Leopardi. Vivere di letteratura?

Leopardi. Vivere di letteratura?

Leopardi. Vivere di letteratura?

Leopardi. Vivere di letteratura?

Sogni infranti, credit Mary Blindflowers©

 

 

Mary Blindflowers©

Leopardi. Vivere di letteratura?

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Molti lettori sono convinti che l’Eap (editoria a pagamento) sia un fenomeno recente e che soltanto uno scrittore mediocre vi possa ricorrere. Non è esattamente così. Pur essendo decisamente contraria al fenomeno dell’Eap, mi trovo costretta ad ammettere che molti autori del passato, considerati addirittura dei classici, hanno dovuto tristemente pagare per vedere pubblicate le proprie opere o con l’autopubblicazione, sborsando appunto di tasca propria i soldi necessari per la stampa, o delegando un editore e pagando comunque i costi di stampa. Perfino Leopardi, immenso filosofo e poeta vi ricorse. Egli pagava per pubblicare. Questo si evince chiaramente dalla lettura delle sue epistole in cui non solo lamenta l’oblio che ricopriva il talento di molti, non solo si rende conto dell’indifferenza di molti suoi contemporanei, ma scrive anche le tariffe che pagava di volta in volta. In una lettera all’avvocato Pietro Brighenti, datata 21 novembre 1823, il poeta nota i costi eccessivi:

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Vi ringrazio molto distintamente delle notizie che vi prendete la pena di darmi sopra la stampa ch’io progettava. Vi dico in verità che improntare addirittura 60 scudi, per ora non posso. Io contava di spenderne una quarantina, che avrei pagati subito e donati. Capisco però che allo stampatore è indifferente che il danaro sia improntato o donato, perché anche improntato non lo restituirebbe mai; specialmente quando si fosse convenuto ch’egli si dovesse prima rifare della sua metà; della quale egli non direbbe mai essersi rifatto. Parlo generalmente e per esperienza d’altri stampatori, non di quelli di Bologna. Vi dirò ancora che il prezzo di 7 scudi per foglio, non è straordinario, ma è tuttavia de’ più forti, e uno di quelli dove gli stampatori guadagnano la metà; sicché io credo che pagando 60 scudi, pagherei veramente l’intiera spesa, e farei a metà del restante. La mostra che mi favoriste, e che torno ad accludere come voi volete, mi soddisfa molto per la carta. Il carattere tondo mi pare, se non altro, male stampato, e peggio il maiuscolo. Il corsivo mi par veramente poco di bello. Ma di questo la mia stampa non avrebbe gran bisogno. Tutto si riduce insomma a questi termini, che voi mi diciate se credete possibile di stampare costì un quindici fogli nella carta della mostra, con caratteri di mediocre nitidezza, in numero di 500 esemplari colla spesa di una quarantina di scudi, non improntati, ma dati assolutamente. Se non lo credete possibile, mi converrà differire il mio pensiero ad un altro tempo…

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Nella sua estrema schiettezza, Leopardi arrivava a dire che se non fosse stato “figlio di famiglia”, in pratica nobile, non avrebbe mai potuto vivere di letteratura, anzi, senza un impiego stabile, sarebbe molto probabilmente “morto di fame”. In una lettera a Pietro Giordani, da Recanati, datata 6 maggio 1825, scriveva:

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Io sono qui senza speranza di uscire. Mi gitterei volentieri a vivere alla ventura, procacciandomi un poco di pane colla penna in qualche città grande, ma non ho né veggo modo di avere quel tanto che basti a non morire di fame il dì dopo che io fossi partito di qua.

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E ancora, a Pietro Brighetti, 6 maggio 1825, diceva la stessa cosa:

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Tanta è la mia noia del mio soggiorno in questa città sciocca, morta, microscopica e nulla, ch’io rinunzierei volentierissimo ai comodi corporali che ho qui per gittarmi a vivere alla ventura in una città grande, cercando di vivere colla penna. Anzi questo è il mio gran desiderio. Ma il giorno dopo che io fossi partito di qua, io non avrei da pranzo, perché mio padre, o che non possa, o che non voglia, non mi darebbe mai tanto da potermi mantenere per il primo tempo, fino a tanto che vi avessi trovato da procacciarmi il mantenimento da me stesso. Da queste cose che io vi dico, potete vedere, quanta sia la confidenza che ho in voi, e quanta l’amicizia che vi professo.

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Quanti sostengono oggi che se si è bravi si riesca a vivere di letteratura, il famoso “se sei capace prima o poi arrivi”, si ricordino le parole di Leopardi. Avranno così la misura di quante sciocche convinzioni circolino sul mondo letterario.

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Comments (2)

  1. GIANCARLO

    Si spende meno oggi, pur non sapendo il valore di uno scudo, posso dire che il costo per i libri che stampo io di solito su 100 copie personali per amici e parenti, compreso il deposito che va allo Stato, con 120/140 pagine, è sui 300 euro. Loro si riservano la vendita dei libri per 2-3 anni, riconoscendomi per ogni libro una percentuale.

    1. Destrutturalismo

      E serve a qualcosa tutto questo movimento? A far felici amici e parenti?

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