Neoplatonismo, Cabala, culti misterici

Neoplatonismo, Cabala, culti misterici

Neoplatonismo, Cabala, culti misterici

Neoplatonismo, Cabala, culti misterici

Antique Smoked Quartz, credit Antiche Curiosità©

 

Di Augusto Vasselli©

Neoplatonismo e Cabala

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Con l’avvento di quanto sarà indicato come la rinascita del neoplatonismo, avvenuta nel quindicesimo secolo, i ricercatori della conoscenza, sottile e silenziosa, mai interrotta e continuata in particolar modo durante il medio evo nei monasteri, individuano nuove vie attraverso le quali esplorare altri filoni tradizionali unitamente al correlato misticismo.
La specificità del neoplatonismo consiste nell’aver saputo unire in particolare il piano mistico e quello razionale, in un momento di transizione, nel quale l’esoterismo rammenta antiche certezze.
La cabala, quale tradizione esoterica e mistica, trasmessa dal mondo ebraico, diviene appunto uno dei percorsi che maggiormente vengono esplorati, da chi cerca di comprendere la natura e la divinità, ovvero la manifestazione e l’ente essente.
Tale aspetto tradizionale, integrato ed adattato con il pensiero cristiano, inizia ad avere un significativo rilievo nel Rinascimento, soprattutto in Italia, Francia e Germania.
Grazie al desiderio di conoscere, che guidava gli umanisti, si scoprono percorsi ignoti riguardo il misticismo e la sapienza, che erano insiti, o quanto meno ritenuto tali, nei culti misterici del passato quali messaggi universali, tra cui appunto la cabala.
Pur non essendo una tradizione variegata, la cabala diviene uno degli strumenti di riflessione e di interpretazione, ritenuto utile per soddisfare le eterne domande riguardanti il mondo in alto e il mondo in basso, il cielo e la terra, attraverso il quale trovare, altresì, un sincretismo tra le varie tradizioni, in particola tra neoplatonismo, cristianesimo e mistica di derivazione ebraica.
L’interesse per la cabala comincia ad essere significativo alla fine del quindicesimo secolo, soprattutto in Toscana, per poi diffondersi nel mondo latino, grazie a Raimondo Moncada (o Flavio Mitridate), nome latino dell’ebreo convertito Šemu’el ben Nissim Abu’l Farağe, e ai traduttori al servizio di Pierleone da Spoleto, il primo tra gli umanisti, insieme Pico della Mirandola, che si interessò alla cabala.
Medico di Lorenzo il Magnifico a Firenze e membro della sua Accademia Platonica, Pierleone da Spoleto, ha svolto il ruolo di divulgatore e praticante dello studio della cabala, riguardo al quale rimangono le note a margine delle traduzioni da lui commissionate, da cui si può rilevare una attualizzazione della comprensione dell’esoterismo ebraico, facendo riferimento principalmente al pensiero di Platone, Galeno e Raimondo Lullo e proponendo una sintesi tra filosofie antiche, letteratura biblica e cristiana.
Pierleone da Spoleto considera la cabala come mezzo per acquisire l’intuizione, necessaria al perfezionamento, ovvero alla elevazione, dell’essere umano e alla sua reintegrazione con il mondo superiore, grazie agli insegnamenti che permettono di passare dal razionale all’intuizione stessa.
Il suo approccio è condiviso da Pico della Mirandola, ricordato tradizionalmente come colui che ha dato vita alla cd. cabala cristiana. Pico infatti propose in modo del tutto originale una interpretazione cristiana della cabala, dando vita a una sorta di cristianesimo cabalistico.
Tale approccio, viene esposto da Pico, tra le sue opere, nelle Novecento Tesi, nel Discorso sulla dignità dell’uomo e nella sua Apologia, nelle quali attribuisce alla Cabala la qualificazione di scienza divina, derivata dagli insegnamenti ricevuti da Mosè sul Monte Sinai, che sono da Pico stesso considerati alla base della fede cristiana.

Secondo Pico gli insegnamenti della cabala sono analoghi a quelli trasmessi dalla fede cristiana, in particolare riguardo gli aspetti teologici riferiti alla Trinità, alla natura di Cristo, alla salvezza dell’anima e alle entità angeliche.
Nella cabala trova riferimenti esposti dalle dottrina degli apostoli e dai padri della Chiesa, soprattutto san Paolo, san Dionigi l’Areopagita, san Girolamo e sant’Agostino. In questo senso Pico considera la cabala come una filosofia “cattolica” nel senso di conoscenza universale.
Pico mostra una profonda religiosità e attitudine mistica, che si mostra in forme ed espressioni molto diverse a seconda dei diversi momenti della sua esistenza. Certamente l’esoterismo, la magia, l’astrologia e l’alchimia hanno sempre esercitato nei suoi confronti un’attrazione molto forte, perché anch’egli considerava il mondo iniziatico capace di avvicinarci con semplicità ai piani sottili, dando consapevolezza degli stessi.
Walter Benjamin, filosofo, critico e sociologo tedesco, ha scritto: “L’unità di tempo dell’esperienza simbolica è il momento mistico”, che sicuramente necessita di un lavoro paziente e costante maturato sulla la comprensione e l’utilizzo interiore dei simboli, che vanno decifrati in tutte le loro forme e utilizzati. In tal modo va utilizzata la tradizione cabalistica, che Pico ha introdotto e portato avanti, in modo direi scientifico, mescolando sapientemente “ebraismo e cristianesimo, cristianesimo e platonismo, magia e misticismo, offrendo così un ulteriore strumento per la conoscenza.
Altri studiosi si sono successivamente avvicinati alla cabala, che gradualmente, attraverso il crescere degli studi e dei personaggi interessati agli studi stessi, acquisisce importanza integrandosi in diversi contesti culturali e del pensiero.
In Germania Johannes Reuchlin (‪1455-1522) sviluppò una “cristologia cabalistica” per il tramite della interpretazione del nome di Gesù. In Francia, Jean Thenaud (‪1480-1542) combina il misticismo ebraico con le conoscenze di derivazione magica.
Thenaud è l’autore delle prime opere sulla cabala scritte in lingua volgare, La santa cabala e il Trattato sulla Cabala, scritti per Francesco I, re di Francia con i quali trasmette una visione indefinita della cabala, mescolando sacro e pratiche occulte, con le quali “Dio” si mostra all’essere umano, con una tecnica spirituale che rende possibile percepire le entità angeliche.
Gli umanisti cominciano così a leggere e ad interpretare in modo variegato la cabala, stimolati da desiderio di conoscenza unito ad obiettivi filosofici, mistici, magici o persino apologetici, apportando interpretazioni poco correlabili o addirittura modificandone i contenuti.
La cabala viene quindi considerata come una chiave mediante la quale arrivare alla conoscenza intuitiva, come via di rinnovamento individuale e/o collettivo, come fonte segreta che porta alla saggezza e che avvicina al soprannaturale, al fine di consentire all’uomo il perfezionamento intellettuale e spirituale, mediante il quale, gli stessi “cabalisti cristiani” cercano una via mistica e magica, con cui intravedere i segreti dell’ente essente (Dio) attraverso la manifestazione (Natura).
La cabala cristiana diviene così una sorta di disciplina mistica, che “ovviamente” non può trovare spazio né riconoscimento in un ambito ecclesiale pervaso da dogmatismo teologico, che esclude la necessità di ricerca di percorsi diversi da quello definito dalla chiesa stessa.

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