Guadagnino, favole di Esopo

Guadagnino, favole di Esopo

Guadagnino, favole di Esopo

Guadagnino, favole di Esopo

Le Favole di Esopo con incisioni originali di Guadagnino, 1984, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Guadagnino, Favole di Esopo

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Mario Guadagnino (Venezia, 1934 / Venezia, 2020), è stato pittore e incisore, docente all’Accademia di Belle arti di Venezia. Le sue incisioni sono presenti in collezioni pubbliche e private.
Tra le altre cose ha illustrato le favole di Esopo tratte dal volume edito da Neri pozza a cura di Enzo Mandruzzato e Giorgio Bernardi Perini per un’opera di cui sono stati tirati su torchio a mano 110 esemplari numerati da 1 a 100 in numeri arabi stampati su carta acquerello della Fedrigoni. 5 prove d’artista e V in numeri romani stampati su carta frangiata a mano. Anche l’acquaforte di copertina è stata incisa dall’artista, Edizione Torchio, Thiene, 1984.
Il testo delle favole è stampato in rosso, efficacemente accompagnato dalle incisioni originali di Guadagnino, due per fiaba, una di piccolo formato che introduce la fiaba e una più grande protetta da una velina.
Il volume stampato da Armando Martini nel laboratorio calcografico di Thiene, è preceduto da una lettera di Giorgio Trentin a Guadagnino da cui si evince che le tavole illustrative delle favole di Esopo rientrano nel vasto corpo organico di un lavoro preparatorio le cui radici affondano molto addietro nel tempo, quale momento di sintesi e di verifica lungo il percorso di una non breve ricerca costellato da innumerevoli altre lastre e disegni preparatori…
Segue una breve nota di Giovanni Azzolin che sottolinea come l’incisione di Guadagnino ricordi le maschere pirandelliane su un palcoscenico laido e insanguinato in cui passano i personaggi esopiani incisi in modo originale:

 

Guadagnino, favole di Esopo

Il Lupo non paga, incisione originale 26/100, Mario Guadagnino, credit Antiche Curiosità©

 

Il Lupo porta il cappello da commendatore, la Guerra e la Violenza portano la veletta e il cilindro, il Cammello le insegne di grand’ufficiale; così il fondatore di città porta anche lui il cappello da commendatore e la farfalla al collo. Sono le maschere degli uomini perbene, di certi commendatori, di certi politici, insomma dei non onesti, maschere che guadagnino cerca di strappare, in modo che si vedano le facce dei cattivi dei nostri giorni, che mettono le mani sulla città, che vendono droga, che stanno con la mafia e con la P2…
Guadagnino ha un raccontare piano e lungo, che a volte ti porta oltre i margini del foglio, o che si concentra intenso ed eloquente in spazi brevi. Raramente il suo colore si rovescia o stagna e il suo segno si ferma o si ripete. Guardarlo fa piacere. Leggerlo a volte fa nascere la rabbia ma più spesso la pietà per l’umana miseria.

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Guadagnino, favole di Esopo

La cacca del cammello, incisione originale 26/100, Mario Guadagnino, credit Antiche Curiosità©

 

L’uso del colore nelle incisioni di Guadagnino per Esopo è misurato, sobrio a creare trasparenze come i leggeri toni violacei nel La Cacca del cammello, o verdastri ne Il Lupo e l’Agnello, dove il bianco colpisce positivamente la retina con uno stacco di colore dallo scuro. Ne La Gatta amorosa i toni sono quelli del bruciato marrone, color crema, mentre i toni del  grigio predominano ne Il Pavone Re. I Fondatori di Città è introdotto da una piccola incisione sulla P2 e accompagnato da un’altra più grande in cui il viola la fa da padrone. Guerra e violenza e Iene tornano al grigio mentre Il Lupo non paga predilige i toni scuri messi in risalto dal crema.
Al di là della scelta del colore che è sempre a mio parere felicissima, perché evidenzia il chiaroscuro dei personaggi antropomorfizzati, come chiaroscuro di coscienza irrisolta, preme sottolineare che gli animali sono totalmente e volutamente privi di quella primigenia semplicità che li caratterizza nella realtà, vengono deformati dall’incisore dentro divise umane che rappresentano il potere, la prepotenza e hanno sempre note umane, organi umani, vestiti, cravattini e copricapi umani o forme corporee che ricordano il corpo umano. Questa scelta non è affatto casuale e del resto è in perfetta consonanza con quell’Esopo che utilizzava gli animali per denunciare i vizi degli uomini.

 

Guadagnino, favole di Esopo

La Gatta amorosa, incisione originale 26/100, Mario Guadagnino , credit Antiche Curiosità©

 

Inoltre ha ragione Azzolin, i personaggi sono maschere, cessa la loro natura di semplici e innocenti bestie perché sono vestiti da bestie umane, con tutti i caratteri e l’arroganza che questo comporta.
Il fatto che le figure siano arrotondate con pochi tagli fa in modo che l’osservatore si concentri più sul simbolo come emergente dal fondo, grazie ai toni chiari, emergente da un’oscurità che è contraltare di quell’oscurità dell’anima e di quella ambigua natura, che caratterizza i personaggi esopiani reinterpretati in chiave decisamente contemporanea come denuncia del potere.

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