Il libro non è una patata, please, read me

Il libro non è una patata, please, read me

Il libro non è una patata, please, read me

Di Mary Blindflowers©

Please, read me, noblesse oblige, credit Mary Blindflowers©

 

Il nome è definente, cataloga, identifica, sottolinea, porta conoscenza, è un marchio di qualità a denominazione di origine elitaria controllata e testata dal sistema, fonte di innocuità suprema, di adattamento mediatico e non, di sostegno al politicamente corretto e al buon senso comune.

Il nome insomma, in questa nostra società è tutto, se poi si accompagna assieme ad un’immagine costruita ad hoc per incuriosire o creare un mistero che non c’è ma che si finge, diventa vero e proprio marketing, vendite “sicure”, lancio del personaggio fittizio che diventa realtà nell’immaginario collettivo, grazie agli sforzi collaudati della propaganda e della politica che ormai si confonde sempre più con l’arte.

Così quando il rampollo X, figlio di un nome, decide di dedicarsi ad attività artistico-letterarie, ha due strade o sfruttare il nome che porta alla luce del sole e dichiararlo senza pudori, scrivendo un libro magari e pubblicizzandolo molto usando il suo nome, in modo da vivere del riflesso del genitore, oppure usare uno pseudonimo e inventarsi una biografia fittizia infarcita di notazioni curiose che possano attirare l’attenzione del lettore. X così non dirà di essere figlio di qualcuno, semplicemente godrà dietro le quinte di tutti i vantaggi del suo nome, quindi pubblicherà con un grosso editore il suo primo libro, anche se di fatto non ha nessun curriculum che giustifichi una simile pubblicazione; verrà pubblicizzato nella televisione, anche perché se occorre non gli mancano i soldi per pagare la sua presenza in tv; otterrà lusinghieri articoli di giornale da giornalisti, chiamiamoli così, che non leggeranno nemmeno il suo libro, ma avranno il preciso compito di scriverne bene, perché il nome è il nome e non si discute. La letteratura oggi è ufficialmente tale solo se passa dal nome e dal potere, e il gioco delle parti e dei figurinanti è servito su un piatto d’argento. In alcuni casi invece accade che il figlio di… che pubblica immediatamente e senza sforzo un libro coi grossi gruppi editoriali, voglia alimentare un mistero più grande, non facendo presentazioni di libri, non concedendo interviste, non mostrandosi in pubblico. E ovviamente nel gioco della pubblicità, i giornali parleranno di questa sua ritrosia come fenomeno curioso, insolito, attirando la curiosità dei lettori circa l’identità di questo misterioso scrittore. Questi verrà presentato come se fosse sconosciuto, sottolineando la sua bravura e la “meritata” pubblicazione del suo primo capolavoro con un gruppo editoriale che conta.

 Tutto molto bello, ma i fatti dimostrano che tale sistema elitario alla lunga non paga. I lettori della narrativa oltre che della poesia, sono in netto calo in Italia. 

Come mai?

Le strategie di marketing, la costruzione di biografie fittizie, il mistero del misteri su nomi misteriosi che però riescono a raggiungere alte vette o i figli di, non attirano i lettori?

Ma come, si parla in alcuni casi di centinaia e migliaia di copie vendute e poi i dati dicono che in Italia si legge poco?

C’è qualcosa che non va.

Se i figli del marketing e della politica vendono così tanto, perché l’editoria è in crisi?

C’è da domandarselo. Io nella mia ingenuità me lo domando.

Sono infatti una lettrice accanita, però da qualche annetto evito accuratamente i libri dei grossi editori propagandati a gran voce come “casi letterari”, quelli con la fascetta gialla o di vari colori in cui è scritto, tra l’altro in modo piuttosto grezzo e pacchiano, che quel libro ha venduto un tot straordinario di copie, altro trucchetto per far vendere. Se dici che un libro ha venduto tantissimo, il lettore medio non esperto, si incuriosisce, e pensa che per aver attratto così tanta gente, quel libro dovrebbe essere un capolavoro. Niente di più falso. I dati sono spesso gonfiati per esigenze di marketing, il libro trattato alla stregua di un sacco di patate, tant’è che molti di questi libri campeggiano anche al supermercato assieme a rape e ravanelli, tanto il livello è quello. I casi editoriali mi hanno sempre deluso, sia dal punto di vista contenutistico, che stilistico-letterario, e dopo aver buttato una certa quantità di soldi comprando libri del giorno, propagandati da tutti i giornali di regime come eccellenti, e stampati in Cina con carta pessima che ti si rompe in mano, per abbattere i costi di stampa, ora preferisco spendere con più accuratezza, cercando anche libri che il sistema monopolizzato dalla casta, non pubblicizzerebbe mai, libri che un grosso editore non stamperebbe, anche poco recensiti, dato che gli autori non sono figli di nessuno, e ho trovato dei veri e propri capolavori, giungendo alla conclusione filosofica scontata che il libro, quello vero, quello che ti fa pensare, non è una patata.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

 

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