Ciminiera, maestro di neorealismo?

Ciminiera, maestro di neorealismo?

Ciminiera, maestro di neorealismo?

Ciminiera, maestro di neorealismo?

Vintage Papier mache Jester, credit Antiche Curiosità©

 

Ciminiera, maestro di neorealismo?

Lucio Pistis & Sandro Asebès©

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Oggi parliamo dei “poeti” social. Chi sono? Generalmente uomini e donne di mezza età che, andati in pensione, pensano bene di leggersi due o tre libri in tutto e di improvvisarsi poeti e grandi esperti di letteratura. Il signor Antonio Ciminiera offre lezioni gratuite di neorealismo e di poesia su facebook:

Tanto per chiarire. Penso non ce ne sia bisogno ma non si sa mai.
Come si è capito, io amo il neorealismo, e magari molto indegnamente, a questa corrente letteraria m’ispiro quando scrivo qualche testo di narrativa, e fino a qui ci siamo. Cos’è il neorealismo? Per chi non dovesse saperlo ma penso lo sappiate tutti o… quasi, è l’oggettività della rappresentazione, ottenuta attraverso documenti e testimonianze di fatti realmente accaduti o di finzione, ma fortemente verosimili, personaggi che in molti casi appartengono a classi subalterne. Il linguaggio adottato è antiletterario e fa frequente ricorso al dialogo, sovente dialettizzato, per riprodurre le modalità del linguaggio parlato. Ecco, quando mi leggete, tenete conto di questo. Grazie.

Questo garbato signore esprime giudizi anche trancianti su pubbliche bacheche fb:

Chi non ama Pavese è “un infelice che non ha capito una mazza dello stile e dello spirito narrativo del grande Pavese. Cesare pavese era uno scrittore neorealista… suggerisce nulla questa parola a questo signore o signora che sia? Sapevo di Pasolini, e qui mi fermo se no divento cattivo e volgare…
Narrativa? Ma la smettano alcuni pseudo scrittori noti o meno noti, di fare i giocolieri della parola, di improvvisarsi cultori della ricercatezza, di inventarsi esibizionismi improbabili, ridicoli, trame complicate. Molti “scrittori” se ne fottono del lettore, se ne fottono persino della loro stessa “opera”, scrivono per una certa critica superficiale, incompetente, confusa. Ma cosa vogliono dimostrare? Di essere persone erudite? Illuminate? Ma illuminate da cosa! Questi signori pensano che il bravo scrittore sia colui che riesce a complicare la vita al lettore con i loro show epistolari, con i loro preziosismi, con i loro voli pindarici: la narrativa non è poesia! A mio avviso un bravo narratore è colui che sa farsi capire in maniera sobria, non banale ma decifrabile, afferrabile, immediata… Impresa estremamente complicata a quanto pare…

 

La narrativa non sarebbe poesia. Beh, dipende da chi scrive e come. Perché negare alla narrativa l’afflato poetico? Non lo sappiamo! In pratica il buon’uomo critica chi osa criticare Pasolini e Pavese (noi dal basso del nostro anti-titolo di signori nessuno, li abbiamo criticati) e si prende pure la briga di fare la lezioncina al mondo su cosa sia il neorealismo e su come si debba scrivere per essere veri scrittori, chiamando pseudo-scrittori coloro che fanno voli pindarici e non scrivono in maniera sobria come lui. Si vede che le regole di come si debba scrivere le stabilirà d’ora in poi il famoso Antonio Ciminiera.

