Borghi webetismo e recensioni per pura vendetta

i borghi dell'webetismo e le recensioni per vendetta

Borghi webetismo e recensioni per pura vendetta

Di Mary Blindflowers©


Utensili sparsi, by Mary Blindflowers, Fremmy©

 

Ci sono webeti che navigano costantemente alla ricerca del loro tempo da perdere, tempo che potrebbero impiegare diversamente e in modo più produttivo, per esempio per migliorare i loro romanzi. Ci sono persone che covano vendette per 5 mesi.

A giugno lessi “Le cose dell’Orologio”, un pessimo libro scritto dall’illustre sconosciuto blogger Borghi che in tempi non sospetti, mi ha invitato, tanta la stima che aveva di me, a selezionare le opere di poesia per la sua agenzia letteraria.
Ho ancora la mail che lo conferma.

La mia recensione potete trovarla qui:

http://controcomunebuonsenso.blogspot.co.uk/2016/06/le-cose-dellorologio-ovvero-lonesta.html#.WAIBcyMrLR0

Questo illustre sconosciuto in alcune mail che mi sono pervenute sulla casella di posta elettronica, prima che recensissi il suo pregevole libro, mi scriveva, testuale: “ho una paura fottuta del tuo giudizio sul mio libro”, e univa oltre ad attestazioni di stima, complimenti sulla mia scrittura: “puoi dare lezioni a molte presunte po(v)etesse che conosco”, etc., precisando che nella mia recensione dovevo essere sincera.

Siccome il mio giudizio non sarebbe stato positivo, gli scrissi dicendogli che, se voleva, potevo anche non postarlo.

Si infervorò, diede letteralmente in escandescenze.

Si aspettava complimenti ed elogi al suo romanzo, evidentemente, e questo dopo avermi detto che dovevo essere sincera.

Intanto con altri falsi profili, nonostante l’abbia bannato da tempo, lui ha continuato a seguire tutti i miei post sui socials mandando in avanscoperta anche una sua amichetta che si improvvisa critica d’arte e fotografica e sbircia anche su Instangram, dove tra parentesi, vado pochissimo: “anche su instagram ha pochissimi seguaci e le sue foto sono di una banalità disarmante e i suoi pasticci coi colori e foto sempliciotte, senz’anima, solo boria”.  Nonostante la signorina fosse tra i miei contatti e prima di una mia critica a certe suo incongruenze, distribuisse like a manca e a destra, ha avuto il tempo di intrattenersi sulla bacheca di Borghi, per studiarmi come “soggetto bizzarro”.

Mi aspettavo una vendetta da tempo, ovviamente l’webete per quanto webete, non poteva vendicarsi subito, si sarebbe capito che se avesse fatto una recensione negativa immediatamente dopo la mia, avrebbero capito tutti che era dettata da motivi di vendetta e rancore. 
Allora ha aspettato.

Dopo aver perso il suo prezioso tempo a riportare in un suo articolo brani di conversazione che ho avuto con altre persone sotto un post dell’editore, si è preoccupato di scrivere all’editore stesso, dicendogli che doveva censurarmi. Non avendo ricevuto soddisfazione alcuna dall’editore, ha scritto un articolo.

Dopo si è inoltrato nella “critica del testo” o almeno in quella che lui ritiene sia “critica del testo”.

Premetto che in tempi non sospetti mi scrisse, testuale: “non sono in grado di recensire il tuo lavoro, stai troppo avanti”. 

Adesso invece è improvvisamente diventato critico letterario.

Purtroppo, quando si è mossi da rancore, le ciambellette non riescono col buco, così ha scritto uno sproloquietto sfottò sul mio libro Utensili sparsi, sproloquietto che mi ha molto lusingato, come mi lusinga il fatto che, nonostante sia stato bannato da mesi, continui a seguirmi. 
Lo sproloquietto lo trovate qui:

http://stranoforte.weebly.com/sala-da-pranzo/utensili-sparsi-di-maria-antonietta-pinna-fremmy-dafunk-nettarg-edizioni

Ammiro l’impegno dimostrato nella cosiddetta “recensione” per cercare di dimostrare l’indimostrabile e nel mostrare la sua profonda ignoranza su tematiche sperimentali.

Ci sono alcune parti davvero succulente, per esempio, quella in cui dice di non capire niente del titolo che, secondo il suo parere di recensore, non ci azzeccherebbe “una bacca di mirto” con il testo perché per lui, uomo dalla visione limitata delle cose, gli utensili sarebbero, “lo sanno anche i non letterati, degli strumenti utili per fare qualcosa e nell’opera in argomento tale termine non c’entra neppure se la leggiamo sotto l’effetto di potenti allucinogeni”.

Forse il recensore non ha letto bene la poesia “follia” in cui si recita “utensili sparsi /nell’ordinaria crudità del giorno/:

Rara
follia,

fortuna
che ci sei.

Utensili
sparsi

nell’ordinaria
crudità del giorno

camminano,

oggetti
senz’anima e corpo,

in
disistima del mondo bruto

nelle
trame di sfuocate

letargie
antidubbio.

Si
ferma solo

l’utensile
caduto nelle solide certezze

coi
semi aridi schiacciati

contro
le rubriche di un analista ben pagato.

Eppure
ci sono menti oltre,

in
afflato di anagogia,

senza
timbri,

apripista
a costante ricerca

nelle
vie di un futuribile domani,

senza
sapere che poco più di niente.

Pura
sublime follia è

guardare
il mostro negli occhi,

sporcarsi
del suo sangue le mani

e
con la sua pupilla pulsante nel palmo

tessere
trame di future nostalgie.

