Teatri, Gabinetti anatomici, scheletri

Teatri, Gabinetti anatomici, scheletri

Teatri, Gabinetti anatomici, scheletri

Teatri, Gabinetti anatomici, scheletri

Elementi d’Anatomia, Giovanni Tumiati, 1799, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Teatri, Gabinetti anatomici, scheletri

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Nel Settecento non esistevano i modelli anatomici in plastica e i gabinetti e i teatri anatomici esponevano ossa e interi scheletri di uomini, piante e animali veri. Giovanni Tumiati a partire dal 1799 diede alle stampe i suoi Elementi d’anatomia, in quattro rari volumi di cui l’ultimo venne pubblicato postumo nel 1817. Il piano dell’opera:

· 1: Delle ossa, e del modo di fare gli scheletri
· 2: Dei muscoli, e del modo di prepararli, disseccarli, e scolpirli in cera
· 3: Dei vasi, e glandule e del modo di fare le injezioni
· 4: Della neurologia, e splancnologia.

 

Il volume Primo, pubblicato a Ferrara presso Francesco Pomatelli, si apre con una introduzione di Tumiati ai suoi alunni datata primo ottobre 1799, in Ferrara. In dieci pagine l’autore sostiene di aver sacrificato alla sua curiosità svariati animali capitatigli tra le mani e di essersi sottratto alle noiose scuole primitive per dedicarsi alla sezione dei cadaveri e ad una felice pratica che cerca di insegnare a chi lo segue. Successivamente il volume apre un saggio elementare di geometria che serve perché proprio la geometria è il modo di determinare la quantità d’una figura. C’è anche una stampa pieghevole con figure geometriche e linee. Segue, immediatamente dopo, una dissertazione sull’anatomia in generale, spiegata in modo molto chiaro, sintetico, preciso. Si descrivono le parti del corpo, con particolare riferimento ai solidi e ai fluidi che compongono il corpo, alla sua elasticità, alle fibre, etc. Arriva poi una sezione intitolata Osteologia, divisa in tre parti: le ossa secche e disgiunte ma in serie; le ossa recenti nei cadaveri; l’osservazione delle ossa ancora immature nei feti e nei bambini.
Nell’osteologia si descrive lo scheletro e le sue varie parti, informando sui nomi delle ossa e sulla loro posizione nonché sul numero, struttura esterna, struttura interna, cranio, denti, spina dorsale, ossificazione, arti, etc. etc. La lettura non è ardua, lo stile semplice può essere compreso anche da chi non è medico ma inesperto. Sicuramente però la parte storicamente più interessante è data da una sezione intitolata Antropotomia, la scienza che studia il corpo umano tramite la dissezione. Ancora la plastica non era stata inventata, non esistevano gli scheletri fatti con resine sintetiche, quindi anche solo per l’esposizione, musei e gabinetti anatomici, usavano ossa vere. Tumiati definisce ne l’Articolo I, Introduzione, l’antropotomia che giudica:

La parte più amena dell’Anatomia, cioè la pratica detta Antropotomia, tutta esige l’attenzione nostra; consiste questa in una metodica e sistematica separazione o dissezione delle parti costituenti il corpo umano, onde prepararle in modo da poter esaminare la loro struttura, situazione ed uso…

In Articolo II ecco l’elenco degli strumenti anatomici indispensabili per le dissezioni. In Articolo III  Tumiati informa il lettore che per le preparazioni anatomiche si usano vari metodi: dissezione: macerazione, bollitura e iniezione. Con questi metodi si preparano le parti anche più dure. Il medico introduce il lettore nel vivo della pratica sul corpo morto e descrive punto per punto il procedimento per poi passare nel vivo dell’osteotomia e i vari metodi per fare gli scheletri da esporre e studiare nei teatri e nei gabinetti di anatomia. La descrizione è cruda, molto visiva e illustra come scarnificare le ossa, conservarle separatamente senza perdere quelle più piccole e cercando di non farle annerire o ingiallire, per poi ricomporle nello scheletro intero con l’aiuto di cerniere, lastre di ottone, strisce di pelle, fili di rame, colla, etc. Descrive anche i progressi dei vari metodi e gli inconvenienti:

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I primi Anatomici altr’arte non conoscevano per formare gli Scheletri, che quella di conservare le ossa insieme unite coi propri ligamenti lasciati intieri, mentre tutto scarnavano il cadavere, che indi lo ponevano in una cassa proporzionata, lo coprivano di calce viva che bagnavano coll’acqua, distruggevano così tutte le parti molli ed inutili: dopo otto giorni foravan per ogni dove la cassa: la mettevano nell’acqua corrente d’un fiume che tutta seco portando la calce e le carni infracidite rimaneva purgato lo scheletro, o poco avanzava da levarsi col coltello, che indi lo ammorbidivano, e ponevano a seccare in quell’attitudine che era di piacere; lo scheletro così preparato anneriva e rimanevano coperte da ligamenti l’estremità delle ossa, e quasi tutte le apofisi. A questo succedette il metodo di far bollire le ossa ben immerse nell’acqua… le ossa delicate della testa… si frangono…

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Dopo l’unione artificiale delle ossa, arriva la parte “artistica”. Piuttosto macabra e anche di cattivo gusto per i nostri tempi, ma all’epoca evidentemente molto apprezzata e giudicata “elegante”:

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Si adorna il Gabinetto Anatomico… Per lo scheletro si fa una base che rappresenti un piano ineguale ed erboso su cui s’innalzi un tronco d’albero mosso pittorescamente, tagliato alla metà dello scheletro da cui parta un ramo che vada fino alla sommità della testasi fanno scheletri eleganti coi capi dei papaveri, colle foglie del rusco spinoso che si possono lasciare unite al loro gambo… Con gli scheletri dei piccoli animali come uccelletti, topi, ranocchie, pipistrelli, lucerte, vipere, e pesci ec. E con quelli delle foglie e frutti si possono comporre elegantissimi contorni per adornare le tavolette sopra le quali sono disposte le ossa disgiunte dallo scheletro umano.

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Rivista Il Destrutturalismo

 

 

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