Bric-à-brac, antiquariato

Bric-à-brac, antiquariato

Bric-à-brac, antiquariato

Bric à brac, antiquariato

Particolare di mobile tibetano, secolo XVIII, credit Antiche Curiosità©

 

Bric-à-brac, antiquariato

Mary Blindflowers©

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Bric-à-brac è un termine francese nato in epoca vittoriana, sinonimo di “paccotiglia, merce di scarso valore, roba vecchia, cianfrusaglie”, merce che di solito si vende nei mercatini dell’usato dove, si sa, è possibile trovare di tutto e pure di più. In poche parole il bric-à-brac è l’antiquariato dei poveri, quelle buone cose di pessimo gusto come diceva il defunto Gozzano, che facevano la felicità della Signorina Felicita o dell’amica di Nonna Speranza, ve li ricordate i versi?

 

… la pirografia

sui divani corinzi dell’Impero,

la cartolina della Bella Otero

alle specchiere…. Che malinconia!

 

Antica suppellettile forbita!

Armadi immensi pieni di lenzuola

che tu rammendi pazïente…. Avita

semplicità che l’anima consola,

semplicità dove tu vivi sola

con tuo padre la tua semplice vita!

 

(Gozzano, da I colloqui)

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Loreto impagliato e il busto d’Alfieri, di Napoleone,

i fiori in cornice, (le buone cose di pessimo gusto!)

 

il caminetto un po’ tetro, le scatole senza confetti,

i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro,

 

un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve,

gli oggetti col mònito, salve, ricordo, le noci di cocco,

 

Venezia ritratta a musaici, gli acquerelli un po’ scialbi,

le stampe, i cofani, gli albi dipinti d’anemoni arcaici,

 

le tele di Massimo d’Azeglio, le miniature,

i dagherottipi: figure sognanti in perplessità,

 

il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone

e immilla nel quarzo le buone cose di pessimo gusto,

 

il cùcu dell’ore che canta, le sedie parate a damasco

chermisi… rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta!

 

(Gozzano da La via del rifugio).

 

Vintage Mickey Mouse on Wheels, 1928

Vintage Mickey Mouse on Wheels, 1928, credit Antiche Curiosità©

 

In Italia il termine bric-à-brac è usato da gente che fa una netta distinzione tra antiquariato e mercato delle pulci dove si può pur trovar qualche cosa di valore, ma per caso.

Questa distinzione nasce dal fatto che la figura dell’antiquario in Italia è circondata da un alone mitico. L’antiquario nell’immaginario collettivo del nostro stivaletto consunto e bisunto è visto come un signore o una signora molto esperto/a e ricchissimo/a di famiglia che nemmeno guarda in terra per quanto si trovi nell’alto dei cieli del suo business, uno/a che appena vede un vaso sa dirne vita, morte, miracoli, storia, costituzione e provenienza senza nemmeno guardarlo mentre con la sola forza dello sguardo ti scuce le tasche. Questo espertone da grand’Italia non venderebbe mai pezzi che abbiano un valore inferiore a 10.000 euro, ci mancherebbe! Che figura ci farebbe? Di un negozio di bric-à-brac. Ma non scherziamo! Un antiquario italiano mi disse un giorno che per lui un libro da 300 euro era robetta! Credo che abbia chiuso.

In Inghilterra, invece, (case d’aste a parte, quelle, purtroppo, sono uguali in tutto il mondo), hanno meno puzze sotto al naso. Nei centri antichità c’è di tutto, dal mobile che vale migliaia di sterline alla bambolina che ne vale una decina, perché anche il piccolo antiquariato ha contribuito a fare la storia e gli inglesi lo sanno. Per questo non usano abitualmente il termine bric-à-brac ma antiques o collectables. L’antiquario ti vende sia la scrivania da 10.000 sterline che oggetti molto più modesti che però hanno un loro senso storico, perché il fascino dell’antiquariato non consiste nella volgarità del prezzo ma nella storia particolare di cui sono carichi gli oggetti antichi o vintage. E chi ama l’antiquariato lo sa bene, gli altri meno.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

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