Arte, cuoco, artista, scrittore

Arte, cuoco, artista, scrittore

Arte, cuoco, artista, scrittore

Arte, cuoco, artista, scrittore

Cannaò, Incisione originale, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Arte, cuoco, artista, scrittore

.

I signori A B e C sono rispettivamente un cuoco, un artista visuale e uno scrittore. I tre non si conoscono, non si sono mai frequentati, non sanno dell’esistenza l’uno dell’altro, eppure un sottile filo rosso li unisce, questo filo si chiama mentalità anti-creativa.
Si tratta di una piaga molto diffusa la quale impelaga la coscienza in una sorta di autocompiaciuta e consolatoria tiritera che gira su se stessa e che recita che tutto sia stato già inventato in ogni campo, così A dirà che in cucina nessuno inventa nulla, B sosterrà che in arte tutto sia già stato fatto e C affermerà perentoriamente e senza possibilità di discussione alcuna, che la letteratura sia un déjà-vu, che i padri avrebbero già fatto tutto quello che c’era da fare e che non sia possibile inventarsi più nulla. Questa tendenza alla semplificazione nostalgica e giustificativa forse di un’assenza di creatività, si allarga a macchia d’olio e sembra essere di gran moda.
La morte del pensiero.
La creatività quindi secondo A B e C e tutti quelli che la pensano come loro, sarebbe defunta e sepolta, l’arte intesa come percorso di sperimentali menti creative, anche.
Arte e cucina e scrittura inoltre hanno in comune un particolare rapporto coi potenti.
Molte ricette e salse sono state inventate per i principi ed i re oppure dedicate al potere dopo la loro invenzione, come fece per esempio Raffaele Esposito nel 1889, quando dedicò la pizza che secondo Francesco De Bourcard, esisteva già, e quindi non aveva nemmeno inventato lui, alla Regina Margherita.
L’arte del passato era principalmente celebrativa della nobiltà e dei potenti. La scrittura  idem, era realmente vincolata, fin dall’antichità, al reale potere del princeps e alla sua esaltazione, necessaria per fare carriera ed evitare l’oblio.
L’arte contemporanea ha forme meno esplicite e più sottili di sottomissione al potere, forme tuttavia non meno efficaci e condizionanti della creatività.
Una creatività non condizionata dal potere e da una tradizionale assuefazione ad esso, ha bisogno di inventare, ma oggi è sempre più rara. È l’invenzione a dare la misura del valore dell’arte contemporanea e della libertà intellettuale di un artista, sia esso un cuoco, un pittore o uno scrittore.

L’invenzione tuttavia è molto rischiosa in termini di successo e di business.

Il cuoco che dice che in cucina non si inventa nulla, tenderà a riproporre soltanto ricette della cucina tradizionale, perché tutti già le apprezzano e le conoscono. La sua unica virtù sarà quella di una fotocopiatrice che ripropone ancora e ancora all’infinito succulenti pasti inventati da altri.
L’artista che non ha il coraggio di avere un suo stile, tenderà ad assumere quello altrui, diventerà quindi, dalidiano, caravaggesco, picassiano, etc. riproponendo modelli di sicuro successo e agendo sull’imprinting generale delle masse.
Lo scrittore e il poeta che esaltano i padri, sostenendo che la sperimentalità sia impossibile, hanno già abdicato alla scrittura creativa optando per la più comoda e rassicurante fotocopiatività, eludendo così critiche, fraintendimenti e rinunciando a far riflettere prima se stessi e poi gli altri.
Tutte e tre queste figure rinunciano al rischio in nome di una tranquillità assai poco artistica, rifugiandosi nel passato come nella caverna di Platone dove le ombre vengono scambiate per verità e rispondendo invariabilmente alla domanda idiotissima, a quali modelli ti ispiri? Un vero artista si rifiuterà di rispondere.
La rinuncia alla creatività è l’adesione al sistema gestito da altri con il banno dell’autogestione che rimarrà sostanzialmente relegata al ruolo di gramigna sovversiva, tanto per usare un’espressione di Amedeo Bertolo.
L’autogestione anche delle proprie scelte intellettuali, il non voler ricalcare stili stilosi già sperimentati, è operazione rischiosa in termini economici. Il sistema tenderà a sopravvalutare individui che rientrano nell’alveo di una gestione ufficiale dei limiti della creatività, individui che non danno fastidio e proprio perché ripropongono modelli già vagliati, innocui, non hanno bisogno di essere controllati, dato che si controllano da sé.
Il pubblico si assuefà a non avere pareri su nulla, tranne che su quello che il mainstream ha già accettato come arte, ne consegue un appiattimento culturale in cui non è l’invenzione la misura delle capacità ma la mera riproduzione di modelli del passato favorite dall’idea che l’universo critico di ciascuno non possa attivarsi se non si sia autorevoli ossia se non si ha una cattedra ufficiale o non si parli in tv.
L’iterazione poi della filastrocca che ripete alla nausea l’impossibilità di inventarsi e inventare, entra nelle coscienze, si fa verità assoluta, postulato accademico  introiettato dalle masse inerti, producendo danni incalcolabili all’arte non rassegnata alla terribile inerzia del sistema fotocopia e rimbalzando ai vari A B e C, pronti per la trasvolata verso il successo nel recinto dei polli senz’ali.

.

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Rivista Destrutturalismo

Video – The Black Star of Mu

Christ was a female

 

Post a comment