Innocui sono i vecchi…

Innocui sono i vecchi...

Innocui sono i vecchi…

Innocui sono i vecchi...

Mosca su fiore secco, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Innocui sono i vecchi

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Si vive oggi in una fase storica paradossale in cui una iper-informazione fuorviante e disinformante deve di volta in volta convincerci di certe verità rivelate, diffuse e poi accettate universalmente come buone e inappellabili come sentenze definitive.
In realtà non siamo molto originali perché già nell’Ottocento Leopardi denunciava una situazione simile oggi notevolmente amplificatasi grazie ai mezzi di comunicazione di massa e alla velocità con cui l’immagine di un secondo prima viene immagazzinata nel cervello come passata.
Scorrendo Il Dialogo di Tristano e di un amico, si legge:

 

Chi vuole o dée vivere in un paese, conviene che lo creda in uno dei migliori della terra abitabile; e lo crede tale. Gli uomini, universalmente, volendo vivere, conviene che credano la vita bella e pregevole; e tale la credono, e si adirano contro chi pensa altrimenti. Perché in sostanza il genere umano crede sempre, non il vero, ma quello che è o pare che sia, è più a proposito suo. Il genere umano che ha creduto e crederà tante scempiaggini, non crederà mai né di non saper nulla, né di non essere nulla, né di non avere nulla a sperare. Nessun filosofo che insegnasse l’una di queste tre cose, avrebbe fortuna, né farebbe setta, specialmente nel popolo… E gli uomini sono codardi, deboli, d’animo ignobile e angusto, docili sempre a sperar bene, perché sempre dediti a variare le opinioni del bene secondo che la necessità governa la loro vita; prontissimi a render l’arme, come dice il Petrarca, alla loro fortuna; prontissimi e risolutissimi a consolarsi di qualunque sventura, ed accettare qualunque compenso in cambio di ciò che loro è negato o di ciò che hanno perduto, ad accomodarsi, con qualunque condizione, a qualunque sorte più iniqua e più barbara; e quando siano privati d’ogni cosa desiderabile, vivere di credenze false, così gagliarde e ferme, come se fossero le più vere o le più fondate del mondo (Leopardi, Operette morali, Laterza, 1928, p. 211).

 

Si vive e si viveva di false credenze, di illusioni spacciate per verità universali che ciascun Paese coltiva e coltivava per poi spargerle sulle masse credule.
L’uomo è per sua natura, debole, incline a credere a ciò che gli conviene.
Sono in tanti, per esempio, a pensare che con le armi si possano placare i venti di guerra, che si possa spegnere un incendio buttandoci sopra benzina.
Intellettuali che fino al giorno prima della guerra in Ucraina, indossavano magliette colorate con il simbolo della pace diventato famoso negli anni Sessanta, ora ritengono giusto mandare armi, “per difendere un popolo sovrano ingiustamente aggredito”.
Sono questi gli accomodati di cui parlava Leopardi, sono quelli che sanno benissimo che del popolo aggredito in Europa o negli USA importa davvero zero a tutti. La priorità è infatti far soldi. La guerra è un affare, ma questo non sembra interessare gli interventisti:

 

Io penso che non solo l’invio delle armi, ma anche il sostegno di tutta l’Europa con le apertura delle frontiere, l’accoglienza dei profughi, il pronto soccorso e le sanzioni, che sono durissime perché colpiscono anche le nostre economie servano a prolungare la resistenza ucraina e a far pagare il più caro possibile l’invasione all’invasore. Attendere che il più forte e il più prepotente vinca non coincide con nessuna tregua e con nessuna pace. Il popolo ucraino ha dimostrato di essere pronto al più estremo dei sacrifici e, quindi, anche se dovesse cadere la sua capitale, quella guerra, sotto altre forme, continuerà. Una guerra che seguita a coinvolgere civili inermi. Se non si inviassero armi non ci sarebbe, quindi, nessun risparmio di vite umane (Erri de Luca in una intervista su Globalist del 16 Marzo 2022).

 

De Luca si è fatto due conti sull’effetto boomerang delle sanzioni?
Ma no, certo, i soldi per pagarsi la bolletta del gas lui li ha, non è mica un suo problema.
Si è chiesto chi stiamo armando, per esempio i neonazisti dell’Azov, e chi e quanto guadagna dalla vendita di armi?
No, certo, questi vengono considerati problemi di secondaria importanza.
Si è chiesto se sia giusto in un Paese già messo a dura prova dalla pandemia, continuare a fare tagli alla sanità e altri settori fondamentali per la vita e la dignità umana, per comprare armi?
Ma no, tanto se ha bisogno del medico, può certamente pagarselo, non è mica un pensionato a 600 euro al mese.
Si è chiesto se i civili del Donbass che fino al giorno prima non sapevano maneggiare un’arma, siano felici e contenti di sgambettare in guerra e di versare il loro sangue per l’ideale narcisistico e fuffoso di patria?
Ma no, perché mica ha mai imbracciato un’arma, lui, preferisce che lo facciano gli altri al suo posto.
Si è chiesto se si possano mai risparmiare vite umane armando civili inesperti e spingendoli a farsi macellare?
No, certo, prendendo il the al caldo della sua confortevole casetta, la domanda non si pone.
Invece di dare risposte, forse è meglio iniziare a farsi domande.
“I bambini? Non sono innocui, tormentano gli animali e imitano gli adulti. Innocui sono i vecchi, tranne quelli insediati ai vertici di Stato”, (De Luca, Il torto del soldato).
Ma se De Luca è consapevole delle bugie che si dicono in alto, tanto da scriverlo nei suoi libri, perché ripete a pappagallo la lezioncina dei vecchi che stanno ai vertici di Stato?
Forse non sono i bambini a non essere innocui ma gli adulti che non si fanno mai domande e che dopo Il torto del soldato, dovrebbero iniziare a scrivere Il torto dello scrittore.

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