Alla Palombo che non vola, non faremo ola

A Palombo che non vola, non faremo ola

Alla Palombo che non vola, non faremo ola

Di Lucio Pistis & Sandro Asebès©

A Palombo che non vola, non faremo ola

L’evasa, linocut, by Mary Blindflowers©

 

 

Dato che piove rimaniamo in casa a leggere le nuove promesse letterario-poetiche della poesia italiana, alla ricerca di testi insoliti, innovativi, spumeggianti.

Alessandro Fo nella prefazione di Poesie in tautogramma di Alessandra Palombo scrive che si tratta di un libro per tutti gli amanti della parola, non un esercizio linguistico, ma una prova di come la poesia può divertire e allo stesso tempo commuovere. E rincalza: “le fulminee accensioni tautogrammatiche si affilano così in strumento che trova la propria ragion poetica nel farsi denuncia e arma di reazione, di opposizione e di lotta. Contro una dilagante aberrazione, in deriva sempre più marcata rispetto a ciò che vorremmo identificare come «umano», il tautogramma stilizza in trame di un’araldica quasi trascendentale ciò che noi siamo, ciò che non vogliamo”.

Abbiamo capito che, per amor di amicizia, nelle prefazioni si può scrivere, a quanto sembra, ciò che si vuole. Leggiamo dunque alcune liriche della Palombo.

 

Amicizia Amorosa

Adorabile amico,
alato albatro,
ante acino acerbo,
adesso ambrosia ambrata,
accostati ad aumentare
amicizia amorosa.

Accarezzami,
avvitami, avvolgimi
abbracciami,
abile accendimi, aprimi
ad amoroso amplesso,
aliseo alita ardente.

Affrettati, attendo.

 

Alessandro Fo dice che le poesie di Alessandra Palombo fanno divertire e commuovere, francamente non ci hanno né esilarato né scosso, né tampoco ci ha entusiasmato la ricerca dell’allitterazione, poiché sovente l’autrice per rispettarla ricorre ad un lessico non propriamente ortodosso, costretta com’è alle Forche Caudine del suo gioco letterario; già il titolo della prima, “Amicizia amorosa” è un’evidente forzatura, poiché abbina un sostantivo ed un aggettivo che in realtà sono essenzialmente antinomici; amoroso significa che è proprio, pertinente all’amore, all’eros, e con la philìa quest’ultimo di solito non va a braccetto; ma se la poetessa vuol dare l’idea di un’evoluzione di un sentimento che in antecedenza si manifestava come amicale e poi è debordato in desiderio carnale reciproco, beh, allora che parola è quell’ante che vuol indicare il precedente stato di non maturazione della sensazione opposto all’attuale piena edibilità del frutto amoroso? Ante era usato anticamente nella lingua italiana per indicare ciò che oggi viene espresso dall’avverbio di tempo “prima”; orbene, in tutto il corpo della poesia l’autrice non utilizza mai forme antiquate; è chiaro che questa eccezione riveli un suo stare nelle curve del tautogrammismo, rivelando così non perfetta padronanza lessicale, a scopo di uniformare il suo stile; antecedentemente, anni addietro, allora: sarebbero stati tutti avverbi che avrebbero rivelato una capacità fraseologica uniforme ed omogenea. Accostati ad aumentare amicizia amorosa: un’amicizia non aumenta amorosamente; un’amicizia si trasforma in amore: anche qui siamo di fronte ad un’alterazione dettata dall’obbligo allitterante. Sconvolgente poi la richiesta dell’avvitamento; l’amico deve farsi cacciavite dell’amata; se è una metafora della penetrazione che richiede, siamo quasi nel gergalismo sessuale e non ci pare che il tono della poesia sia modulato su queste scurrilità; dunque altra disomogeneità stilistica in poche linee.

Dove poi si trovi la lotta sociale, la profondità di significato e l’innovazione non siamo proprio arrivati a capire. Forse che segnare un amore con relativo amplesso come amicizia, è utile all’emancipazione della donna? Stigmatizzare un soggetto che dovrebbe prenderla, abbracciarla, avvolgerla in un amplesso, pur rimanendo amico, rappresenterebbe un passo avanti nell’evoluzione dei rapporti sociali e nella trasformazione della donna in una vedova nera che prende l’amore e lo uccide stemperandolo in un’amicizia? Cosa c’è di sconvolgente in questo? Secondo noi nulla. Inoltre il tautogramma in i non può essere considerato né creatore di emozione né pezzo divertente, ma un semplice spot pubblicitario su un argomento dove è fin troppo facile ironizzare o fare sarcasmo; divertirsi sul dramma della delocalizzazione è un tono da miti fotografi del disastro generazionale privi di sferza ortopraticamente innovativa.

