Guareschi, Baldacci, latino, polemica

Guareschi, Baldacci, latino, polemica

Guareschi, Baldacci, latino, polemica

Guareschi, Baldacci, latino, polemica

Creature nel buio, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Guareschi, Baldacci, latino, polemica

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Gira pappagallescamente in rete una serie di frasi sul latino attribuite a Giovannino Guareschi, riprese da innumerevoli blog e dai social.
Tutti commentano e si indignano urlando contro la decadenza dei nostri tempi morti dimentichi delle lingue morte. Quando però chiedi da quale testo sian tratte le frasi guareschiane, cala il silenzio e l’imbarazzo condito con frasette elusive di circostanza. Nessuno sa niente, il riferimento bibliografico non esiste, quindi chi commenta non sa neppure da quale libro siano estrapolate quelle frasi o se siano riportate fedelmente e quale occasione “politica” (in Italia la politica c’entra sempre), abbia portato Guareschi a difendere la lingua latina.
Il dubbio non è più di moda, quindi si commenta tutto ciò che viene riportato pedissequamente in rete, senza verifica alcuna delle fonti, si grida addirittura alla demagogia di una società che non è più attenta ai valori di una volta, mentre si fa demagogia.
Cosa ci sia di più demagogico che postare frasi prese in rete senza capire da dove siano prese, e senza aver letto di fatto nulla, ostentando la cultura dell’approssimativo passa parola non ho tempo per leggere, io non so, comunque mi sono preoccupata di andarmi a guardare perché Guareschi abbia pensato di parlare dell’insegnamento del latino.
Il sospetto che le frasi fossero tratte dal Candido, famoso settimanale satirico anticomunista, era forte, così sono andata alla fonte e ho scoperto che Guareschi in realtà polemizzava con Gaetano Baldacci (Messina, 17 marzo 1911 – Pavia, 5 aprile 1971), giornalista e editore italiano.
Di Baldacci Guareschi riporta le frasi incriminate sul dibattito riguardante l’utilità del latino:

 

Molti intervengono nel dibattito in modo insincero; essi rappresentano infatti una commedia: quella della cultura, una cultura -dicono- non può essere che disinteressata. Questa idea viene ripresa e gonfiata dalle mezze tacche che sperano di trarne profitto e di fare carriera. Lo studio del latino è poi un tale polveroso simulacro, che pochi se la sentono di dire, a questo riguardo, le cose come stanno, e cioè che è venuto il momento di ridimensionare al scuola con la vita. No, si continua a diffondere il pregiudizio, ipocrita e ridicolo, secondo cui la più vera cultura è quella che non serve a nulla… L’umanesimo, legato com’è in Italia, all’idea dei valori letterari anziché a quella dei valori scientifici, è stato e continua ad essere la fonte di guai seri. Nel sud Italia, un ignorante, un parvenu, si sente veramente “arrivato” quando suo figlio entra al liceo classico, gli sembra di aver ottenuto così un brevetto di “borghesia” per tutta la famiglia.

 

Quindi Guareschi risponde:

 

Questo povero latino!
Nella polemica avente appunto per oggetto lo studio del latino, interviene massicciamente Baldacci. Egli, da quando dirige “Il Giorno”, si è schierato dalla parte dei tecnici petrolieri, ai quali per cercare la buona benzina italiana in Medio Oriente o in Africa, il latino serve ben poco, quindi non è tenero col povero latinorum…
Gaetano Baldacci è spietato col povero latino. Troppo, secondo noi, pur tenendo presente che, non avendo il suo principale (il rag. Ing. Ing. Mattei), studiato il latino, egli, deve, per ragioni d’ufficio, schierarsi contro gli studi classici…
Non è vero che lo studio del latino non serva a nulla. E non è neppure vero che il latino sia una lingua morta. Il fatto che non lo si parli più ha un’importanza relativa: il latino è talmente vivo che oggi non esiste lingua parlata capace di esprimersi con tanta precisione e con così scarso numero di parole… il latino è una lingua seria che non ammette equivoci o parole inutili: non poteva più servire a gente che vive sull’equivoco e sulle parole vuote. Non lingua superata dunque, perché incapace di esprimere le nuove idee, ma messa da parte perché non adattabile alle esigenze di chi vuol presentare come idea, una mancanza di idee. Non lingua morta, ma anzi, talmente viva, da riuscire a presentarci come fosse vivo, un tempo morto e seppellito…
Quello che vorrebbe Baldacci è un umanesimo alla rovescia, la valorizzazione della macchina e l’affermazione della superiorità della macchina nei confronti dell’uomo…
Non possiamo concordare con Baldacci neppure a proposito degli ignoranti e dei parvenus dell’Italia del Sud… Sì, d’accordo, il parvenu del Sud si sente veramente arrivato quando suo figlio entra al liceo classico; però è molto più rispettabile del parvenu del Nord che si sente veramente arrivato quando suo figlio entra all’Agip o alla Snam… (Candido, Anno XV – N. 12 – 22 marzo 1959, p. 12).

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La tematica sull’utilità dello studio del latino a scuola, al di là delle posizioni politiche dei due personaggi sopracitati, è sempre attuale, ma fuor di polemica, quel che mi preme qui sottolineare è che nessuno più legge, si estrapolano pezzi di testo senza capire perché siano nati e in che contesto e si giudica acriticamente senza sapere nemmeno di cosa si stia parlando, riportando citazioni a casaccio e senza alcun riferimento testuale. Eppure non ho impiegato tanto a capire come fosse nata la posizione guareschiana sul latino, ma è più comodo leggersi uno specchietto preimpostato su fb e comportarsi come pesci nel buio, piuttosto che impiegare due minuti a verificare una fonte.

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