Ristoricizzazione, la nuova censura

Ristoricizzazione, la nuova censura

Ristoricizzazione, la nuova censura

Ristoricizzazione, la nuova censura

Ombre, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Ristoricizzazione, la nuova censura

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La chiamano “ristoricizzazione”, la nuova scusa accademica per censurare il linguaggio ed esercitare un potere sottile e capillare su ogni forma d’arte, ogni forma di irriverenza. Roald Dahl viene censurato postumo. Alcune espressioni dei suoi romanzi vengono giudicate “non adatte alla sensibilità odierna”. Lo dice la Puffin Books, una nota casa editrice la cui Parent Company sarebbe la Penguin Random House, in sintesi una vera e propria multinazionale anglo-americana formatasi il 1° luglio 2013 dalla fusione di Penguin Group e Random House. Secondo il Puffin “fuso” e un poco “confuso” nei meandri della riscrittura del linguaggio, la parola “grasso” sarebbe scandalosa e insopportabile per eventuali lettori sovrappeso la cui suscettibilità potrebbe esserne turbata. Meglio tornare dunque al Medioevo e correggere i testi, come venne fatto al Decamerone di Boccaccio e a tanta letteratura medioevale e successiva, poco gradita alla Crusca e al potere politico e religioso.
Dahl, rivoltandosi nella tomba, dovrà rassegnarsi alla censura delle sue opere in un’epoca che si autodefinisce libera e democratica (si fa per dire) e che utilizza questi termini per renderci tutti schiavi e imporre all’arte qualcosa di inessenziale e atroce: una buona educazione contraria a qualsiasi principio di libera espressione creativa.
L’arte è infatti un carnevale, vive in un tempo altro, in una dimensione diversa, su un piano di reale irrealtà che non può essere immeschinito dalle forbici di due spelacchiati accademici perfettamente in linea con il potere politico. La storiella della ricostruzione del linguaggio per una nuova etica artistica, del transculturalismo come guerra ai vecchi schemi mentali di interpretazione analitica dell’opera d’arte, è il lupo nascosto sotto la pelle d’agnello.
Con il pretesto di liberarci dal razzismo, dalla schiavitù, dalla discriminazione, dal bullismo, etc. ci impongono di parlare come dei deficienti.
Dall’alto si sta costruendo un linguaggio artificiale, privo di crepe, di pathos, di difetti, il linguaggio dell’uomo del nuovo millennio, un automa telecomandato che si lega la lingua e ci fa un nodo prima di parlare per evitare di sbagliare.
Questo nuovo linguaggio ha le stigmate dell’ipocrisia che mal si addice alla dimensione artistica, dato che l’arte mente per dire il vero oggi inaccettabile.
Cosa faremo dunque d’ora in avanti?
Eviteremo di leggere autori considerati inidonei alla sensibilità di oggi?
In pratica dovremmo bruciare tutti i libri scritti dall’inizio dei tempi fino ai nostri giorni, oppure metterci a cambiare, come faceva la Crusca, tutti i termini giudicati non adatti, convertirli in dolce euchessina per un popolo sempre più stupido formato da una letteratura sempre più sciocca che privilegia il nulla alla sostanza, l’educazione formale all’originalità, il piatto vivere all’esuberanza.
Una nuova inquisizione accademica rafforzerà le difese immunitarie del potere del nulla fritto con un nuovo linguaggio moraleggiante e attento a non calpestare i fiori del bene imposto. La letteratura verrà deturpata nelle famigerate quanto odiose edizioni ridotte o censurate, nei bignamini per cretini eruditi come cerini spenti. Le statue verranno coperte con pannicelli pietosi e spessi, in modo che non si veda quel surplus immorale che turberebbe le coscienze dei nuovi Catoni. La poesia scivolerà gattoni nell’orifizio dell’insipienza fiore amore che condirà tutte le stagioni del cuore. Gli scrittorucoli sempre attenti ad ogni virgola espressa e che perlopiù scrivono al soldo del padrone, continueranno ad avere sempre maggiore successo con le loro idee da cesso. Il cesso ovviamente non sarà più tale ma si chiamerà sedia forata per espulsioni naturali; le streghe non saranno più brutte e vecchie perché altrimenti tutte le brutte e le vecchie potrebbero avere un infarto per eccesso di identificazione emotiva; il poeta diventerà la poeta! La poeta, se è più di una, diventerà le poete; calvo è un’offesa che lede la dignità del maschio, occorre dire diversamente non capelluto? Boh… non parliamo poi di calva! Lì proprio non ci si salva. Insomma siamo alle micro-agressioni di Chester M. Pierce che negli anni ’70 definiva così tutte le sfaccettature non controllate del linguaggio che svaluterebbero in potenza le persone su etnia, orientamento sessuale, religioso o culturale (Pierce, 1977; Sue, 2007). Secondo i nuovi accademici transnazionalisti e tranculturalisti non si può dire più “ibrido” o “sincretismo” in riferimento alla cultura visiva del periodo coloniale, perché erano termini che usavano i colonialisti (Juneja, 2013) e dunque svalutativi. In poche parole per non essere giudicati aggressivi dovremmo esercitare un inesausto controllo su ogni parola espressa.
Questa sarebbe la grande rivoluzione del linguaggio?
A me più che altro pare il manicomio della censura che liberandoci, ci mette le catene dell’implosione e della follia.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Io voglio dire lordo grasso
    all’adiposo oppur mi scasso!
    Darò sempre dell’ibrido
    a chi è or sfacciato or timido.
    E il termine sincretico
    a me par pur estetico.
    E chi censura Dahl
    rimanga a fondo val!!!

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