Harry Potter, cinema, marketing

Harry Potter, cinema, marketing

Harry Potter, cinema, marketing

Harry Potter, cinema, marketing

Harry Potter, stemma, credit Antiche Curiosità©

 

Harry Potter, cinema, marketing

Mary Blindflowers©

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Harry Potter e la pietra filosofale. Ci sono tutti gli elementi classici della favola, mostri a tre teste che ricordano Cerbero, mantelli magici che rendono invisibili, bacchette, specchi fatati, streghette e maghetti bimbi divisi in due categorie fisse: buoni e cattivi senza sfumature di senso, ambientazioni e scenari fantasy minuziosamente descritti partendo dal reale dei Babbani che sarebbero le persone prive di poteri magici e quindi incapaci di capire quelle che invece li hanno.
La trama è carina, sebbene non priva di ingenuità, ci sono anche parti simpatiche, per esempio quella in cui un cappello parlante decide a quale Casa magica debbano essere assegnati i novizi aspiranti maghi, ma il vero problema del libro che ha avuto una fama planetaria grazie all’industria cinematografica e a un marketing massiccio, è lo stile base, terra terra per farla breve, coi dialoghi poco pregnanti e a volte pure ridicoli indulgenti all’amor di caccola:

 

«Con quelle devi fare attenzione» lo ammonì Ron. «Tuttigusti vuol dire proprio tutti i gusti… puoi trovare quelli più comuni come cioccolato, menta e marmellata d’arancia, ma può anche capitarti spinaci, fegato e trippa. George dice che una volta ne ha trovate alcune alle caccole…»

«È… morto?»
«Non credo» disse Harry. «Credo che lo abbiamo semplicemente messo K.O.».
Si chinò sul mostro e gli estrasse la bacchetta dal naso. Era coperta di una sostanza che sembrava una colla grigia tutta grumi.
«Puah! Caccole di mostro!»

 

Le descrizioni degli ambienti non presentano novità né espressive né meno che mai contenutistiche, sono una sorta di déjà-vu classicheggiante, anche se occorre dire che sono abbastanza funzionali alla trama e contribuiscono a creare un’atmosfera onirica adatta ad essere rappresentata sul grande schermo per tirare su un bel po’ di soldi con il banale esibito.
La scrittura è elementare, in alcune parti il testo denuncia l’incapacità stilistica di gestire adeguatamente la materia trattata. Quando Harry fa scomparire per magia inconsapevole il vetro della teca dove sta custodito il serpente e l’animale lo saluta, l’episodio assume tratti ridicoli, proprio per il modo infantile e inverosimile in cui viene presentato. E molti episodi potevano essere costruiti meglio se la Rowling avesse padroneggiato uno stile originale che non possiede.
I personaggi sono infatti freddi, stereotipati, anche la divisione manichea e senza sfumature in buono-cattivo, dimostra inerzia contenutistica e scarsissima per non dire inesistente introspezione. Perfino il cambiamento di Hermione da saccente a consapevole, non suscita nessuna emozione nel lettore, è istantaneo, senza sentimento, non va oltre il raccontino fine a se stesso. Tutto veleggia costantemente sulla superficie di una trama alla quale si è attribuita davvero troppa importanza e di uno stile mediocre che non porta di certo un lettore attento a giudicare la Rowling una grande scrittrice, anche se è stata inserita nei programmi delle università inglesi perché gli accademici seguono la politica, non il talento, tant’è che trascurano autori sicuramente più meritevoli di attenzione ma scomodi, tipo Orwell, per esempio a cui la Rowling non è degna di allacciare le scarpe.
E non mi scandalizza affatto che si scrivano saggi universitari speteggianti sulle avventure dello sciapo maghetto ma si trascurino, nell’epoca del politicamente corretto, libri di ben altro spessore contenutistico. È semplicemente un segno dei tempi votati all’innocuità e al riduttivismo.
La parte dialogica in Harry Potter è forse la parte più debole del polpettone ritinto ad uso delle masse, non solo è creativamente inerte, ma a tratti riesce perfino a raggiungere punte di noia assoluta perché dietro il dialogo si trova il nulla, dietro i tanto decantati simboli su cui si imbastiscono teoremi di lana caprina girata e filata, una filosofia scontata che cela una totale e deludente banalità a cui da tempo politica e pubblicità stanno abituando il lettore sempre meno aduso a leggere letteratura e sempre più incline all’amor di spazzatura.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

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