Bronico, Un dio giallo, innocuo Apollo

Un dio giallo, innocuo

Bronico, Un dio giallo, innocuo Apollo

Un dio giallo, innocuo

Animali comuni, credit Mary Blindflowers©

 

Lucio Pistis & Sandro Asebès©

Un dio giallo, innocuo

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Alessia Bronico, Un Dio giallo, Lietocolle Edizioni, libro diviso in tre sezioni: (Matrimonium, Furor e Gradus ad Parnassum) tutte gravitanti attorno al dio Apollo umanizzato. La poesia che dà il titolo alla raccolta infatti si riferisce piuttosto esplicitamente al dio:

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S’io vedessi un dio a riposo
Un dio Giallo
Potrei piantarla con le lacrime di trucco nero
Dirti – eccomi Apollo, suono la tua cetra
Cantillo piano il tuo riposo
amore mio, Giallo dio. (dal componimento dio a riposo). E ancora: Ti bacio e divento
Ti tocco e risplendo

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Niente di nuovo né dal punto di vista contenutistico né stilistico. Versi lineari piuttosto innocui con rimando a strumenti musicali e a pose classicheggianti, la cetra, il riposo del dio che la poetessa anela a baciare e toccare, definendo un sensualismo piuttosto atono.

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Amami shèmesh

Amami non siamo due ma amami
non insieme ma amami
Separiamoci ma amami
Non siamo rapporto
Consuetudine neppure tavola imbandita
Ma amami
Tra utero ovaie e grida
Amami violenza amami
Distratto amami disperato
Amami quando non si deve
Perché non si deve
Eppure amami per vivere
Obbedire all’esistenza
Che ci vuole bestie
Denti carne addio amami
Addio e amami
Gira la chiave nella porta
Amami e appendimi
tra l’entrata e l’uscita
Odiami per le parole più dense
che ti restano nelle mani
quando scrivi quando piangi
Amami e addio
a questo amore dirottato all’inesistenza Amami.
Ama ché siamo bugia
per questo amami veramente xz
Corri per amarmi,
Amami shèmesh amami.

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La suindicata poesia invece è un invito ad amare, l’amami è reiterato in una poesia di 28 linee non omogenee con 18 anafore (la figura retorica di chi non è capace di farne altre meno monotone!), senza un asindeto a circoscriverne i relativi complementi di vocazione, variandone gli inviti stucchevolmente martellanti a volte alle avversative altre volte alle concessive, cercando di innestare guizzi di originalità con un paio di inversioni concettuali: il primo “addio e amami” sembra ammiccare a un amore che sopravviva alla separazione definitiva, il secondo “amami e addio” ribalta il fronte e fa pensare ad un rapporto mordi e fuggi, mentre l’invito finale al sole in aramaico, stride con il concetto di ombra, falsità e menzogna sotteso nel resto delle linee; come invito che però non è sostanziato da un contenuto sufficientemente profondo, amami quando scrivi, corri per amarmi, nella consuetudine, etc. versi dirottati verso l’inesistenza perché gli amanti sarebbero bugia. Un tema abusato, quello dell’illusione amorosa, espresso in modo piuttosto elencativo che tenta verso la fine dell’elenco stesso una virata filosofica che però si risolve sulla superficie.

Sebbene l’argomento sia sempre lo stesso, l’amore, decisamente migliore invece è la lirica sottoindicata in cui almeno c’è un movimento stilistico più coinvolgente, meno elencativo con immagini del quotidiano che però vengono giocate bene nell’esprimere un significato sentimentale. Anche l’identificazione della poetessa con le camicie inamidate, suggerisce un’inerte infelicità, come quel papillon che soffoca l’amore e quella serra che coltiva gli umani sentimentali, rende bene l’idea dell’artificiosità dei sentimenti. Il tutto però abbarbicato a un’idea già coltivata da altri circa l’artificiosità del tentativo giudaico-cristiano monogamico rispetto al mammiferismo poligamico degli esseri umani:

 

Ral 9010*: In serra

Conquistata l’abitudine
a matrimoneggiare,
monogami impegnati,
arroganti cesti di frutta
fuori stagione,
umani sentimentali
coltivati in serra.
Finché la vita non separerà
il giuramento barattato
per un sacchetto di lavanda
depositato tra vestiti
piegati e messi in
cromia nell’armadio.

Sposami.
Appendimi inamidata
tra le camicie bianche
e i quadretti piccoli
perfetti la domenica mattina
d’autunno e castagne.
Debelliamo l’istinto
poligamico, non animali,
nessuna poliandria
a prendere il controllo.
Il velo appeso ai capelli
trascinava filosofia di pensieri
lungo la navata.
Tichettachettichettache:
passi svelti, pioggia
di buon auspicio
eppure il papillon
soffocava l’amore.

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Un dio giallo alterna liriche più riuscite a lavori decisamente più modesti, poesie senza infamia e senza lode che potrebbero anche avere successo in un mondo meravigliosamente mediocre.

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Video – The Black Star of Mu

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Rivista Il Destrutturalismo

 

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