La Gioconda e l’eroe

La Gioconda e l'eroe

La Gioconda e l’eroe

La Gioconda e l'eroe

La pirite, credit Antiche Curiosità©

 

La Gioconda e l’eroe

Mary Blindflowers©

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Che legame c’è tra la Gioconda e un eroe?

Nella nostra attuale società predomina e vige l’eroe mitizzato, edulcorato, sfinito in storie che diventano mito, in estrapolazioni riduttive che diventano un rito religioso. Il dio del cielo è sostituito così dall’umano divinizzato, ossia da un reuccio in carne e friabili ossa che dovrebbe rappresentare l’idea suprema di umanità perfetta a cui tutti noi poveri mortali dovremmo sottometterci perché l’eroe inossidabile, costruito attraverso un’abile propaganda spesso strumentalizzata dalla politica e dalle correnti di pensiero, non si può in alcun modo criticare. Piuttosto si prendono frammenti di alcuni suoi discorsi e li si copincollano sui social facendoli diventare Bibbia.

Signori, signore, è nata una nuova religione, l’eroiculto spinto fino al parossismo più fanatico che non offre margini di sopravvivenza a nessun piccolo dubbio ti possa venire in mente.

“Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi”, così affermava Bertold Brecht. Guido Ceronetti gli dà torto, sulle pagine del Corriere della sera, in un articolo del 30 novembre del 2012, in cui definisce Brecht “un drammaturgo passato di moda”.

Eh la moda, quale iniqua sintesi di nulla può mai essere?

Ma ecco Ceronetti:

 

Abbiamo in verità più bisogno di eroi e di eroismo che di pane e di maccheroni malcotti. Fortunatamente non ci hanno abbandonati, e ci sono eroi dovunque, esemplari o tragici, e che smentiscono e contrastano quotidianamente, in ogni circostanza che lo richieda, l’ignavia, la vigliaccheria, la fuga dal pericolo, dalla necessaria protezione del debole, il battere in ritirata, il rinnegamento del coraggio, la nefanda ripugnante negazione-rimozione, esplicita o mascherata, della morte. Senza l’eroe una vergogna infinita coprirebbe l’umanità planetaria, più nera, più mortale, più carcinomatogena dello smog di anidride carbonica che calza ormai la Terra come un guanto d’irrespirabilità… I popoli primitivi furono eroici tutti. L’eroe essendo iscritto nella legge naturale, formidabile rottura dalla passività animale, perciò dono degli Dei, la perdita di eroi sempre più ci avvicina alla condizione di esseri non pensanti, dunque di bestie vestite bene; sfruttandone colpevolmente innumerevoli altre.

 

I maccheroni malcotti a dire il vero sono un poco indigesti, per il resto è un bel discorsetto, scritto bene, forbitamente convincente, peccato che gli eroi non esistano proprio. L’eroe è sostanzialmente un bluff, un gioco di prestigio creato dal sistema proprio per invitare al non pensiero, per far credere al popolino che l’umanità abbia ancora un lato tutto buono e possa salvarsi da quella morte dell’anima che è vigliaccheria, cinismo, sottomissione al forte, etc., tutte doti al negativo che l’eroe esalta al massimo grado. Non sono coraggioso, dice il Pinko, mica sono un eroe, che vuoi da me? Il concetto di eroe implica infatti adeguamento, la sottomissione delle menti ordinarie e allineate al forte o meglio a colui che viene presentato come tale, quindi, lungi dall’esaltare le doti umane, le deprime, le comprime in un solo soggetto cinto d’alloro e posizionato sugli altari irraggiungibili del mainstream. Eccolo, l’Ecce Homo, il mitico pronto a tutto per l’Ideale, ecco il Dio in cui persino molti atei credono.

Nessuno è mai tutto bianco o nero, la bontà pura non esiste, non è nemmeno naturale a differenza di quanto pensi Ceronetti. Gli antichi non erano eroi, erano persone che cercavano di non morire presto decimati da guerre e malattie di ogni sorta. Nessun animale è solo buono. Nemmeno la pecora lo è, si fa macellare senza protestare soltanto perché è tonta e non capisce cosa le sta accadendo, non ha mezzi mentali e fisici atti alla difesa.

L’eroe è una costruzione mitico-fantastica creata per propagandare un dogma basato su una fede cieca che abdica totalmente alla ragione.

Affinché l’inganno regga a lungo e il nome dell’eroe venga replicato all’infinito, occorre il trucco. Ecco il legame con la Gioconda. Esattamente come la Monna Lisa, l’eroe si traveste. Nessun contemporaneo ha visto realmente La Gioconda nel suo aspetto originario, quello che vedete è solo il frutto di massicci restauri, eppure rimaniamo a bocca aperta per un dipinto truccato, perché così ci hanno detto di fare, di aprire la bocca e noi la apriamo. Questo concetto impositivo subliminale super-egotico è alla base di ogni forma di cultura contemporanea, sia per le arti visive che per quelle scritte ma è anche alla base dell’eroeculto.

Se nessuno ci dice di aprire la bocca e gli occhi, noi li teniamo chiusi e non mangiamo e non vediamo. Cibo imposto per anime argillose. Siamo dunque fatti di argilla e plasmati sull’idea che l’eroe sia esattamente così come ci viene descritto e come lo vediamo. Così la Gioconda e l’eroe, perfettamente trasfigurati, entrano nelle nostre vite condizionandole irrimediabilmente. L’estrapolazione riduttiva dà un grande aiuto alla figura dell’eroe, ne rinforza le difese immunitarie, lo rende sano, longevo fino all’immortalità. Eliminare tutti gli aspetti che dell’eroe non piacciono a favore di quelli che si accordano con la moda del momento, è operazione semplicissima, resa ancora più semplice dai social: basta copincollare specchietti, frasi fatte e aforismi del proprio beniamino in bacheca e bannare chiunque osi contestare dopo averlo sotterrato di insulti più o meno ben infiocchettati e mascherati di parole al vento, lo stesso venticello d’ano che rimbomba nella testa del mediocre e gli fa dire a loop: eroe mio ti amo.

A forza di ripeterlo diventa verità.

Ho notato che la mitizzazione dell’eroe rende pure un poco meschini. Contestati, i seguaci dell’eroeculto, hanno tutti le stesse reazioni emotive, arrivano perfino a bannarti per poi dire agli amici che sono stati loro ad essere bannati mentre continuano, sapendo di non essere visti, a sproloquiare a vanvera su chi ha osato contestare l’eroe che si sa, non ammette dialettica perché è diventato Dio.

Abbiamo dunque bisogno di eroi o di dei che umiliano la logica inculcandoci un sempiterno senso di inferiorità?

Siccome sono fuori moda, io sto con Brecht e francamente della indispensabilità dell’eroe ceronettiano in stile pasta scotta, faccio volentieri a meno.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

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