Di Feffo Porru©
MA COME . . .
Ma come raccoglievo le rimanenze di inezie non sapevo
se poi il comando non raggiungeva la mia quiete liquida
quando limpida sembrava la voce scalza che camminava sull’esofago
e straripava nelle guance piantate di cipressi obsoleti .
Non comprendevo le parole piallate dalla rabbia
e dallo sforzo di uscire da una vagina d’ansia cruda
perché vaporosa era la linea sottile che segava il nostro impeto
che si rivelava tediato da una quotidianità mai effimera.
Così io vacillavo nei campi di Emmaus spoglio di resurrezione
riempiendo la mia otite di maggese per non avvertire un vomero logopatico
che dissoda l’orologio di una riconciliazione decomponibile
in un decantatore decorato di gemiti.
Lei intanto disboscava anche le mie gote
arginava la mia fiumana imbrumata
perché un esostra era la sua laguna mutevole.
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