiosità, ora ha almeno un indizio per cercarmi magari dalla mia pagina FB), sia il non essere avvertiti.
    Non è questione di essere impiegati delle Poste, ma ritengo almeno gentile che se si usa qualcosa di qualcuno, lo si avverta; Eco è morto, ma io al momento no. Per lo meno, quando mi capita io lo faccio.
    Ma ognuno ha il suo carattere e tutto ciò non mi stupisce.

    Buona giornata e ancora grazie.

    1. Destrutturalismo

      Se accettassimo tutti i link che postano diventerebbe una bacheca pubblicitaria di link privati, quindi non ne accettiamo nessuno perché la legge è uguale per tutti, almeno qui. Non siamo altresì tenuti ad avvertire tutti quelli che nominiamo negli articoli, altrimenti non faremmo altro. L’articolo non contiene contenuti offensivi o violazioni, la sua frase era pubblica, quindi non vedo di cosa avremmo dovuto avvertirla. Non siamo così importanti. Buona giornata a lei.

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