25 aprile, festeggiamo la democrazia corrotta

25 aprile, festeggiamo la democrazia corrotta

25 aprile, festeggiamo la democrazia corrotta

Di Mary Blindflowers©

Fiore d’Aprile, credit Mary Blindflowers©

 

Il 25 Aprile è la data ufficiale della liberazione dell’Italia dal nazifascismo con l’instaurazione della democrazia e della libertà. Democrazia, governo del popolo, dal greco δημοκρατία, comp. di δῆμος «popolo» e -κρατία «crazia». Il popolo finalmente libero, governerebbe se stesso attraverso i suoi rappresentanti, garantendo l’uguaglianza di tutti i cittadini.

Una bella utopia, nei fatti irrealizzata ed irrealizzabile che nella realtà pratica si traduce in “governo della maggioranza”. Vince le elezioni chi prende più voti. E per prendere più voti i partiti si alleano, così capita di votare un partito che si allea con un altro partito che il coscienzioso cittadino x, corso alle urne per fare il suo dovere di uomo civile e democratico, non avrebbe mai votato. Quindi in virtù delle alleanze si vota chi non si vota, un paradosso dal sapore kafkiano che costituisce l’essenza del partitismo e dei governi cosiddetti democratici. Di fatto per governare servono voti e mettendo insieme i voti di un partito con un altro, ecco che si raggiunge una poltrona calda e seducente, la poltrona del potere. Ovviamente se in teoria la democrazia crea un livellamento di diritti e doveri di tutti, il termine tutti nella pratica diventa concetto piuttosto sfumato, dato che il governo della maggioranza dimentica spesso le minoranze alle quali verrebbero assicurati dei diritti a seconda dell’estro di chi governa e che decide attraverso quali provvedimenti legislativi garantire certi tipi di diritti e altri no. Il partitismo che avrebbe dovuto assicurare nei fatti il trionfo degli ideali democratici, attraverso una selezione dei suoi membri, ha servito corruzione e posizionamento strategico mafioso nelle varie liste di una lunga serie di “impresentabili”, personaggi di dubbia moralità che da secoli parassitano nei vari partiti, corrotti e corruttori di ogni risma, riciclati da un partito all’altro, ripuliti, ripresentati come nuovo che avanza, rilavati come una maglietta sporca che sembra bianca ma ha le fibre intasate di sporcizia. Dall’altra parte c’è il cosiddetto “popolo sovrano”, espressione che ormai non significa più nulla e sembra più che altro una barzelletta per bambini. Che fa questo “popolo”? Illudendosi di essere libero, corre da corrotti e corruttori, pur sapendo che sono tali, e chiede la loro benedizione perpetua, tra un inchino e un baciamano onorevole, si prostra per avere un lavoro che gli spetterebbe di diritto, se soltanto la democrazia non fosse corrotta. Questo “popolo” saggio che pensa di governare senza decidere nulla, è composto da individui che solipsisticamente pensano al mantenimento ciascuno della propria baracca, mattone dopo mattone, chiodo arrugginito dopo chiodo arrugginito. L’individuo medio mediocre non concepisce nemmeno nei suoi sogni l’idea che una democrazia presupponga anche meritocrazia, no, ciascun rappresentante di questo “popolo sovrano”, chiede e spesso ottiene di occupare posti che non gli competono, così il diplomato occupa il posto del laureato, il laureato sta a spasso per la città cantando trallallerò trallallà e cercando di conciliare il pranzo con la cena, gli uffici pubblici sono spesso intasati da incompetenti e da parassiti di ogni risma che non riescono nemmeno a darti un’informazione in tempo reale e la raccomandazione gestisce e domina il mercato del lavoro. Così le competenze e il curriculum passano in secondo piano, diventano addirittura carta straccia o carta che si può usare al gabinetto in caso di necessità impellente. E non si pensi che il medio mediocre che segue queste logiche sia il povero, l’incolto, perché non è così. La raccomandazione è trasversale. E siccome non c’è giornale che sia libero da influenze politiche, ecco che se un intellettuale non vuole vivere fuori da ogni gioco, ricorre alla tessera di partito, e sia che dichiari apertamente la sua fede politica, sia che cerchi di nasconderla, comunque, se riesce a scrivere per una grossa testata nazionale o a pubblicare con un grosso editore, ha dietro qualcuno, perché in una democrazia corrotta le voci libere non sono ammesse, rappresentano uno scandalo intollerabile. Così capita che personaggi senza alcun curriculum che giustifichi la loro posizione, occupano posti importanti in seno all’editoria, che in teoria dovrebbe diffondere cultura e fiducia nel valore della saggezza dell’umanità e in pratica è solo un nido di uccelli rapaci in cui non vince chi è più preparato ma chi è più ammanicato. Non conta cosa sai fare ma chi conosci. E per conoscere gente che conta occorre naturalmente appartenere anche ad un certo ceto sociale, la casta, che non è una vergine delle rocce, ma un’associazione a delinquere di stampo mafioso che monopolizza e detiene il potere definito a torto “democratico”. Una sorta di governo aristocratico mascherato da democrazia. Esperienze professionali e curriculum non contano nulla ovviamente di fronte all’appartenenza cetuale e alle conoscenze politiche. Ma questo lo sanno tutti. Nonostante lo sappiano tutti, quando la grossa casa editrice Y dà alle stampe l’ultimo obbrobrio del non ultimo raccomandato di partito, il “popolo” a cui si lava per bene il cervelletto con la propaganda e la pubblicità progresso, (visto che la casta detiene il monopolio dei mezzi di informazione, carta stampata, e radiotelevisione), corre entusiasta come un bambino a comprare quel libro, sfogliandolo come se fosse una reliquia di santo e riponendolo nel cassetto vuoto della mente depauperata e “liberata” a partire dalla data ufficiale del 25 aprile.

L’Italia sarebbe una Repubblica fondata sul lavoro e invece è fondata sul niente perché è più facile che un uomo entri nella cruna di un ago piuttosto che cambi la sua mentalità per rendere la democrazia degna di questo nome.

Il 25 aprile si festeggia il passaggio dalla schiavitù del nazifascismo alla corruzione della democrazia. Tutto questo viene chiamato liberazione, dal latino liberatio-liberationis.

Ecco ora siamo liberi di essere schiavi definendoci “liberati”.

Che i vostri cuori esultino dunque. Festeggiate con gioia il trionfo della nostra democrazia corrotta che scotta e inficia la meritocrazia.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

Comments (2)

  1. Mariano Grossi

    Analisi lucidissima….il dramma è che bisogna difendere a denti stretti questa democrazia corrotta e concussa se non si vuol tornare alle Figlie della Lupa e ai Balilla! Siamo abbarbicati al meno peggio, purché non ci piombi un SS in casa o un gerarca che con la scusa di requisir oro per la patria ci stupra mogli e figlie … mia nonna questo raccontava esserle accaduto… ed io non ci voglio capitare!

  2. Angelo Giubileo

    Ho 53 anni e conservo la memoria di chi raccontava lo sbarco degli americani-liberatori a Paestum. Nel decennio trascorso il politologo e poi storico Gianpaolo Pansa ha raccontato con dovizia di fatti gli orrori perpetrati dai partigiani al nord durante la fase della resistenza al nazifascismo. Ecco, questo dimostra come il mythos della nostra liberazione e costruzione della repubblica sia infondato. Da qui il passo è breve fino a giungere alla società di oggi di cui è detto bene nell’articolo. Un’ultima considerazione: la democrazia è una costruzione quotidiana e un ritorno, eventuale, a epoche buie non può essere mai casuale …

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