Gruppi culturali social? Censura!

Gruppi culturali social? Censura!

Gruppi culturali social? Censura!

Gruppi culturali social? Censura!

Nello stagno, credit Mary Blindflowers©

 

Gruppi culturali social? Censura!

Fluò©

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Che i gruppi culturali e che parlano di libri su fb non mi abbiano mai convinto è un fatto scaturito dall’evidenza di una sostanziale e generalizzata stagnazione di ogni pensiero critico. I gruppi sui libri, per esempio, su fb, sono laghetti di pensieri preimpostati e innocui perché gestiti, nella maggioranza dei casi, da amministratori che come germani reali nelle acque quiete di uno stagno, non sanno nemmeno perché hanno aperto una pagina culturale, forse per darsi un tono e sentirsi esseri umani migliori che possono censurare tutto ciò che non risponde esattamente alla loro sensibilità di giullari del potere. Esagero? Forse, però è un fatto che i meccanismi di censura verso chiunque osi sfaldare miti precostruiti attraverso una analisi critica dei libri stessi, sono in genere mal’accolti o ignorati.
Gruppo Bibliophilia, un postante linka un articolo: questo. Una persona intelligente del gruppo, legge. Il postante discute con l’interlocutore molto pacificamente per una volta, si parla di certi meccanismi perversi per cui l’editoria si trova al collasso, meccanismi di scelte elitarie della grossa editoria, condizionamenti di partito, etc. L’amministratore interviene con toni piuttosto sgarbati: “certo la discussione è interessante ma cosa c’entra con la bibliophilia? Mi sa che occorra mettere più di qualcuno fuori dalla porta”.
Sottolineo che si parla di un libro pubblicato negli anni 60 e ristampato più volte. Il postante chiede cosa intenda l’amministratore per bibliophilia, se non amore dei libri. Il bibliofilo dovrebbe essere in primis un lettore, e la lettura presuppone non soltanto uno scorrere passivo di caratteri scuri su un foglio bianco, bensì anche un’assimilazione critica del testo. Se si legge veramente un testo lo si scompone nei suoi elementi essenziali per capire di cosa parli e in che termini. Quindi un post che fa una disamina critica su un libro, con conseguente conversazione sull’editoria che a quanto pare dovrebbe sfornare libri e non patate, forse qualche connessione con un gruppo chiamato bibliophilia ce la potrebbe anche avere. A quanto pare no, senza nemmeno rispondere, gli amministratori hanno giudicato dall’alto della loro cultura libresca e pedante, che la conversazione scaturita da quel post, fosse troppo polemica, ergo inadeguata al gruppo, perciò il post è stato rimosso, ossia censurato.
Bibliophilia per gli amministratori è mostrare foto di libri rari, antichi e dire: “ecco il mio libro, vedano, signori e signore, io possiedo questa edizione!” Naturalmente nulla vien detto sul contenuto, perché per questi coltissimi bibliofili l’importante è il guscio, l’esposizione narcisistica di pezzi rari che non vengono neppure letti.
Il libro viene denaturalizzato, altro che amore dei libri, questo è narcisismo bello e buono, ma anche operazione che serve a sottolineare in fondo in fondo lo status sociale di chi partecipa a questi gruppi, ossia l’appartenenza all’alta borghesia. Il libro diventa così come una macchina di lusso, un rolex, un qualsiasi oggetto che serva ad esaltare la superiorità sociale, la ricchezza e l’egocentrismo di chi lo possiede. Mentre il cafone arricchito fa brum brum con la sua auto sportiva superlusso, pensando di essere un dio, lo pseudo-dotto fa vedano vedano che libro possiedo, una cinquecentina rara! Sì, bellissima, ma di che parla? Tutto tace, ed è un silenzio eloquente che denuncia un vuoto culturale spaventoso, perché ormai possedere un libro raro è diventato soltanto uno status symbol e niente più. Ovviamente da tutta questa giostra degli incanti, si esclude chiunque non possa permettersi un libro raro, perché, come diceva una nota pubblicità del passato, certe cose sono per molti ma non per tutti, anzi in questo caso per pochi che ostentano forse una cultura che non hanno se poi bannano come non idoneo qualsiasi discorso parli invece del contenuto dei libri, qualsiasi link che critichi poco poco i meccanismi esterni attraverso i quali un libro nasce e si diffonde.
Non si può parlare, questa è la realtà.
Quando all’amministratore del suddetto gruppo è stato gentilmente chiesto cosa intenda per bibliofilia, ha biascicato due parole confuse del tipo: “vado a sensibilità”, un’espressione vuota di qualsiasi significato. Quale sensibilità? La sua personale in accordo con il sistema dominante? Di che parla? Che differenza c’è tra lui e chi posta frasi del tipo: “Ciao a tutti! Vorrei presentarmi e condividere una foto che ho scattato… Ciao a tutti! Vorrei presentarmi e condividere una foto che ho scattato… Ciao a tutti, sono un robot, un robot, un robot, un obot, un bot, un ot, un t…, Ciao a tutti, grazie di avermi accolto in questo gruppo… Ciao a tutti, grazie di avermi accolto in questo gruppo, ciao, colto raccolto grupp quest, ciao a tutti sono un robot, un test di…”, completate voi i puntini. Ma è contagiosa questa malattia? Ma sul serio vi preoccupate dell’intelligenza artificiale? I germani reali nello stagno sono più intelligenti, almeno loro conversano. Chiedo scusa agli amabili pennuti per averli ingiustamente paragonati a degli automi.

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Libri Mary Blindflowers

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

 

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