Superuomini si nasce, non si diventa

Superuomini si nasce, non si diventa

Superuomini si nasce, non si diventa

Superuomini si nasce, non si diventa

Luci spente, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Superuomini si nasce, non si diventa

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La tendenza più populista e ipocrita del momento paragona la creatività ad un muscolo che sembra si possa allenare, dunque tutti saremmo dei creativi, basta soltanto allenarsi, che ci vuole? Nulla, certo, è semplicissimo.
Mentre da un lato si immeschinisce il creativo e lo si relega nell’ambito di una scontata derisione sociale, mestieri non-mestieri come lo scrittore, l’artista, l’inventore, sono infatti oggetto di risa se non sostanziati dal denaro e dall’approvazione della voce critica ufficiale, dall’altro, si tende ad esaltare il concetto di creatività e a tirargli il collo come si fa con un elastico, forzandolo ed estendendolo oltre il dovuto, spandendo e spandendo ai quattro e forse molti più venti mediatici, l’idea che la creatività non sia affatto innata ma per tutti, altrimenti non potremmo risolvere alcun problema, come avremmo fatto a diventare ciò che siamo?
Questo falso presupposto arriva al punto di affermare che con un poco di allenamento, un qualsiasi signor Rossi o Bianchi possa diventare in potenza Fyodor Dostoevsky e che se nella pratica non lo diventa, non è perché non sia geniale come lui, ci mancherebbe, non ditelo nemmeno, ma semplicemente perché è pigro, ossia non ha allenato quel bel muscolo creativo che è la base universale di ogni talento, quindi sappiate che se non siete dei geni, è soltanto a causa della vostra pigrizia!
Questo desiderio infantile di appiattimento finto-democratico, si risolve nell’esaltazione delle intelligenze mediocri, che convinte di poter aspirare a diventar creative, corrono a sgambettare alacremente e devotamente nei prati, nella speranza di attivare neuroni che nemmeno possiedono. Sì, perché secondo queste belle e nuove teorie social-populiste, anche soli dieci minuti di passeggiata al giorno, attiverebbero la creatività, insomma passeggiate e diventerete dei novelli Ionesco o dei Picasso, se vi piacciono il teatro o la pittura.
C’è perfino chi promette in soli 4 esercizi fisici di farvi diventare creativi. Caspita! Immagina come vorresti essere perché volere è potere, fai una corsetta al mattino per scaricare lo stress, perché è noto che un creativo non è mai stressato, lo dice il dottor sotutto re dei sottutto di tutto il mondo saputo, e ancora, puoi cambiare le cose e diventare creativo, basta volerlo e concentrarsi su se stessi.
Sembra la pubblicità di una marca di fagioli scadente o di bolle di sapone già usate, eppure c’è veramente gente che crede a queste scempiaggini.
La tendenza è anti-innatista, ossia si tende a negare che certe qualità individuali possano essere un dono naturale, questo perché la qualità innata è veramente democratica, ossia non privilegia soltanto ricchi e potenti, ma distribuisce a caso i suoi doni, indipendentemente dall’appartenenza sociale. E questo sì che è un problema vero e imbarazzante.
I ricchi hanno maggior accesso all’istruzione rispetto ai poveri, quindi hanno più possibilità di studiare e allenare la propria creatività. Essi presuppongono dunque di poter essere gli unici a poter coltivare la facoltà. Insomma un ricco, per esempio, può andare a fare allenamento presso una scuola di scrittura creativa, per poi pensare (bontà sua e di chi riceve i suoi soldi) di diventare uno scrittore, solo perché ha fatto un ridicolo corso. Mi sono allenato e sono diventato scrittore. Ho fatto un corso di pittura e ora sono pittore.
Purtroppo la natura è più forte di qualsiasi allenamento possibile e immaginario, di qualsiasi corsetta, di qualsiasi concentrazione, esercizio o scuola.
La natura non guarda in faccia nessuno.
Questo disturba molto la classe media che fa di tutto affinché le classi lavoratrici non accedano all’istruzione alta, precludendo loro qualsiasi carriera professionale in ambito artistico, l’ambito che esprime al massimo grado la creatività.
La classe media si compiace di dire che il talento e la creatività si allenano perché molti artisti e scrittori della classe media, non hanno alcun talento naturale ma sono figure costruite dal business.
L’idea di superare e sbeffeggiare la natura, arrivando perfino a negare le doti innate, non farà molto bene alle arti. La tendenza sarà quella di dire, ho lavorato molto, mi sono allenato a lungo. Nel momento in cui un artista percepisce il suo lavoro come un impegno a ore, come un’impresa di costruzione artificiale e non spontanea ma appresa, finge soltanto.
Lo scrittore come l’artista, lavora perché gli viene naturale, e lo fa senza fatica. Se si affatica, se il suo lavoro è frutto di un’architettura artificiale, non ha talento.
È una realtà dura da accettare per la borghesia che monopolizza l’arte ed esclude spesso veri talenti innati, trovandoli scomodi o scandalosi, ecco quindi che si inventa la teoria della creatività-muscolo. La creatività noi bravi borghesi la alleniamo, perché ne abbiamo mezzi e possibilità, quindi possiamo essere creativi e continuare a dominare con questa creatività finta, tutto il mercato dell’arte e della letteratura.
Ottima mossa.
Si finge inclusione per escludere, ancora una volta, come sempre.
Si finge per fingere e per mingere sull’arte, quella vera, quella che nasce da dentro e che nessun allenamento potrà mai superare, con buona pace dei saccenti e dei pusillanime che scomodano pure Nietzsche per rafforzare l’idea che il superuomo si possa costruire allenandosi nella palestra del populismo antidemocratico.
Superuomini si nasce, non si diventa.
Insomma, fatevene una ragione.

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