Tumulti: novel e romance

Tumulti: novel e romance

Tumulti: novel e romance

Di Anna Maria Dall’Olio©

Tumulti: novel e romance

Antique Engraving Print, credit Antiche Curiosità©

 

Novel e romance nella guerra senza battaglie di J. C. Farrell

Il romance descrive, in un linguaggio solenne, avventure eroiche ispirate al senso del meraviglioso; il novel presenta, in un linguaggio quotidiano, una mera cronaca di fatti, quanto meno verosimili. Al primo appartiene, per esempio, “I viaggi di Gulliver” di Swift, mentre al secondo “Paesi tuoi” di Pavese.
Come dimostra “Una questione privata” di Fenoglio, nella letteratura contemporanea, però, i parametri delle due modalità spesso si intrecciano mescolandosi artisticamente. Lo dimostra la narrativa relativa ai conflitti irlandesi novecenteschi.
Dal 1920 nell’Irlanda del Nord era in vigore il Government of Ireland Act, secondo cui le questioni interne erano gestite dal Parlamento di Belfast, mentre Westminster controllava la politica estera e la gestione dei tributi. I cattolici erano discriminati nell’assegnazione delle case popolari e negli impieghi pubblici, ma soprattutto nella rappresentanza politica: i distretti elettorali erano modellati in modo da assicurare la vittoria elettorale ai protestanti.
A partire dal 1967 la situazione precipitò: le marce di protesta, organizzate dalla Northern Ireland Civil Right Association (NICRA) e dal People’s Democracy, spesso erano attaccate da estremisti protestanti. Allarmato dagli attacchi agli unionisti, James Callaghan, ministro dell’interno britannico, aveva inviato nell’Irlanda del Nord l’esercito britannico. La tensione salì alle stelle in occasione della rivolta cattolica a Derry, scoppiata tra il 12 e il 14 agosto 1969 a causa di una marcia unionista che aveva attraversato il Bogside, storico quartiere cattolico. I disordini e le violenze tra le due comunità si estesero anche a Belfast, dove i britannici costruirono un muro per separare il quartiere cattolico da quello protestante. Fu l’inizio dei cosiddetti Troubles, che da allora avrebbero visto il sistematico scoppio di violenze tra le due fazioni.
In tale contingenza storica autori anglo-irlandesi (J. C. Farrell, e prima di lui anche I. Murdoch con The Red and the Green) vollero scrivere sui conflitti d’Irlanda romanzi storici, che superassero la cronaca dei fatti e si confrontassero con le idee su novel e romance formulate poco tempo prima da Northorp Frye: “la differenza essenziale fra novel e romance si ritrova nel concetto di caratterizzazione. Il romancer non tenta di creare “persone vere”, quanto figure stilizzate che si espandono in archetipi psicologici. È nel romance che troviamo la libido, l’anima e l’ombra di Jung riflesse rispettivamente nell’eroe, nell’eroina e nel malvagio. Ecco perché il romance così spesso irradia un bagliore di intensità soggettiva che il novel non possiede, e perché una suggestione di allegoria alligna ai suoi margini. Certi elementi del personaggio sono lasciati liberi nel romance, che lo rendono una forma naturalmente più rivoluzionaria del novel. Il novelist si occupa della personalità, coi personaggi che indossano le loro personae o maschere sociali. Gli serve la struttura di una società stabile, e molti dei nostri migliori novelist sono stati convenzionali al limite della pignoleria. Il romancer si occupa dell’individualità, con personaggi idealizzati (…) e, per quanto possa essere conservatore, qualcosa di nichilista e di indomabile può emergere dalle sue pagine.”
Entrare nella guerra è entrare nella vita: è una scelta irrevocabile di vita e di moralità, è un riscatto dall’inettitudine novecentesca. Perciò, uscire dalla guerra può significare altra inettitudine oppure assunzione di nuove, impreviste responsabilità.
