Francesco Piccolo? Anche no!

Francesco Piccolo? Anche no!

Francesco Piccolo? Anche no!

Francesco Piccolo? Anche no!

Gli agganci, credit Mary Blindflowers©

 

Lucio Pistis & Sandro Asebès©

Francesco piccolo? Anche no!

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Storie di primogeniti e figli unici, pubblicato da Feltrinelli e ripubblicato da Einaudi “con una nuova postfazione dell’autore”, denota tutti i limiti espressivi di Francesco Piccolo. Confessiamo che leggendo alcuni stralci on line abbiamo preferito non comprarlo, ma andarcelo a leggere gratuitamente in biblioteca. Crediamo di aver operato con criterio. Almeno non abbiamo buttato i soldi.
Una scrittura ordinaria, piatta, densa di particolari insignificanti e non funzionali al testo, una ridondanza espressiva che pretende di essere “filosofica”, ma di fatto regala inerzia e noia al contenuto intero.
Si tratta di storie realistiche che riproducono sotto la forma del pensiero di chi le vive, situazioni di vita quotidiana soggettivamente interiorizzate. Peccato che questa interiorizzazione non vada in profondità, non si espliciti attraverso una grande scrittura, ma un tipo di lavoro che cade nel banale, elevando a pensieri importanti delle stupidaggini che scivolano nell’infantilismo.
Il linguaggio infatti non ha nulla di originale. Anche quando enuclea un certo cinismo, non è credibile fino in fondo, perché manca di appeal, di mordente. Le parole scorrono lente e perpetuamente uguali a se stesse, inclini alla ripetizione, come se il lettore fosse un ritardato che abbia bisogno di essere tenuto per mano. Nel racconto “Il portiere del condominio”, impiega una pagina e mezza per dirci che il portiere e il personaggio, che poi è la voce narrante, si salutano solo con il loro nome di battesimo, concetto ripetuto più volte. L’iterazione però non è funzionale ad una ossessione, è di superficie, bastava esprimerla in due parole. Si ha come l’impressione che l’autore abbia stirato il concetto per cercare in qualche modo di riempire la pagina. I finali sono sempre molto deludenti, scontati, privi di genio creativo, ma piuttosto in accordo con il clima politico buonista odierno. I racconti sembrano un pour parler in cui non si dice nulla.
Abbiamo pensato che magari Storie di primogeniti non sia l’opera migliore di Piccolo, quindi abbiamo chiesto in prestito un altro “capolavoro di questo autore: Momenti di trascurabile felicità, Einaudi. Siamo rimasti basiti perché, più che di felicità, si potrebbe parlare, e a ragion veduta, di inutilità. Un libro superficiale e totalmente inutile, che non comunica niente, se non una sequela di luoghi comuni e banalità degni di un Moccia che dà una tesi di laurea su se stesso (stendiamo un velo). Son pensierini di un bambino dell’asilo senza né capo né coda. Ma ecco alcune chicche per deliziare i nostri lettori:

 

Entro in un negozio di scarpe, perché ho visto delle scarpe che mi piacciono in vetrina. Le indico alla commessa, dico il mio numero, 46. Lei torna e dice: mi dispiace, non abbiamo il suo numero. Poi aggiunge sempre: abbiamo il 41. E mi guarda, in silenzio, perché vuole una risposta. E io, una volta sola, vorrei dire: e va bene, mi dia il 41.

Il rumore delle stoviglie quando i baristi le scaraventano senza cura nel lavabo.

I gesti automatici dei farmacisti quando impacchettano le medicine.

Il giorno in cui sta per scattare l’ora legale, o solare. Perché non si capisce mai se questa volta scatta l’ora solare al posto della legale, o quella legale al posto della solare. E se la notte dormiremo un’ora in più o in meno: questo è causa di discussioni estenuanti che si protraggono oltre l’ora dello spostamento delle lancette, vanificando pure l’eventuale ora di sonno in più. Perché c’è sempre qualcuno, che pure quando gli hai fatto dei disegnini sulla carta, non è convinto, e dice che secondo lui è il contrario: cioè che dormiremo un’ora in più, e non un’ora in meno come dite tutti (o un’ora in meno e non in più).
Quando sbadigli perché dici di aver fame o sonno, c’è sempre qualcuno che ti ricorda che è logico…

 

Il libro è tutto così.
Definirlo mediocre è davvero un complimento. Crediamo semplicemente che il signor Piccolo abbia la possibilità di comunicare scempiaggini simili e arrivare in libreria (poveri noi!) perché l’editoria sia di base corrotta e classista, altrimenti questo signore forse si dedicherebbe con più profitto al ricamo a tombolo.
L’incomprensione che nasce al momento dell’arrivo del cambio tra ora legale e solare ci lascia stecchiti, morti dal ridere per non piangere: “ho avuto bambini, quando insegnavo alle elementari, che non avevano alcuna difficoltà a comprendere dopo la prima spiegazione l’automatismo del fenomeno”. L’autore ci vuol mandare un messaggio tra le righe e comunicarci: “Vedete quanto si diventa stupidi crescendo?”
Ci arrendiamo! Siamo oramai incartapecoriti di cervello! Non riusciamo a captare che il nulla fritto in questo biglietto criptico e recondito tra le linee vergate dal signor Piccolo (nomina sunt consequentia rerum).
Basta! Non ci siamo divertiti né a leggerlo né a cercare di trovare comunicati non del tutto diafani nelle nugae che scrive con stile da terza elementare! Ma può darsi davvero che la nostra abitudine a classici di ben altro livello planetario ci abbia reso desueti ed inadatti alla letteratura (sic!) contemporanea degna addirittura dello Strega con Il desiderio di essere come tutti. Ah Piccolo non deve preoccuparsi, è esattamente come tutti, forse pure un poco peggio.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comments (2)

  1. Sebastiana Arca

    certo che ci vuole una forte volontà e costanza per leggere certi scritti! Per andare sino alla fine della lettura della “chicca” sono dovuta tornare indietro un paio di volte. Colpa mia se quando leggo certa roba il mio cervello evade, prepotentemente e va a perdersi in altri pensieri?
    Mah! … forse è una forma di autodifesa.

    1. Destrutturalismo

      Sono anni che non entro in una libreria che vende libri nuovi, compro usato e libri di autori indipendenti, c’è un motivo, ho un rifiuto, ma dove vuole arrivare la grossa editoria? Per quanto tempo pensa di durare sfornando queste meravigliose quintessenze? (Mary)

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