Religione, social, fanatismo, pensiero

Religione, social, fanatismo, pensiero

Religione, social, fanatismo, pensiero

Religione, social, fanatismo, pensiero

Portacandele in ferro battuto, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Religione, social, fanatismo, pensiero

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Secondo alcuni la religione è la luce che guida, la saggezza che illumina la via. Al buio o nella semioscurità si vede male, a meno che non si sia nictalopi. L’uomo non lo è, quindi il buio diventa sinonimo di male da contrapporre alla luce, che al contrario, è vista come bene supremo perché nella luce ciascuno vedrebbe chiaro: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te». (Isaia 60:1); Di nuovo Gesù parlò loro: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». (Giovanni 8:12); «Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che ora vi annunziamo: Dio è luce e in lui non ci sono tenebre». (1 Giovanni 1:5).
Molto illuminante… Il problema è che troppa luce acceca, esattamente come il buio e coloro che hanno gli occhi trafitti da questo eccesso di luce, i fanatici, quelli che nei profili social, per intenderci, postano immagini di croci e rosari con il preciso scopo di diffondere il verbo della loro religione a senso unico, ragionano come ciechi.
Ancora nei gruppi dedicati, per esempio al Medioevo, si leggono post di gente che asserisce che soltanto i cristiani debbano studiare la storia medioevale perché tutti gli altri non capirebbero nulla. E fin qui, si può pensare al solito imbecille social. Il problema è che questa curiosa razza di demente trova terreno fertile e persone, che sciorinano titoli di laurea presi qua e là come se fossero noccioline da distribuire alle scimmie, gli danno pure ragione, esaltando il monopensiero, sostenendo assurdità del tutto gratuite. Una di queste è quella che asserisce che Giovanna d’Arco non sia stata processata dall’Inquisizione. Lo scopo di tali affermazioni è quello di proclamare la santità della chiesa e la sua estraneità nell’omicidio di quella che poi è stata resa pure santa.
Eppure i verbali del processo alla Pulzella, rinvenibili in vari libri antichi e riportati poi dai testi contemporanei, parlano chiaro. Giovanna è stata bruciata perché eretica e perché indossava abiti maschili. Questa l’accusa ufficiale. Sta agli atti, non ci si inventa nulla. Pierre Cauchon de Somièvre (Reims, 1371 – Rouen, 18 dicembre 1442), era un vescovo filo-inglese che organizzò il processo contro Giovanna a Rouen e la condannò pure al rogo:

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Pierre Cauchon: “Ogni qualvolta l’eresia infetta con il suo veleno un membro della Chiesa, trasformandolo in sodale del demonio, conviene impedire, con ardente zelo, che il pernicioso contagio si diffonda alle altre parti del Corpo Mistico di Cristo. Poiché ritornata al male noi ti indichiamo nuovamente colpita dalla scomunica nella quale eri incorsa, relapsa nei tuoi errori ed eretica, dichiariamo che devi essere rigettata dalla Chiesa come un membro marcio, così da non infettare i membri sani, che devi essere recisa dal Suo Corpo Spirituale e abbandonata al braccio secolare.” ( Atti del processo).

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Ebbene no! Perfino i siti ufficiali dei cattolici negano questa verità. Sostengono infatti che la condanna per eresia “non è stata opera della Chiesa, bensì di una serie di uomini manovrati dal “partito inglese”.
Questa affermazione è sostanzialmente un sofismo di deresponsabilizzazione che cede di fronte alla verità storica. Chi erano infatti gli uomini che hanno condannato Giovanna? Cauchon non era forse un vescovo? Certamente manovrato dagli inglesi, faceva parte però della Chiesa e non venne scomunicato mentre intentava il processo alla Pulzella ma addirittura dopo la sua morte. La stessa Giovanna chiese più volte di essere ricevuta dal Papa ma non ebbe nessuna risposta. La Chiesa ha lasciato fare, per poi riabilitarla comodamente post-mortem. Un santo è sempre utile alla causa di Santa Madre Chiesa.
Il processo di minimizzazione delle responsabilità della Chiesa non è l’unica assurdità che i cattolici mettono in moto per giustificare una storia che gronda di sangue e atrocità. Un altro metodo per edulcorare la verità è censurare.
Un mio racconto intitolato La strega del ponte del diavolo, non è stato pubblicato in una raccolta perché giudicato “offensivo per la Chiesa e per le persone di fede”.
In realtà il racconto descrive soltanto un processo inquisitoriale che si è svolto nel Seicento. Ma l’editore ha ritenuto che non era il caso di trattare simili argomenti, perché come credente si sentiva in imbarazzo nel dover ammettere i guasti dell’Inquisizione.
Il racconto poi è stato pubblicato nel catalogo Ali 2018, Ambienti d’Italia a cura di Marco Fiori e Marzio Dall’Acqua, pp. 42-50.
Il fanatismo, rinvenibile in tutte le religioni, è il risultato di una raffinata tecnica di standardizzazione settaria di una fede distorta, che inculca nell’adepto fin dall’infanzia, un controllo tale da fargli pensare ad un solo mondo possibile, escludendo tutti gli altri e di conseguenza, disumanizzando tutto ciò che non rientra nello standard imposto da quel mondo.
Bertrand Russel sosteneva che “è fanatico chi pensa che qualcosa possa essere tanto importante da superare qualsiasi altra”.
In realtà è fanatico chi non pensa perché rinuncia a questa attività in nome di una certezza senza prove. La fede è soltanto l’espressione di un bisogno spirituale che però non ammettendo alcun dubbio, spesso sfocia nel fanatismo. Il confine tra fede e fanatismo è sottile nelle personalità deboli, dato che l’abolizione del dubbio, castra il libero pensiero a favore del dogma. Questo uccide la libertà e l’autodeterminazione dell’individuo. Infatti persone devotamente religiose che predicano speranza e carità, non esitano nei social a diventare molto aggressive se appena appena si mette in dubbio qualche loro certezza. Il dogma uccide la saggezza, nonché le capacità di autocontrollo dell’uomo, incanalandolo verso la violenza. Non riconoscere la morte di Dio che già Nietzsche aveva profondamente intuito, è il primo passo verso la morte del pensiero.

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