Già dal titolo Troubles (1970) di J. C. Farrell (1935-1979) si presenta più novel che romance. Il romanzo si svolge tra il 1919 (poco prima della Marcia Trionfale a Whitehall) e il 1921, quindi durante il conflitto che contrappose separatisti irlandesi al governo britannico. A parte sporadici spostamenti del protagonista, la storia è ambientata nella città immaginaria di Kilnalough, in particolare nell’hotel Majestic, grandiosa costruzione avvolta in un’atmosfera più comica che tetra (a differenza del Gaze Castle di The Unicorn di I. Murdoch).
In una condizione analoga a quella di molti reduci della Prima Guerra Mondiale, torna dal fronte il maggiore inglese Brendan Archer, congedato per motivi di salute. Denominato ”Maggiore” sia pur in tempi di pace, si dirige nella contea irlandese di Wexford per impalmare Angela Spencer, che vive a Kilnalough: il protagonista lascia, perciò, il novel (= la guerra) per il romance, diretto in un luogo sconosciuto, fantasiosamente descritto dalla ragazza. Con stupore, il Maggiore scopre che la realtà è molto diversa. Anzitutto, la ricca clientela protestante non frequenta più Kilnalough; il Majestic, l’hotel posseduto dal padre di Angela presto comincia a cadere a pezzi. Il Maggiore potrebbe tornare in Inghilterra da un’anziana parente (viene presto a mancare l’elemento che aveva fatto scattare il romance: Angela muore di leucemia), tuttavia per una serie di circostanze non riesce a staccarsi da quell’enorme edificio in rovina. Passa il tempo: Archer s’innamora non corrisposto di una ragazza cattolica (Sarah Devlin) e subisce gli eventi in uno stato sognante di stupefazione.
In tali condizioni di moderno romance, il Maggiore, abituato dalla Grande Guerra a un’atmosfera d’incertezza e di declino, non avverte i segnali di un’imminente guerra civile, evidenti nelle conversazioni dei locali. Come se non bastasse, Archer legge distrattamente i giornali, che lo riporterebbero alla violenta realtà (al novel): il Maggiore è sempre più stanco di comprendere quella che si prospetta come una guerra senza battaglie e senza trincee.
Alla fine, come è prevedibile, la storia (i Troubles) ha il sopravvento, il novel prevale sul romance: Archer è aggredito, ferito, sequestrato e lasciato in balia delle onde (probabilmente) dagli Sinn Feiners. Tuttavia, Farrell non prevede per l’uomo della Grande Guerra un sacrificio eroico (da novel) in un conflitto che gli è tutto sommato estraneo: l’esito della vicenda è un salvataggio paradossale (l’intervento provvidenziale di alcune anziane ospiti dell’hotel). Quanto al Majestic, crolla non per evidenti problemi strutturali: è il vecchio maggiordomo irlandese Murphy che, impazzito o forse semplicemente ubriaco, appicca le fiamme all’edificio dove ha lavorato per tanti anni.
L’intera narrazione è avvolta dalla nostalgia della belle époque britannica e dall’ironia, costante e spesso crudele; la stravagante famiglia Spencer rappresenta i ricchi dominatori anglo-irlandesi in tutti i loro anacronistici privilegi in un sistema ormai al collasso.
Anche se è la coscienza principale di The Troubles, il Maggiore Brendan Archer, traumatizzato e sofferente, resta distante dal lettore. Il senso sottile di disperazione e di rassegnazione alla fine della grandeur imperiale (l’enorme edificio fatiscente), è tipico del narratore di Farrell.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

BINNS R. (1986), J. G. FARRELL, Methuen, London e New York.
FARRELL J. C. (1970), TROUBLES, Jonathan Cape, London.
FARRELL J. C. (2003) TUMULTI, Neri Pozza Editore, Vicenza.
FRYE N. (1957), THE ANATOMY OF CRITICISM: 4 ESSAYS, Princeton University Press, 1957.
MICHELUCCI R. (2009) STORIA DEL CONFLITTO ANGLO-IRLANDESE, Odoya, Bologna.
MURDOCH I. (1963), THE UNICORN, Chatto & Windus, London.
MURDOCH I. (1965), THE RED AND THE GREEN, Chatto & Windus, London.

 

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/

https://www.youtube.com/watch?v=t3217H8JppI

 

 

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