Ditta Italia da sempre corrottissima

Ditta Italia da sempre corrottissima

Ditta Italia da sempre corrottissima

Di Lucio Pistis & Sandro Asebès©

 

Ditta Italia da sempre corrottissima

Il cielo blu, credit Mary Blindflowers©

 

Ecco la dinamica retorica dei bei tempi andati, quando la frutta era frutta, i rossi erano rossi, i neri, neri, don Camillo non andava a bere il caffé insieme a Peppone, gli scrittori sapevano fare gli scrittori e il cielo era incredibilmente blu, ecco i miti inossidabili citati in continuazione e che non conoscevano nemmeno un’ombra o un’incrinatura sulla loro lucida superficie platinata.

Stop.

Verità o nostalgica bugia?

In realtà gli scrittori oltre alle belle lettere si dedicavano regolarmente anche ad altro, erano politologi, giornalisti per testate più o meno importanti, avevano tutti la tessera, quantomeno quelli acclamati, e scrivevano seguendo precise linee di potere e l’orientamento del loro partito. Perciò i bei tempi andati non erano poi così belli, magari si aveva un po’ più di pudore a proporre ciofeche innominabili e chiamarle letteratura, ma comunque gli scrittori da due soldi che vendevano e pubblicavano con i grossi gruppi editoriali, esistevano, esattamente come ci sono oggi.

Il figlio di un giornalista e di uno scrittore faceva lo scrittore, il figlio di un operaio se non voleva fare l’operaio e sapeva scrivere non aveva altra speranza che quella di iscriversi al partito e militarci per anni dentro, servendo e riverendo.

Cosa è dunque cambiato?

Praticamente niente.

La gente non appartenente a buona famiglia si doveva adattare a prendere la tessera di partito sin dall’epoca dell’antica Roma, laddove per campare gente come Virgilio, Orazio, Properzio e Tito Livio dovette prostituirsi alle direttive dell’allora ministro della cultura popolare nominato da Ottaviano Augusto, Mecenate. Ci sono opere di Virgilio ed Orazio che grondano propaganda di regime in maniera davvero immonda, alla stessa stregua dei giornali di oggi.

Non esiste nemmeno adesso, infatti, il figlio di un operaio che sia arrivato ai grandi numeri senza tessera, come è quasi matematico che il figlio di un giornalista diventi a sua volta giornalista perché è giù unto per nascita o che l’amante di un critico letterario, diventi poetessa laureata, basti citare l’insignificanza della Valduga che si trastullava con Raboni o la Maraini che sta alla scrittura come una lumaca all’abbronzatura, ma è figlia di un famoso etnologo, era intima di Moravia, inoltre è stata partorita da antica famiglia siciliana. Che poi la sua scrittura sia scialba, le sue poesie insignificanti, che importa? Noblesse oblige!

Il bello è che la stampa ufficiale spaccia questi personaggi per ribelli e alternativi, buttando il classico fumo negli occhi a un popolo di lettori in narcosi da secoli.

La società profondamente cristallizzata e classista, inchioda il talento allo stato di famiglia e alla ricchezza. Se sei povero devi scegliere la strada del partito oppure rimani povero. Se sei ricco hai già la strada aperta, il partito serve per completare il percorso. Se sei povero e non vuoi servire nessuno, sei già morto prima di nascere, condannato allo stesso destino di povertà a cui erano inchiodati i tuoi avi.

Il problema della corruzione e del classismo italiano ha origini lontane, non è nato oggi, è ben radicato nelle coscienze proprio perché l’Italia è nata corrotta. Quel ladro di cavalli di nome Garibaldi, senza l’acquiescenza della massoneria inglese sarebbe andato davvero poco lontano con quei mille patrioti male in arnese di cui la scuola ci parla sempre romanticamente come eroi inappuntabili.

Svariati poi furono gli scandali che afflissero il povero Regno d’Italia, per esempio il caso Pietro Bastogi, politico e banchiere, Ministro delle Finanze che cedette le Ferrovie Meridionali alla propria compagnia finanziaria privata, per poi subappaltare clandestinamente i lavori. Ci fu l’indagine di una Commissione d’inchiesta parlamentare, ma servì a poco, dato che le speculazioni sulla costruzione delle reti ferroviarie continuarono come se niente fosse. Le banche del Nord d’Italia, Torino, Milano e Livorno maturarono grossi guadagni dalla situazione. Inoltre, proprio nello stesso periodo, venne edificato a Roma Il Vittoriano, monumento nazionale a Vittorio Emanuele II appena passato a miglior vita, opera costosissima alla mediocrità dei Savoia, opera che l’Italietta non avrebbe ragionevolmente potuto permettersi in termini economici.

E che dire dell’edilizia incontrollata che generò gli scandali della Banca Romana? Un vero e proprio bagno fInanziario: si stampò un’enorme quantità di banconote con un numero di serie identico ad altre emesse precedentemente. Francesco Crispi, Giovanni Giolitti e una ventina di parlamentari, e anche il re Umberto di Savoia, vennero coinvolti nella megatruffa.

Poi fu l’epoca del trasformismo e della tangentopoli ante-litteram che fece crescere le mafie, il clientelismo, altra speculazione edilizia, le truffe nelle gare d’appalto e via dicendo…

Dov’è mai stata allora quest’Italia limpida e pulita, meritocratica e felice, se perfino gli antichi romani, prima della nascita del concetto stesso di Italia unita, prendevano mazzette a non finire ed erano corrottissimi?

Non esiste nessun partito politico che applichi la meritocrazia, ciascun partito fa a gara per piazzare i suoi servi un po’ dappertutto e questa è una situazione fisiologica in Italia, da sempre.

I nostalgici perciò trovino pace, l’isteria delle citazioni si plachi, perché la storia è soltanto un gioco delle tre carte in cui spesso vince davvero soltanto il peggiore.

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/

https://www.youtube.com/watch?v=dmsEdo3rEhc

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