Lilliu, archeologia, costante resistenziale

Lilliu, archeologia, costante resistenziale

Lilliu, archeologia, costante resistenziale

Lilliu, archeologia, costante resistenziale

Lilliu, La civiltà dei sardi, Eri, 1983, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Lilliu, archeologia, costante resistenziale

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Giovanni Lilliu nell’ormai datato saggio intitolato La Civiltà dei sardi, dal Neolitico all’età dei nuraghi, dato alle stampe per la prima volta nel 1961, traccia una storia della civilizzazione sarda attraverso il materiale archeologico a disposizione in quel periodo.
In quest’opera che poi ha avuto diverse ristampe, Lilliu inizia ad elaborare un concetto che svilupperà negli anni ’70 in maniera più organica, quello di “costante resistenziale”, ossia di resistenza dei sardi all’acculturazione da parte di altri popoli. Tale teoria ha avuto grande successo negli anni Settanta e piace ancora oggi moltissimo agli indipendentisti seguaci del “patriottismo autonomistico” che vedono nell’archeologo sardo una specie di guru, precursore del sardismo. Il volume di Lilliu non è stato scritto soltanto “per addetti ai lavori”, ossia per esperti archeologi, bensì, dato il linguaggio piuttosto semplice, anche per i profani, per chi di archeologia ne sa ben poco. Lilliu in pratica aveva l’esigenza che la sua opera venisse letta oltre gli ambienti accademici strettamente archeologici e possiamo dire che sia riuscito benissimo nel suo intento. Il testo ha infatti esercitato una non trascurabile influenza sull’idea nazionale sarda e sugli autonomisti che vedevano e vedono tuttora nel concetto di resistenza, la certezza dell’unicità dei sardi e quindi la legittimità dell’aspirazione autonomistica, questo nonostante la teoria di Lilliu non possa ovviamente essere applicata impunemente a tutta la Sardegna e abbia un valore del tutto relativo.
La Civiltà dei sardi segna dunque l’inizio del percorso di una teoria che troverà la sua esplicita espressione in uno scritto politico di Lilliu intitolato “La costante resistenziale sarda”, un intervento ad un convegno: “Resistenza individuale e collettiva. Autonomia politica di fronte al potere”, promosso dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Sassari (12-15 maggio 1971).
La resistenza dei sardi ad altre culture, da costante di tipo etnico-storico, si trasforma magicamente nelle parole di Lilliu, in lotta contro il colonialismo dell’industrializzazione capitalista, sotto l’egida dei valori cristiani. Non a caso Lilliu era anche un uomo politico, democristiano. In qualche modo doveva infilare i valori cristiani nel suo discorso, rendendo l’archeologia serva della politica e imbastendo un discorso di resistenza alle culture esterne che applicava a tutti i sardi, trascurando differenze importanti dovute alla posizione e alle varie conquiste. Arriva quindi, nel suo elucubrare extra-archeologico, al concetto del “santo nuragico”, quel barbaricino che ha resistito ad oltranza tra transumananza e bardane, interpretate un po’ superficialmente come un ritorno al mondo mitico ed anarchico delle origini. Da archeologo Lilliu è diventato così anche sociologo, sostenendo che dall’incontro del barbaricino con l’industrializzazione distorta, non poteva che scaturire un sentimento di negativa rivolta perché si correva il rischio che l’industria uccidesse agricoltura e pastorizia, le attività tradizionali della Sardegna. E diceva tutto questo nonostante fosse iscritto alla Dc, un partito che ha voluto lo sviluppo industriale petrolchimico in Sardegna.
Si sa, la politica è fatta di contraddizioni.
Progressivamente, siccome le diable vient de la mer, come ebbe a scrivere su Le monde nel 1973, la resistenza sarda è diventata “movimento di liberazione” contro “i ladri” o diavoli che vengono dal mare:

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Sauf le temps d’un éclair à l’époque de l’histoire précoloniale, les Sardes n’ont plus jamais connu le sens et la vertu de la mer. Ils en ont une conception ” diabolique”, et l’ont de tous ceux qui la parcourent et viennent toucher à leurs côtes, à s’arrêter sur cette ” île terrestre “. Pour nous, pour notre poésie, pour notre culture, pour notre histoire millénaire, la mer est le diable, et les marins étrangers sont eux aussi des diables (ou des voleurs, ce qui est la même chose). Peut-être cela est-il le fruit de tous les épisodes de frustration et d’humiliation. Le développement interne est bloqué parce que la mer, aujourd’hui empire du néo- capitalisme et de l’impérialisme italien et européen, est interdite à la Sardaigne et aux Sardes, exception faite au niveau subalterne, à celui de la médiation indigène, du profit des pétroliers et des compagnies touristiques.

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Lilliu ha avviato una pericolosa procedura, la commistione tra archeologia e politica, ossia l’utilizzazione forzata dei dati archeologici per giustificare le sue opinabili suggestioni politiche.
La scienza dovrebbe essere invece sempre super-partes per poter mantenere un alto livello di obiettività che la politica inevitabilmente compromette.

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