Festa della mamma e catto-fascismo italico

Festa della mamma e catto-fascismo italico

Festa della mamma e catto-fascismo italico

Di Mary Blindflowers©

Frasche secche, credit Mary Blindflowers©

 

In epoca moderna la prima festa della mamma è quella anglosassone, Mothering Sunday, che però non festeggiava in origine la mamma, ma una giornata in cui ai ragazzi che lavoravano lontano da casa, era concesso tornarvi per unirsi alla famiglia e dunque rivedere le proprie madri, magari facendo loro un piccolo regalo. Il Mother’s day è stato istituzionalizzato negli Stati Uniti grazie ad Ann ed Anna Maria Jarvis, attiviste durante la guerra civile americana. Il primo Mother’s day fu celebrato nel 1908 a Grafton nel Massachussets da Anna Marie Jarvis, scegliendo come simbolo il garofano, fiore preferito dalla madre defunta. Solo nel 1914 l’allora presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson rese l’evento una festa ufficiale, e decise che sarebbe stata festeggiata la seconda domenica di maggio. La ricorrenza si diffuse gradualmente in tutto il mondo, quindi anche in Italia, ma la stessa Jarvis si rammaricò della piega commerciale e strumentale che la celebrazione stava assumendo, dato che aveva pensato di istituire la festa per celebrare l’amore filiale, non la strumentalizzazione della donna o il profitto.

In un Paese catto-fascista come l’Italia questa celebrazione dell’amore filiale è diventata inquadramento della donna nel suo ruolo riproduttivo di madre, un ruolo sociale passivo assimilabile a quello delle madonne silenti tanto celebrate dal cattolicesimo.

La prima giornata nazionale della Madre e del fanciullo venne celebrata in Italia infatti il 24 dicembre 1933, quando il governo fascista premiò le madri più prolifiche d’Italia, dato che, secondo il duce, il ruolo fondamentale della donna era semplicemente quello di dare figli alla gloriosa nazione, che poi tanto gloriosa non era, ma questi erano ai suoi occhi particolari da dimenticare. La data era stata scelta in collegamento con il Natale proprio per celebrare la maternità. Soltanto negli anni cinquanta venne spostata a maggio. La prima festa della mamma post-fascista risale al 1956, quando il sindaco Raul Zaccari in collaborazione con Giacomo Pallanca, guarda caso, così, per combinazione, presidente dell’Ente Fiera del Fiore e della Pianta Ornamentale di Bordighera-Vallecrosia, prese l’iniziativa di celebrare la festa della mamma a Bordighera, la seconda domenica di maggio del 1956, al Teatro Zeni. Ovviamente in tutto questo la vendita di piante ornamentali e fiorellini dell’ente del Palanca, per l’occasione, passava in secondo piano, come elemento casuale. Ma anche il buon parroco di Tordibetto di Assisi, Otello Migliosi si diede parecchio da fare per ribadire l’importanza della festa della mamma, ovviamente in chiave cristiana, perché se il fascismo doveva sottolineare l’importanza del ruolo riproduttivo della donna in nome dei fasti della nazione, e l’ente Fiera del fiore, doveva vendere piante e fiori agli ingenui, Migliosi doveva tirar l’acqua al suo di mulino, quello della chiesa. Ecco dunque i festeggiamenti di una mamma interconfessionale tout court, una donna cristiana, perfettamente inquadrata nel ruolo che la chiesa aveva e ha scelto per lei. Il 18 dicembre 1958 Raul Zaccari con i senatori Bellisario, Baldini, Restagno, Piasenti, Benedetti e Zannini, presentano al Senato della Repubblica dell’italietta un disegno di legge per rendere istituzionale la festa della mamma. Quindi l’8 maggio 1958 si festeggia ufficialmente e con tutti i crismi dello Stato e della Chiesa, la meravigliosa festa. La giornata viene poi spostata alla seconda domenica di maggio nel 2000, per adeguarla con quella degli Stati Uniti, essendo ovviamente gli italiani da sempre filo-americani.

Sulla base di queste edificanti premesse filo-fasciste, e catto-misogine, ancora oggi in Italia si festeggia la festa della mamma che è utile per tutti, per i commercianti che vendono i loro fiori e piante, per i cattolici che ribadiscono, fino allo sfinimento della ragione, il concetto che la donna deve stare al suo posto e fare figli, essendo essenzialmente votata al suo destino di madre come Maria madre di Dio e le madri dei santi. Tutti felici, escludendo nel 2018 la possibilità dell’esistenza di famiglie non tradizionali. Poi ci sono le scuole di stato con le maestre che non sanno neppure come è nata la festa della mamma, ma ordinano ai bambini di confezionare orripilanti regalini per una donna che per loro deve essere solo ed esclusivamente madre, quindi esistere unicamente perché li ha messi al mondo. I difensori di questa festa fascista sostengono che la tradizione andrebbe salvata ad ogni costo perché la sua perdita costituirebbe un irreparabile danno.

Personalmente non ho cara questa festa, non mi piace il significato originario che ha assunto in Italia, la strumentalizzazione di cui è stata oggetto, lo sfruttamento commerciale, e ritengo che bisognerebbe abolirla perché la donna è molto di più che una semplice mamma e il suo valore non si esaurisce, come vorrebbero la Chiesa e i regimi totalitari, nel suo solo ruolo riproduttivo.

Una festa che, per come è stata presentata in Italia, offende le donne, solo che queste non se ne accorgono nemmeno.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

Comment (1)

  1. Angelo Giubileo

    Impeccabile riassunto del senso più profondo di come è vissuto l’evento in Italia. Mi permetto solo di aggiungere alla definizione della tradizione cattofascista il termine comunista, in modo da formare un unicum, tipicamente italiano, cattofasciocomunista. Con tanti saluti a ogni istanza socialista e liberale, tipiche viceversa della modernità e postmodernita’

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