La dittatura degli accademici

La dittatura degli accademici

La dittatura degli accademici

La dittatura degli accademici

Il the al sangue, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

La dittatura degli accademici

.

La dittatura degli accademici si sposta sui social. Aprono delle pagine fatte da professionisti del marketing, postano la pubblicità del loro libro e si mettono lì a dirci come dobbiamo campare, sentenziano sui giovani ormai senza valori e strombazzano le loro esperienze personali elevate a esempio universale. Sono perlopiù insegnanti ben sistemati, critici spostatisi in frotta sui social, perché hanno perso terreno accademico e anelano all’amore delle masse. Puntano il dito disgustati come Catone il Censore e gridano allo sfacelo mortifero dei tempi. Puzzano di cadavere ma non sentono che proviene da loro stessi. Sono i moralizzatori. Possono vantare un certo numero di seguaci, perlopiù studenti e simpatizzanti che aprono la bocca per farci entrare le mosche della saccenza del soggetto seguito e ingoiarle lentamente pensando di aver mangiato bene. Le voci dissonanti sono bannate come “troll, shampisti, sconosciuti, non titolati”, non adeguati ad esprimere idee se non in accordo con le paturnie di ogni sano mainstream che si rispetti.
Otto ore fa Simone Stabilini scrive: Sto seguendo i commenti che i concorrenti di quello schifo di trasmissione che è il Grande Fratello hanno detto sul concorrente che soffre di depressione e che, non riuscendo più a sopportarli se n’è andato”. Poi fa uno sproloquietto moralista e populista su indifferenza, cattiveria, ignoranza limitatezza del branco. E ci dice che il branco sceglie il più debole e lo rende vittima. Caspita non lo sapevamo! Dunque riattacca con quanto siano vergognose le persone del Grande Fratello, etc. etc. Una incursione su ciò che invece fa lui coi suoi studenti e sulle sue personali esperienze negative. Conclusione: “questa è diventata una società di merda”.
Di solito gli accademici quando scrivono mettono introduzione, parte centrale e parte finale o conclusiva. Nella introduzione si dice al lettore quello che vorrebbero dimostrare, la parte centrale è dimostrativa, la finale conclusiva.
Su fb però queste regole non valgono perché i social sono fatti per una platea di massa e la massa si sa, non è molto colta, per cui l’accademico diventa un predicatore per il popolino, tant’è che usa inflessioni adatte e un tantinello sgrammaticate:

 

… quei personaggi (del Grande Fratello) a cui una buona fetta di popolazione corre a dietro, si sono rivelati persone vergognose, indegne. Queste persone meritano che la loro “carriera” finisca. Punto. Stop. Forti di una “fama”. Ma la fama de che? Ma che si credono di essere? (Stabilini).

 

L’introduzione di tutto il discorsetto è il disgusto, la parte centrale una spiegazione del perché si è disgustati e la parte finale una sentenza inappellabile.
Purtroppo il Grande Fratello non è una causa come vorrebbe far credere Stabilini, ma una conseguenza. Di chi è la colpa se la società è malata e se vengono trasmessi programmi simili? Forse in primis di chi detiene il potere, dell’editoria che sforna non-cultura e la spaccia per tale, degli stessi cattedratici che fanno parte di una casta chiusa, insomma del sistema che punta sempre il dito ma è incapace di vedere i guasti che combina. Stabilini stesso usa nei social uno stile terra terra. Perché si adegua al pubblico. Dubito che nelle sue relazioni accademiche usi questo tipo di linguaggio. Inoltre dà anche per scontato che il depresso della farsa Grande Fratello, sia autentico e soffra di un male vero, quindi, contravvenendo a qualsiasi regola base della informazione, si basa su dati non certi né accertabili. Distinguere il vero dal falso è oggi difficile e non si può partire da premesse non verificabili se si vuole fare un discorso serio.
I miei commenti negativi però non gli sono piaciuti moltissimo, anzi lo hanno mandato in escandescenze.
Contestato così sulle conclusioni del suo articolo-sfogo, il ricercatore, ha avuto una reazione molto curiosa. Mi ha infatti detto che io non ho titoli per osare contestare quello che scrive mentre lui ha “23 anni di esperienza” e insegna niente po’ po’ di meno che “alla Cattolica di Milano”, dove pare che il cognome Stabilini sia piuttosto in voga, poi mi ha consigliato di andare da un buon psichiatra e mi ha dato della “shampista” e del “troll”, subito dopo si è affrettato a bannarmi. Queste le sue contro-argomentazioni, testuale:

 

Mary Blindflowers le conclusioni non si riducono da una osservazione, ma da più osservazioni. Se invece di trarre supposizioni affrettate avesse spulciato e visto che da 23 anni insegno, avrebbe capito quanta esperienza e quante osservazioni io abbia potuto accumulare per giungere a questa conclusione, peraltro già più volte espressa in molti miei interventi. La sua bassissima umiltà è incredibile, ma io ora non mi confronto con qualcuno che si firma Mary Blindflowers, che perdoni ma è allo stesso livello di chiocciolina78 shampista di Velletri. Metta nome, cognome, titoli ed esperienze, ed abbandoni il tono da leone(ssa) da tastiera, e la ascolterò (forse, perché inizio a pensare lei sia uno dei tantissimi, anonimi Trolls che girano per la rete). Per la cronaca, io scienziato lo sono davvero, per il centro ricerche e studi sulla Disabilità e la Marginalità CeDisMa e per Università Cattolica, e lei, Blindflowers? Buona sera (Stabilini).

 

Patetico anche l’atteggiamento di chi ha condiviso il post di Stabilini. Quest’uomo, amico di tutti, si è affannato a dirmi di non fare commenti polemici perché insomma Stabilini è un ricercatore, un cattedratico, uno incontestabile, mica un Pinko Palla come me, come se a Pinko o a Palla, possa importare qualcosa di chi sia il nome di chi scrive quando legge.
Emerge un quadro non proprio edificante. Nessuno può avere un parere critico, sia pur espresso in modo educato, senza essere accusato di essere un malato di mente o una parrucchiera, fermo restando che la mia risposta è stata in difesa delle classi sociali deboli e che non si può escludere che una shampista non legga:

“Se anche fossi una shampista cambierebbe forse la qualità del suo scritto che è scarsa?”

Non mi ha risposto. La libertà espressiva è diventata ormai una patologia.
Se prima i cattedratici monopolizzavano le università, ora vogliono monopolizzare i social e costringere tutti al pensiero unico, rifiutandosi nel loro snobismo di interloquire seriamente con chi non è cattedratico come loro e bannando ogni opposizione con la censura preventiva.
Che tempi viviamo, dunque?
Siamo arrivati all’apologia di Iago, di Filinto e di Oronte, condannando senza appello ogni Alceste osi dire la sua? Siamo sotto dittatura fascista o comunista dunque?
No ora le cose si fanno con furbizia, senza muscoli. Il potere ti convince che ti vuole bene e ti moralizza, un po’ come i preti nel Medioevo prima di portarti al rogo. Benvenuti nella massocrazia.

Da chiocciolina78 shampista di Velletri è tutto.

.

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Memorie straordinarie

Cristo era femmina

Rivista Destrutturalismo

Christ was a female

I gelsi neri

 

 

 

Post a comment