Impresa innovativa

Imprenditore
insedia industria
in India, in Indonesia,
indi importa in Italia
indumenti, impeccabili
imitazioni italiche;
impresa ingrandisce,
ingrassa, ingrossa,
incassa… incassa…
intanto, in Italia,
industria impoverisce,
incrementa inoccupazione,
impera indigenza.
Inaudito!
Indispensabile
intermediazione
internazionale.

Attendiamo di capire in questa brutta poesia il discrimen tra ingrassare ed ingrossare: l’azienda asiatica con i suoi introiti certamente si ingrassa, diventa ricca, trae guadagno, ma il verbo necessita l’uso intransitivo; se la ditta ingrassa vuol dire che causativamente fa diventare grasso qualcuno, ovvero concima un terreno oppure lubrifica un ingranaggio; queste sono le accezioni del transitivo ingrassare; e altrettanto dicasi per ingrossare che, se usato transitivamente, ha valore prettamente causativo; anche qui pertanto duplice imprecisione lessicale e semantica obbligata dal rispetto del vincolo allitterante. E l’uso di quell’arcaico indi, dovrebbe conferire nobiltà alla lirica che più che altro sembra un elenco del telefono? E anche in questo caso cosa si dice di nuovo e sconvolgente? Nulla.

*

Cultura

Creare cultura,
con cura, coltivarla:
contiene conoscenze,
comprende costumi,
capovolge certezze,
cancella chiusure,
chiarisce, cesella
concetti. Consola.
Costruisce Civiltà.

*

Femminicidi

Figurarsi fiori,
farfalle, felicità,
fantasticare feeling,
focalizzare fallocrazia,
flagelli femminili,
femmine falciate,
febbricitanti follie,
ferite,
feroci
frustrati
fottuti falli falliti.

 

Trito e ritrito contenutisticamente sia il monologo sulla cultura sia quello sui femminicidi laddove come rivelato nella prima poesia si registra in explicit uno sgradevole climax discendente del tono stilistico con quell’uso del participio fottuti davvero difforme dal livello stilistico usato fino ad allora; i falli che stuprano la donne, ahinoi, poi tutto sono fuorché falliti, poiché realizzano pienamente il target di questa società a misura di maschio; se dunque l’intento della poetessa è quello di denunciare una situazione aberrante, penso che con quella chiosa l’abbia disatteso pienamente.

Ci sembra dunque un’artista ben lontana dalle mete di denuncia, reazione, opposizione e lotta adombrati dal suo recensore Alessandro Fo; qui siamo davvero di fronte ad un mero e non troppo riuscito esercizio linguistico dai contenuti piuttosto scialbi e al cui rispetto la Palombo sacrifica anche uniformità di stile e forza accattivante. Alla Palombo che non vola non faremo ola.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

Comments (2)

  1. Alessandra Palombo

    Rispetto la vostra opinione, pero devo dirvi che c’è una inesattezza. Non sono amica di Alessandro Fo. L’ho conosciuto mentre andavo a una sua conferenza su il ritorno di Rutilio Namaziano e abbiamo parlato per non più di tre minuti. Via email ho inviato i tautogrammi ed è nata l’idea di raccoglierli.
    Quindi niente amicizia, né con lui né con altri che hanno apprezzato i tautogrammi d’amore nella prima pubblicazione, da Emerico e Noemi Giachery a Claudio Damiani, a Alberto Bevilacqua,
    Vi ringrazio per l’attenzione ai miei testi.
    Un saluto
    Alessandra Palombo

    1. Destrutturalismo

      Gentile signora, ha fatto bene a precisarlo, se vuole altresì contro-recensire questo articolo sul suo lavoro, ospito volentieri la sua contro-recensione, in nome del pluralismo, della dialettica e della diversità di opinioni e anche del diritto di ogni autore, sia ad essere criticato che a difendere con argomentazioni valide il proprio lavoro.
      Cordialità
      Mary Blindflowers.

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