Sanremo. Chi pensa liberamente?

Sanremo. Possiamo pensare liberamente?

Sanremo. Chi pensa liberamente?

Sanremo. Possiamo pensare liberamente?

Foglia morta, credit Mary Blindflowers©

 

Sanremo. Chi pensa liberamente?

Lucio Pistis & Sandro Asebès©

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I supporti su cui erano collocati i fiori poi schiattati dai piedi di Blanco, erano così leggeri da poter essere sollevati facilmente. Non si vedeva il montare della rabbia sul suo volto, ma una sorta di recita per movimentare una kermesse, quella sanremese che ci è sembrata il festival del radicalchicchismo, di quel partito ormai alla deriva che si aggrappa con tutte le sue forze alla zatteruccia dell’arte ormai molto lontana da se stessa.
Che tutto in Italia sia fortemente politicizzato, dalla letteratura, alle arti visive, alla canzonette, non è una novità, insomma si sa. Siamo una Repubblichetta fondata sul lavoro che non c’è e sulla raccomandazione e compromissione politica, sul savoir faire di un popolo che si lamenta delle inefficienze del sistema, nel momento stesso in cui le avalla per personale tornaconto.
Vedere però un giullare di “sinistra” che non riesce più a far ridere nessuno, nemmeno se stesso e che cerca di convincere la folla sul diritto, sancito dall’articolo 21 della Costituzione, di “manifestare liberamente il proprio pensiero”, ci ha fatto un poco ridere. Lo abbiamo trovato patetico. Primo perché in Italia senza tessera e partito, soldi e protettori potenti, non sei proprio nessuno e la libera manifestazione del tuo pensiero critico, viene sistematicamente ignorata, censurata o apostrofata con la classica domanda populista idiota: Ma tu chi sei per poterti permettere il lusso di esprimere una critica?
Questa domanda, assieme all’accusa di non essere nessuno, ci è stata, nel nostro piccolo, rivolta parecchie volte dacché scriviamo in questo blog.
Accusati di essere arroganti, superbi, pseudo-critici e signori nessuno, con piccola dispensa di buoni consigli nonneschi su come, quando e quanto più tacere nell’italietta dei Qualcuno, abbiamo amaramente riso sentendo un noiosissimo ex-comico esaltare la bellezza dell’articolo 21 per poi scivolare nel solito discorso sul fascismo, quando non si poteva “pensare liberamente” e neppure fare il Festival di Sanremo.
Qualcuno più autorevole e autorizzato di noi, dovrebbe forse far notare a Benigni che nemmeno oggi che, per fortuna non c’è più l’abominevole dittatura fascista, si può pensare liberamente.
I giornalisti forse pensano liberamente?
Non ci sembra.
I giornali che fanno un tentativo di pensare in libertà, chiudono dopo poco tempo perché non trovano finanziatori in un mondo in cui comanda la finanza globale, a cui ideologie e libertà individuali e sociali non interessano davvero.
Ah, ma forse gli scrittori pensano liberamente?
Non scherziamo.
Quelli che lo fanno non vanno in tv, caro Benigni, non pubblicano coi grossi editori, sui loro libri nessuno farebbe mai un film. Sono reietti, ignorati da ogni critico e da ogni giornale, non esistono. In tv vediamo piuttosto e sempre gli scrittori tesserati che passano la loro vita a fare propaganda politica scambiando l’arte per una riunione di gabinetto. Di certo questi signori e queste signore, non possono dire quello che vogliono se no vengono cacciati e rinchiusi nella stanza oscura dei cattivi e dimenticati come si dimentica un vestito usato che non serve più.
Le influencer pensano liberamente?
Ma chi, la Ferragni? Quella tizia nata straricca e che sponsorizza le scarpe firmate e i soggiorni in alberghi milionari a cinque stelle?
Quella che si è presentata a Sanremo con il vestitino dipinto e la stola con la scritta “pensati libera”?
Libera di cosa?
Di sponsorizzare il lusso in un Paese che muore di fame? O di esaltare una finta sinistra che non è nemmeno sinistra ma becero radicalchicchismo? Una sinistra in Rolex che mentre i giovani sono sottopagati, sfruttati, umiliati, disoccupati, mentre la gente muore sul lavoro perché le viene negato perfino il diritto fondamentale alla sicurezza, si preoccupa di mandare avanti una crocerossina per guerre virtuali che non riesce a staccare i neuroni dalle sue scarpe griffate mentre si sbrodola sul palco con vestiti di pessimo gusto e due chili di trucco in faccia?
L’articolo 21 dunque è un pro-forma, ma di fatto nessuno lo rispetta. Chi lo fa non esiste. E forse nemmeno Benigni esiste più.
Ma v’è di più sul piano meramente artistico: Sanremo sa di essere un prodotto morto, affidato com’è ai rapper che parlano ritmicamente su uno chassis musicale pateticamente orrendo e omogeneo. Ben consci dell’inutilità ed infruibilità del prodotto delle ultime generazioni di “fake singers” (non ci riesce altro modo per battezzarli), gli organizzatori cercano di magnetizzare e controbilanciare l’attenzione degli spettatori e la vacuità del contenuto. Reclutano così annualmente autentiche cariatidi fuori moda e fuori tempo (musicale e cronologico!) come i Pooh, Gianni Morandi, Massimo Ranieri ed Al Bano, oramai ultrasettantenni decrepiti, nella speranza che il contrappeso possa mantenere la trasmissione su livelli di audience decenti.
Ma questi escamotage non sono recenti. L’ira di “Blanc-Achille” è film déjà-vu che segue il copione di sempre. Ricordate le continue apparizioni di Cavallo Pazzo spacciatosi per figlio di Guttuso; il finto aspirante suicida della galleria dell’Ariston convinto da Superman-Baudo? Trattasi di “polverine” studiate a tavolino, come la pseudo-incazzatura di Cecchi Paone ai “Telegatti” per la vittoria assegnata ai meravigliosi ed acculturatissimi ragazzi della prima edizione del “Grande Fratello” o come la lite ad orologeria tra Morgan e Bugo, ami a cui neanche il più stupido pesce dovrebbe oramai abboccare.
In questo sistema trash, Mediaset e Rai oramai si rincorrono cloroformizzando i cervelli di un Italia sempre più:
– beata nella ignoranza della verità;
– beota nel suo ruolo di serva sciocca dell’Auditel!

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Gioventù schifo parecchio
    ed allora chiamo il vecchio
    cosi il giovane si gasa
    ( Ma il matusa quando scasa?)
    e così tutti contenti
    più ignoranti e deficienti!
    Io vedere ancor Sanremo?
    Fossi matto! Fossi scemo!

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