Scrittura, tv, pappagallo domestico

Scrittura, tv, pappagallo domestico

Scrittura, tv, pappagallo domestico

Scrittura, tv, pappagallo domestico

Il disco volante, credit Mary Blindflowers©

 

 

Mary Blindflowers©

Scrittura e divismo televisivo

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La scrittura e il divismo televisivo oggi camminano dentro la stessa scarpa logora. La televisione invasiva e invadente al punto da diventare da elettrodomestico, componente attivo e vivo della famiglia, della casa, estremamente familiare, consente l’ingresso di personaggi più o meno reali o presunti tali dentro le pareti domestiche. Si crea un processo di identificazione tra l’uomo medio e il divo tv che diventa parte della quotidianità. Il divo della tv italiana non deve avere una personalità troppo spiccata a differenza di un attore cinematografico al quale si richiede un certo talento artistico. Il divo tv dovrà essere piuttosto neutro, politicamente sempre corretto, educato e rispettoso del sistema, possibilmente elegante, misurato nel modo di parlare, sempre pacato, con un tono di voce tendente all’ipnosi collettiva, non potrà essere mai superlativo perché la parola d’ordine di ogni identificazione che tende a far dire al pollo: “è uno di noi”, è proprio la mediocrità, l’assenza di peculiarità originali ed estrose che potrebbero creare turbative. Il divo tv che, per esempio, presenta programmi definiti a gran voce dalla massa e dai media, “culturali”, e che il più delle volte consistono nella descrizione nel caldo dello studio, di documentari comprati e girati da altri, con esplicitazione di concetti triti, non dovrà creare nel pubblico un senso di inferiorità, quindi userà termini molto semplici, comprensibili anche dai bambini, tenderà a parlare lentamente, come se avesse a che fare con dei ritardati, abolirà ogni moto spontaneo per costruire un personaggio fittizio che controlla pure i movimenti del corpo secondo un progetto predefinito, per creare un divo da tasca e da bar, inesistente nella realtà, una specie di pappagallo impagliato che sta bene su ogni trespolo da salotto, non disturba, non sporca e quando apre bocca ti dà pure qualche informazione pescata qua e là nel mare magnum della cultura ufficiale. Insomma, il metaforico pennuto ripetente, diventa a tutti gli effetti un animale di famiglia che magari fa uova e porta nel salottino pure i figli e i nipoti. “Ben venga!”, esclama il benpensante. Purché dica cose già dette e scritte su Caravaggio, su Leonardo, su come si formano i temporali, su cos’è la rabbia e il modo di gestirla, su come caccia il leone nella savana, etc, etc., si farebbe “cultura”, che sta per ripetizione pappagallesca di concetti noti e volgarizzati ad uso del popolino. L’installazione dei figli del pappagallo nel vostro salotto si chiama invece “nepotismo culturale”, che, dicono quelli che ne sanno tanto, è sempre meglio che vedere tronisti e altri programmi spazzatura dedicati al pubblico più primitivo ed incolto. Il pappagallo almeno è presentabile. Il discrimine tra cultura e spazzatura è dato dall’argomento trattato e dalla scelta “del meno peggio”. Che poi si ignorino le basi fondamentali della cultura che dovrebbe essere soprattutto ricerca, attiene al fatto che la divulgazione del déjà-vu viene in tv confusa con la cultura, il nozionismo diventa così il fiore all’occhiello di un popolo che non distingue più un libro da un torcicollo o da un pollo in padella.
Chiunque osi sottolineare che la scelta del nepotismo culturale e del nozionismo pseudo-dotto che fa fortuna in quattro e quattr’otto, non è fare cultura, perché la cultura è uno scavo, una ricerca continua che non deve limitarsi pedissequamente alla ripetizione pappagallesca, mentre il nepotismo è una rovina per una società realmente democratica e meritocratica, rischia il linciaggio mediatico e più di qualche parolaccia anche sui social.
Nessuno osi toccare il pappagallo!  Reato di lesa maestà!
Il pappagallo viene così lisciato, vezzeggiato, continuamente nominato a casa, nei social, per strada, nelle librerie, nei bar, insomma diventa un dio onnipresente grazie alla politica e al marketing. Gli si attribuiscono pillole di saggezza, aforismi di grande impatto emotivo e sentenze salomoniche degne del più brillante degli uomini. Diventa un gran sacerdote che con la sola imposizione delle mani o di libri che è possibile reperire ovviamente in ogni supermercato e negozio di frutta e verdura, riesce a sanare gli ignoranti, a guarire gli infermi, spiegando in pillole semplici da trangugiare con un poco di acqua santa la sera in prima serata, come si forma l’umidità nelle pareti di casa e come gli scienziati di tutto il mondo risolverebbero il problema. Arriva diretto dentro il salotto, ti prende per mano, sorride, gentile, garbato, sbarbato, non si mette mai in competizione con te, non gli puzzano le zampe, non gli casca la dentiera, non smoccola, non grida, insomma, ti dà quasi ad intendere che sta in tv per renderti meno sciocco, più erudito, per sanare la tua pigrizia, sta là per te, per renderti migliore. Ti sintetizza quello che non hai tempo o voglia alcuna di andarti a leggere nei libri, quelli veri, è il tuo Bignami portentoso, la tua guida, il tuo animale domestico miracoloso addomesticato che ti addomestica ad hoc per un mondo gioiosamente mediocre in cui un furbo ed uno sciocco replica di milioni di altri sciocchi, escono virtualmente verso le 20.30, si incontrano non casualmente nella stessa fantastica serata ed entrambi pensano di aver fatto un grosso affare.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Rivista Il Destrutturalismo

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