Poesia, polemiche, poetesse bene

Poesia, polemiche, poetesse bene

Poesia, polemiche, poetesse bene

Poesia, polemiche, poetesse bene

L. Lodi, Alla ricerca della verecondia, Formiggini, 1927, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Poesia, polemiche, poetesse bene

.

Di recente un gruppo di signore poetesse molto simpatiche e per bene, mi ha invitato a partecipare ad una pagina social molto poetica e politicamente corretta e infarcita di lodi autoreplicantesi a loop, distribuite come in un minuetto, inchino, cortesia e ricambio. Ho detto no. L’amministratrice ha insistito. Ho ridetto no. L’amministratrice ha insistito ancora. Ho detto sì prevedendo la catastrofe imminente per i miei poveri versi. Così è stato. Posto poesie senza ombra di macchia, senza “contaminazioni” linguistiche dovute a parolacce o eccessi sperimentali. Le signore molto per bene sono contente. Tutto fila liscio. Mi annoio mortalmente. Non voglio commentare le loro poesie, sarebbe la rissa, evito.
Per uscire in fretta dalla pagina senza essere scortese, posto una poesia “contaminata” da espressioni e termini che le signore giudicano “volgari”. È fatta, posso uscire dalla noia con la scusa di non essere adatta ad un gruppo di signore troppo per bene, troppo borghesi, che trovano abissi di volgarità nella parola “culo”, in una poesia tra l’altro castissima, e che probabilmente hanno letto soltanto versioni depurate e censurate dei classici greci, latini e non solo. Le signore si ribellano in frotta, censurando, suggerendo tagli alla mia poesia, in nome della buona creanza e di non so quale squisita educazione al rispetto non si capisce bene di cosa e di chi. Si pigola, si sbattono le penne e il veleno inquisitoriale si spande, creando un pollaio mediatico, una sollevazione generale, cori di indignazione e fazzoletti con sostanze atte a far rinvenire le galline svenute più sensibili e inclini al frigorifismo social.
Questa faccenda un poco ridicola mi ha fatto venire in mente un libriccino di Luigi Lodi che ho apprezzato fin dalle prime pagine: Alla ricerca della verecondia, con scritti di G. Chiarini, E. Panzacchi, E. Nencioni. Serie Polemiche, editore Formiggini, 1927, 76 pagine di puro spasso generato da una vivace polemica sorta tra letterati.
Nella Prefazione alle poesie di Henrico Heine, G. Chiarini criticava molto acerbamente D’Annunzio che chiamava N.N. e il suo Intermezzo di rime, giudicato una porcheria scandalosa. La critica però non si limitava allo stile o alle capacità poetiche di questo autore, ma a un condanna morale di certi suoi versi, giudicati talmente osceni da invocare addirittura la questura per oltraggio al pudore:

.

Se c’è, come credo nel nostro codice qualche articolo che punisca gli oltraggi al pudore e l’eccitamento alla corruzione, non si capisce come i procuratori del re in Italia, che certe volte dimostrano tanto zelo nel perseguitare la carta stampata, non si occupino di certa poesia e di certi poeti… Ora come va che le guardie non hanno ancora arrestato la poesia del signore N.N.? … Raccolti i lubrici fantasmi della pervertita sua mente in una specie d’immondezzaio poetico, che i suoi Sodales chiamano sonetti, ci si sdraia sopra oscenamente, e chiama il pubblico ad ammirare le sue prodezze di porcellone…

.

Venti pagine in cui il Chiarini invoca per il porco D’Annunzio i rigori della legge e la prigione. Luigi Lodi allora interviene nelle pagine della Domenica Letteraria del 1883, n. 29, difendendo il diritto alla verità che ha ogni scrittore:

.

Il sonetto è dei men belli ma la descrizione è delle più nude. Ebbene, non è così che pittori e scultori hanno disegnate e scolpite le innumerevoli bagnanti, le Veneri soavi uscenti dalla conchiglia del mare? Ci offendiamo noi forse? … A me pare, dunque, di non meritare pascolo di ghiande se l’Intermezzo non mi fa arrossire di vergogna e rabbrividire per lo schifo…

.

Lodi e Chiarini si lanciano dunque in un botta e risposta che vede due mondi contrapposti, due mentalità, quella progressista che opta per la libertà espressiva e quella bigotta che assegna all’arte sempre un ruolo didascalico morale e la censura nella sua essenza.
Viene fuori anche la censura al Carducci che usò la parola pipi in certi versi:

.

Poi se un puttin di bronzo avvien che mostri
Un po’ di pipi al sole,
Protesterete con furor d’inchiostri,
Con fulmin di parole.

.

Il Martini, direttore del Fanfulla della Domenica scrisse a Carducci di levare quel “pipi” che avrebbe, “offeso la verecondia delle schifiltose damine”.
Il Carducci, per non scontentare il direttore, lo levò e permise al Martini di censurarlo.

Oggi la poesia si compone di due schieramenti opposti, quelli che vogliono scandalizzare per forza infarcendo tutto di parolacce che molto spesso sovrabbondano forzatamente autoannientandosi e stemperandosi nello stucchevole, e quelli pronti a scandalizzarsi per nulla e per i quali la poesia è solo frullo d’ali di uccellini e fiori profumati e usare “culo” anziché “sedere” o “di dietro”, offenderebbe Pietro e tutti i suoi santi.
Una via di mezzo sarebbe invece auspicabile con buona pace delle poetesse bene che, assettatuzze sui loro scranni da giudice, tutte belle lisciate e griffate, pensano di assegnare compiti eminentemente morali alla poesia, secondo la loro morale che forse altri potrebbero a loro volta giudicare immorale, a seconda delle mode del momento, in un vortice senza capo né coda che rammenta tempi andati e mai morti, purtroppo.

.

Video – The Black Star of Mu

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Christ was a female

Rivista Il Destrutturalismo

 

Post a comment