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Girolamo Morlini, autore dimenticato
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Girolamo Morlini è un autore cinquecentesco napoletano poco conosciuto. Le sue Novellae furono stampate a Napoli nel 1520 e ristampate nel 1799 da Pietro Simeone Caron, nel 1855 con l’edizione critica del Corpet. Hieronimi Morlini Parthenopei, Novellae Fabulae, Comoedia, editio tertia emendata et aucta Lutetiae Parisiorum, 1855 presso P. Jannet.
Si parla di 81 novelle, 20 favole e una commedia.
Un’altra edizione fu stampata a Bruxelles nel 1878.
De Frede nel 1958 ha dedicato a Morlini un saggio: Girolamo Morlini lettore nello studio di Napoli e dimenticato novellista del Rinascimento, Firenze, Sansoni, Antiquaria, 1958.
La UTET in Novelle del Cinquecento, ha tradotto, tra gli altri autori anche Morlini, sia nell’edizione del 1955 che in quella successiva del 1976 dove compaiono le seguenti novelle: Un padre imbecille che rimprovera il figlio appena nato; Il leone, il lupo e l’agnello; Maestro Gasparino medico con la sua virtù sanava i pazzi; Filomena giovinetta posta nel monasterio, gravemente d’inferma…; Una donna che durante un processo unse di grasso la mano del giudice; D‘alcuni figliuoli che non volsero (sic!) eseguire il testamento del padre loro; Il cieco che con la sua astuzia ricuperò il denaro rubatogli.
Ogni novella è a sé e tratta temi differenti.
Ne Un padre imbecille, Morlini pone come protagonista della sua novella, uno sciocco che, avuto un figlio, sciorina, tutto felice, al figlioletto appena nato una serie di massime del buon senso perbenista:
Cerca di essere virtuoso… va prima che puoi a scuola per imparare a leggere; cerca di fartela coi buoni e non con i cattivi; obbedisci ai tuoi genitori e ai tuoi nonni, e non essere chiacchierone…
Il registro comico-satirico della novella si alimenta però di un improvviso mutamento d’animo dello sciocco che, non appena il bambino piange, muta il suo buonismo preconfezionato e stantio in ira, inquietandosi perché il bambino gli ha disubbidito senza capire, (chissà come mai!), il suo bel discorsetto preimpostato ai valori di una società perbenista.
Di base il Morlini sembra irridere il buon senso che oggi chiameremmo “borghese”, sostenendo che trattasi spesso di una maschera per coprire la stupidità.
Ne Il leone, il lupo e l’agnello invece il leone funge da giudice-re in una causa che vede scontrarsi l’umile agnello con il lupo. Sia il lupo che l’agnello, di discendenza esopiana, fanno un discorsetto per sostenere le loro ragioni. L’agnello è chiaramente una vittima, ma il giudice ha simpatia per il lupo e contro ogni logica e giustizia gli dà ragione… (continua su Destrutturalismo n. 8, Novembre 2024).
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DESTRUTTURALISMO Punti salienti
Gli scrittori più intelligenti ed eccentrici (in senso etimologico) vengono sempre dimenticati.
Sono, infatti, poco funzionali al sistema. Ora fanno decisamente prima, li condannano a una non esistenza sistematica occupando tutti gli spazi distributivi e i premi che contano con scrittori innocui ed estremamente allineati. Come friggere il nulla e impanarlo ad hoc.