Ma vediamo come scrive questo professorone che si appunta sulla pochezza altrui. Ecco una sua poesia:

 

Scrivendo ho perso il senso del dolore,
l’ho spalmato negli spazi bianchi fra una parola e l’altra,
una montagna, una palude, una montagna una palude,
l’urlo e il silenzio abbracciati,
la neve e il lezzo dello stagno e poi la poesia
una cerniera fra la rassegnazione e il delirio inevitabile…
[io]

Segno di raffinatezza espressiva quell’io tra parentesi quadre apposto alla fine di ogni poesiola.
Qui siamo a livello di primina. Scrivendo il “poeta”, si fa molto per dire, avrebbe perso il senso del dolore, siamo felici per lui che usi la scrittura come terapia. Non ci era mai capitato di apprendere di un effetto anodino da parte della scrittura. Eravamo fermi all’idea di fissaggio della sofferenza, detto proprio con lessico militare, cioè quel volume di fuoco tipico dei mezzi corazzati che ancora, blocca, fissa sul terreno le truppe nemiche obbligandole alla ricerca di riparo e quindi all’immobilità. Ciminiera, quasi in una sorta di nomen omen, riesce componendo a sublimare la sua pena, a disperderla tra le linee che affastella. Va bene, ne prendiamo atto! Ci troveremmo di fronte ad un effetto composizione come evacuatore di mali; l’effetto evacuatore però lo abbiamo provato noi leggendo le sue linee! Vorremmo capire poi perché spalmando il dolore tra i blanks di un testo lo si perde: sta lì! Anziché raggrumito sta steso, ma nessuno ci dice che è evaporato, come il cognome dell’autore suggerirebbe! Altrettanto scure sono le metafore e le loro similitudini: chi lo ha detto che la montagna costituisce un grido? Chi lo ha detto che la palude rappresenta silenzio (vi sguazzano animali che fanno un rumore insopportabile a volte)! Altrettanto strano è l’effetto zip della poesia: se il dolore si è perduto dove sta più la rassegnazione? Dove resta il delirio? Inevitabile è a nostro parere delirare leggendo queste righe e tentare di decifrarne l’afflato comunicativo! Miseranda poi la riduzione della lirica, della creazione ad un pezzo di stoffa con annessa dentiera a saliscendi per tenere a freno la resa e la pazzia. Non ci abbiamo capito niente, lo confessiamo! Questo suo dolore lo ha spalmato come si fa con la nutella tra una parola e l’altra, insomma nei famosi spazi bianchi, quelli dove il lettore dovrebbe intuire un significato profondo, qui suggerito esplicitamente ed egoticamente dal poeta che parla di un suo non ben specificato dolore. Poi inserisce a casaccio, la montagna, la palude e una montagna una palude senza punteggiatura, nel caso qualcuno non avesse capito cosa siano. L’urto abbraccia il silenzio con un ossimorico quanto pietoso tentativo di scrivere qualcosa ad effetto scenico preciso, poi lo stagno che puzza e la neve e la poesia, la sua si presume, che gli serve a cucire rassegnazione e delirio. In effetti è delirio pensare che questa sia una poesia, anche solo immaginarlo. Questo sarebbe neorealismo secondo Ciminiera? Secondo noi è un’accozzaglia di parole in prosa mandate a capo, senza ritmo, senza senso e viranti verso un totale e assoluto autocompiacimento. Versi mediocrissimi.
Ma vediamo un’altra:

non abituarmi all’ora buia,
svegliami quando la luce saprà raccontarti,
un lampo, una giornata intera,
soltanto un minuto
ma che sia un raggio di sole la tua voce.
[io]

Non abituarmi al buio, svegliami quando c’è la luce, quando la luce ti racconterà, poi il lampo, la giornata intera, il minuto, il raggio di sole e la voce si presume dell’amata non specificata. Qui siamo all’effetto “insonnia” costituito da un’amante attempata che desta l’innamorato nottetempo, levandogli il gusto del vederla en plein air e finalmente con voce stentorea ed abbagliante come il Theòs Helios, senza la bocca magari ancora impastata di Tavor o Remeron! Caspita siamo colpiti dalla profondità e originalità di questa “poesia”. Certo non è un volo pindarico, sembra più il voletto di un piccione stitico.
Prima di fare i professori in casa altrui, magari guardare in casa propria e levare qualche ragnatela non farebbe male a tanti “poeti” e “poetesse” autotitolate che hanno pubblicato libri pagando.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Libri Mary Blindflowers

 

 

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