L’uomo social dal fiore in bocca e la morte addosso

Purgatorio sarebbe un poeta?

L’uomo social dal fiore in bocca e la morte addosso

Di Mary Blindflowers©

 

L'uomo social dal fiore in bocca e la morte addosso

Mirror Game, mixed media on canvas by Mary Blindflowers©

 

 

Il buono e il cattivo, il lato oscuro della luna, quello che non si vede, e poi il viso luminoso e selenico pronto per la scena, ritoccato da appositi programmi, derealizzato e depersonalizzato, pronto ad indossare un costume, una maschera, una personalità nuova che costituisca come l’essenza fittizia di una seconda vita virtuale in cui mostrarsi sempre al top che però a volte rasenta il trip disfunzionale di una vita che non esiste, mentre nel lato oscuro, la vera vita selenica frigge e cuoce il cervello ad una temperatura con cui si può cuocere una zucca vuota.

Questo è, in parte, il mondo dei social o almeno lo è per una buona fetta di utenti compulsivi che, alla ricerca di uno stato edenico e protetti dallo schermo di un pc, pensano di poter trollare in rete con un grado più o meno pesante di imbecillità ovina, attaccando gli altri per poter cancellare la loro vita reale, quella in cui il loro viso non è poi così luminoso e selenico, la loro personalità non è poi così affascinante, il loro grado di aggressivo fascino si rannicchia sotto i grigi tacchi di una giornata qualunque in un posto qualunque, assieme alle sparute cellule grigie rimaste.

Di fronte a personalità narcisistiche il cui unico scopo è tessere tele ritinte di lana caprina, che tirano cordoni di argomenti inesistenti, di contraddittori sul nulla, reagenti con virulenta aggressività a qualunque tentativo di discussione che metta in forse le loro friabili certezze di argilla espansa e spalmata sulla rete come se fosse oro, una persona dotata di un grado medio di intelligenza, non può offendersi. Offendersi significherebbe cadere nel teatrino programmato dal disturbatore, ossia in un preciso canovaccio che prevede, data un’azione A, una reazione B, uguale e contraria secondo la legge insulto – reazione con insulto di ricambio, in un crescendo parossistico che rasenta il comico, perché niente è più vicino della tragedia dell’intelligenza umana alla sua stessa comicità delirante.

Non potendo visualizzare le reazioni fisiche, gli interlocutori sfogano la loro ansia repressa sotto un post qualsiasi che parla di un qualsiasi argomento di attualità, e in caso di opinioni divergenti per esempio, uno fra tanti, sull’albero di Natale parigino di quest’anno, si riempiono di insulti che nulla hanno a che fare con il post stesso. Poi interviene la fantasia narcisistica. L’immaginazione sulla vita degli altri.

Ricordate quell’uomo dal fiore in bocca di matrice pirandelliana? Egli guardava la vita degli altri da fuori e si immaginava come dovessero essere le vite delle persone che non conosceva affatto. Scrive Pirandello:

Uomo dal fiore in bocca: “Sono capace di stare anche un’ora fermo a guardare dentro una bottega attraverso la vetrina. Mi ci dimentico… Vorrei essere veramente quella stoffa là di seta… quel bordatino, quel nastro rosso o celeste, che le giovani di mercerie, dopo averlo misurato sul metro, ha visto come fanno? Se lo raccolgono a numero otto intorno al pollice e al mignolo della mano sinistra prima di incartarlo… Guardo il cliente o la cliente che escono dalla bottega con l’involto appeso al dito o in mano o sotto il braccio… li seguo con gli occhi finché non li perdo di vista, immaginando… uh quante cose immagino! Lei non può farsene un’idea… Ma mi serve, mi serve questo”.

L’avventore: “Le serve scusi, che cosa?”

Uomo dal fiore in bocca: “Attaccarmi così – dico con l’immaginazione – alla vita, come un rampicante attorno alle sbarre di una cancellata. Ah non lasciarla mai posare un momento l’immaginazione, aderire, aderire con essa, continuamente alla vita degli altri… ma non della gente che conosco. No, no! A quella non potrei, ne provo un fastidio, se sapesse, una nausea. Alla vita degli estranei intorno alla quale la mia immaginazione può volare liberamente… E sapesse quanto e come lavora, quanto riesco ad addentrarmi! Vedo la casa di questo e di quello…”.

La letteratura ancora una volta anticipa la vita.

L’uomo dal fiore in bocca è un personaggio che sta morendo e si attacca alla vita degli altri immaginandosela per dare un senso alla propria che sta finendo. Significativo è che l’oggetto di questa immaginazione sia sempre lo sconosciuto.

I disturbatori nei social non fanno forse lo stesso? Non attaccano perfetti ed illustri sconosciuti con una opinione differente dalla loro, immaginandosi la loro vita, psicanalizzandoli senza nemmeno averli mai visti, attribuendo loro malattie, benessere o povertà, problemi personali, fisici, mentali, comportamentali, etc.?

Chi immagina la vita degli altri senza conoscerla è un uomo dal fiore in bocca che ha la morte addosso, una morte che lo spinge oltre se stesso nel tentativo di dimenticarsi e di non guardarsi più, perché non tutti riescono a tollerare la visione impietosa e scandalosa di se stessi.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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