Paghi 60 euro e diventi poeta

paghi 60 euro e diventi poeta

Paghi 60 euro e diventi poeta

Di Mary Blindflowers©

Cavalier poeta, credit Mary Blindflowers©

Cogliere nel mucchio, senza pietà, speculare sulla vanità degli scrittori, sulle manie da protagonismo che animano molti pseudo-letterati della domenica e la loro sfrenata quanto ingiustificata ed ingiustificabile voglia di apparire in un mondo in cui la facciata è tutto.

Associazioni culturali che fioriscono come funghi, gestite da uomini e donne che non sanno parlare nemmeno un corretto italiano e si auto-etichettano sui social come grandi operatori della cultura e della poesia.

Internet favorisce la diffusione delle notizie, la pubblicità regresso, l’ingresso delle illusioni nella tua meravigliosa vita da artista che crede in se stesso e credendo e sperando, tenta di non fare la fine del noto Pedru Feghe, di un altrettando noto proverbio sardo, Pedru Feghe mortu caghende, tradotto morto cagando.

Così arriva per caso un messaggio del tutto impersonale nella chat di fb da parte di un gentile signore di nome Fabio Martini, senza nemmeno buongiorno, buonasera, un vale, crepa, un καλημέρα, insomma, quest’uomo, mai visto, sentito nominare o conosciuto neppure su Marte o da qualche altra parte, mi scrive: “Sono fondatore de lineditoassociazioneletteraria.it, se scrivi poesia o narrativa o anche leggi con passione sei il benvenuto/a”.

Un messaggio breve, chiaro, conciso, in parole semplici, spam in piena regola, messaggi pre-impostati e inviati a chi capita capita, senza discernimento, senz’anima. La barretta che separa il femminile dal maschile ha l’indecenza dello stereotipato che fa intuire l’attenzione e il rispetto con cui si mandano queste comunicazioni ad utenti scelti a caso nel mare magnum della rete.

Un robot non avrebbe saputo fare meglio.

Vado nel sito segnalatomi perché sono un’impicciona.

C’è un modulo da compilare per chiunque voglia partecipare come lettore o come scrittore.

Allora chiedo al signor Martini: “scusi, se ho capito bene, per pubblicare le mie poesie nel sito dell’associazione io dovrei pagare 60 euro annuali”.

Ammette che è così, la partecipazione è a pagamento.

Chiedo come mai.

Risponde con un pessimo italiano e una struttura sintattica del tutto sgangherata che i motivi di questa richiesta di denaro sono svariati, che spiegarli dettagliatamente sarebbe impossibile senza tediarmi. Così questo signore che conosce perfettamente le capacità di misura del mio tedio, pur non avendo mai avuto a che fare con me, testuale spiega perché chiede i soldi: “Prima di tutto perché siamo un’associazione dove per affrontare i costi degli strumenti dobbiamo autofinanziarci e nel contempo contarci. Secondo che un sito di quel genere costa molto e ancor più deve essere garante della sicurezza degli iscritti. Terzo che essendo contemplato un sistema di votazione interno agli iscritti ed essendo tutto legato alla nostra rivista letteraria che anch’essa è costata in tema di testata al Tribunale etc. etc. la faccenda diventa complessa”.

Lascio giudicare a voi le capacità letterarie di questa persona, valutare le sgrammaticature contenute in queste poche frasi che penso non abbiano necessità di ulteriori commenti, ma, oltre allo scempio della lingua, non è che abbia capito molto di questa spiegazione. “I costi degli strumenti”. A quali strumenti si riferisce? Suona per caso in un’orchestrina? Si deve autofinanziare per comprarsi tromba e violoncello, arpa e clavicembalo? Non si è capito bene.

Nel secondo punto dice che deve garantire la sicurezza degli iscritti. Anche qui cosa intenda esattamente per sicurezza non si comprende bene. L’associazione culturale è forse una banca che deve garantirti la sicurezza del conto? Oppure ti pagano una guardia del corpo personale nel caso litigassi con il tuo vicino di casa o con qualche altro scrittore invidioso?

Il terzo punto poi è più oscuro di una quartina di Nostradamus: “il sistema di votazione interno”… Ma che vuol dire? Votazione per cosa? Siccome loro votano non si sa bene chi e cosa, chi scrive per loro deve sborsare quattrini anche solo per apparire in un sito? Nemmeno i politici arrivano a tanto, almeno quelli ti illudono che votare sia un tuo diritto gratuito. Mistero.

Che sia poi “tutto legato” alla loro rivista regolarmente registrata in Tribunale, e presumo pure venduta a terzi, che significa? Che non solo gli scrittori che ci pubblicano non vengono pagati, ma devono pure pagare per scriverci sopra? E i guadagni delle vendite della rivista a chi vanno?

Quando ho chiesto questo al signor grammatica perfetta, ha preferito defilarsi ed interrompere la comunicazione, avendo avvertito una leggera nota polemica nel mio modo di rivolgergli le domande.

Forse la nota polemica c’era e c’è ancora perché solo un pollo da batteria può pagare 60 euro per pubblicare una sua poesia su un sito e una rivista sconosciuta.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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