Vabbé cose che capitano, gli sarà sfuggito, ma non si è nemmeno accorto che il termine “utensili” rievoca “la Macchina” nella visione cosmica di certa letteratura d’avanguardia, inoltre gli è ulteriormente sfuggito che il termine, rievocato in varie liriche, allude alla disgregazione dell’uomo. Sparsi è un rafforzativo di questo concetto e sta per smarriti, persi, ma capisco come tutto questo possa apparire troppo complicato ad uno che chiama pane pane e vino vino.

Passiamo alla critica del testo vera e propria.

Tra una convulsione e l’altra, l’webete, posta stralci opportunamente tagliati di poesie e poi fa una critica approfonditissima, un esempio fra tanti:

Ma prendiamo un’altra lirica destrutturalista, leggete che meraviglia:

“… Il nero è un colore d’un bianco crudele,

sottile di forze allusive,

un fondo di gotico denso

fiele accecante

spalmato con l’ascia del pianto 

su un pozzo senza mai fine,…

[da Il nero]

Il nero, certo, come no”.

La sua critica del testo è questa: “leggete che meraviglia” e “il nero, certo, come no”…

Sono colpita, lo confesso…

E ancora:

“… Mi ha portato un ratto lunare in regalo,

ieri per il compleanno.

L’ho messo sul comodino come rarità per gli amici

tendenti all’oblio,…”

[da Ho letti di fiumi]

Ecco la sua critica del testo:

Di solito, i comodini stanno nelle camere da letto e gli amici, quando vengono a trovarci, anche se siamo dei poeti, non è che vengono subito condotti in camera da letto (o comunque, non proprio tutti, altrimenti si deve parlare di altro). Poi, per carità, se uno è poeta può anche vivere in un open space con tutto a vista, cesso compreso, oppure portarsi i comodini in cucina, per far vedere i ratti lunari agli amici, oppure ricevere gli amici in camera da letto come Madame de Rambouillet..”…

Qui rido proprio.

Che razza di critica è?

Eppure il surrealismo è stato inventato da tempo, ma Borghi sembra ignorarlo… Del resto da uno che scambia il termine “utensili” con gli strumenti di un muratore, senza sapere che c’è muratore e muratore, e un titolo per una bacca di mirto, cosa ci si può aspettare?

Eccolo che scomoda addirittura la metrica senza parlare di metrica né criticare alcunché, come dire, sono lusingata:

La metrica (questa sconosciuta, oramai siamo tutti poeti sciolti e della metrica possiamo anche impiparcene bellamente), poi, è inesistente, fatti salvi pochi – e di certo casuali – passaggi.

Molti credono che in poesia sia tutto concesso e che tutto ciò che passa per le propria testa sia buono per essere scritto. Eh, no, non è propriamente così, non si può citare impunemente:

in sospensione di senso

laddove cozzano spilli e baobab

tra frecce vibranti,

canto la vita…”

[da Canto fino alle stelle]

perché con tutta la fantasia traspositiva di questo mondo, laddove cozzano spilli e baobab di poetico non ha proprio nulla. Se poi voleva citare il posto ideale dove gli opposti si incontrano, è meglio sorvolare”. 

La sua critica è: “di poetico non ha proprio nulla”, in pratica non una critica ma un’opinione.

Successivamente si improvvisa esperto di gatti. Eh già perché oltre che di utensili, di comodini, di bacche di mirto e di opinioni confuse con critica, l’illustre si intende anche di felini, insomma fa rima e c’è:

“ho un gatto vero che vive con me

nell’indifferenza dei giorni,…”

Ma sentite la critica a questi versi:

perché con tutta la poesia possibile, i gatti finti, ammesso che possano esistere, non vivono”.

Davvero? I gatti finti non esistono?”

Dovrebbe leggersi la famosa storia del Gatto di Schrodinger, che a quanto pare l’acuto recensore non conosce…

Quindi posta un pezzo di prefazione e fa la sua critica sempre molto approfondita:

anche qui non ci si capisce un tubo”.

Sorvolo sulla domanda chi è Fremmy? Perché potrebbe essere a sua volta rigirata con un Chi è Borghi?

La spasmodica ricerca del “qualcuno” a tutti i costi è una costante dei mediocri.

Sorvolo sul cattivo gusto, teso solo alla denigrazione, di quel “emigrata prima a Roma poi in Inghilterra”. Potrei ricordare all’illustre che pure lui è un povero “emigrato”, dato che fa Borghi di cognome, vive in Sardegna e non è nemmeno sardo. Sorvolo sul cilicio, chiara e invidiosa allusione alle mie recenti pubblicazioni, sugli allucinogeni, sulle vicende giudizie di Borghi che a noi non interessano, dato che anche un ex galeotto dovrebbe avere i suoi quindici minuti di gloria, e su altro…

Comunque su una cosa ci ha azzeccato, non ha capito un tubo e aveva ragione quando mi scrisse di non essere in grado di recensire i miei libri.

A volte l’emotività per un pasto mal digerito, fa brutti scherzi…

Sù, Borghi, un po’ di pomata e vedrai che ti passa, intanto grazie per la pubblicità, sono sicura che puoi fare di meglio, per il momento non sei riuscito nemmeno ad irritarmi, non ne sei all’altezza. Mi hai semmai, divertito… Giuro che in macchina, ripensando alla tua “recensione”, ho riso come una matta.

Grazie.

 https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

 

 

Comment (1)

  1. Lucia Palermo

    In Sicilia si dice: cociri nto so brodu. I tentativi di puerile vendetta annullano il senso critico spesso e volentieri.

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