Foscolo, L’Ortis, opera rimaneggiata

Iacopo Ortis, opera rimaneggiata

Foscolo, L’Ortis, opera rimaneggiata

Iacopo Ortis, opera rimaneggiata

Foscolo, Le Ultime lettere di Jacopo Ortis, Bianchi-Giovini, 1945, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Ultime lettere di Iacopo Ortis, opera rimaneggiata

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Confesso di non aver mai amato le Ultime lettere di Jacopo Ortis, di Ugo Foscolo, opera che porta i segni indelebili di uno stile pesantemente ottocentesco con patemi, espressioni, linguaggio proprio di un’epoca romantica alquanto stucchevole che fa del realismo noia e della noia sentimental-patetica un baluardo letterario che ha indubitabilmente influenzato la letteratura italiana successiva, così ostile verso il surreale e tutta tesa verso sentimentalismi realistico-polpettonosi, di matrice prettamente borghese. Del resto non è forse l’alta borghesia ad avere in mano tutta l’editoria? Ma certo che sì! Ha soldi e aderenze, perciò detta legge in materia di mode e correnti letterarie, privilegiando costantemente la noia realistica, piatta e no verve di romanzi post-romantici o crudamente realistici, con in più, oggi, il tasto dell’innocuità a tutti i costi e della semplicità ebete, in modo che si raccolgano ampie fasce di consensi tra i gallinai. Tralasciando questo discorso che sarebbe non condiviso da molti non-lettori e anche da operatori definiti scrittori che sguazzano nell’innocuo e nella raccomandazione come se fossero rispettivamente e no, un marchio di fabbrica e un segno di distinzione nobiliare, torniamo al romanzo epistolare di Foscolo. Noioso quant’altri mai, ebbe però una curiosa storia. Carlo Cordié, rifacendosi ad altri critici, (i critici si citano continuamente tra loro, specie se sono della stessa corrente politica, anche se poi le informazioni non le hanno partorite dal loro cervello per scienza infusa, o da chissà quali ricerche sovrumane, ma attinte bel belle dai libri antichi), anticipando al lettore il finale del libro (quale sopraffina intelligenza!) nella prefazione a una edizione del Bianchi-Giovini, 1945, delle Ultime lettere, informa sulle vicissitudini relative alla pubblicazione del libro.
Nel 1798, l’editore bolognese Jacopo Marsigli iniziò a lavorare alla stampa di un’edizione delle Ultime lettere rimaneggiata da Angelo Sassoli. In pratica, siccome Foscolo si trovava un attimo impegnato nella milizia repubblicana nella Legione Cisalpina, e aveva dovuto interrompere la stesura della sua opera, l’editore, fece una bella pensata pur di non perdere denari. Perché lasciare il libro a metà quando poteva pensarci Angelo Sassoli? Fu questi a completare il libro di Foscolo senza che lo stesso Foscolo ne sapesse ovviamente nulla, tanto si sa gli scrittori in editoria, sono sempre l’ultima ruota del carro. Scrive Cordié, riferendosi al Sassoli con il senno di poi:

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Questo letteratuccio meschino e mediocre, e per di più spregevole denunziatore dei compagni complicati nella congiura dello Zamboni, riprese la trama foscoliana. E se il primo tometto non portava il nome di Ugo, ma si valeva dell’immaginario Lorenzo F. per la presentazione delle lettere di Jacopo, ora finalmente, con la continuazione e lo scioglimento, si parla per disteso di tutta la vicenza del povero giovane. Il volume manipolato dal Sassoli… usciva probabilmente ai primi di giugno del 1799 con la data dell’anno prima con complessive 264 pagine e col titolo di Ultime Lettere di Iacopo Ortis.

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Non solo il Sassoli continuò un’opera iniziata da altri ma la censurò perfino:

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Ma con l’entrata degli Austriaci in Bologna, il 30 giugno, dopo aver diffuse poche copie dell’opera, il Marsigli e il Sassoli corsero ai mali passi per coprire con accorgimenti quanto il Foscolo, con qualche audacia, s’era lasciato sfuggire in merito alla religione e alla politica. Poiché spirava aria di reazione e non era possibile ristampare l’opera per molti fogli, su tutti i fogli non corretti fu trovato un rimedio in note assai false e vacue. Basta vedere il titolo dell’edizione “coretta” (sic): Vera storia di due amanti infelici, ossia Ultime lettere di Iacopo Ortis, e leggere il Preambolo: “Si è avuto ancora ricorso al sussidio delle Annotazioni, per dimostrare sempre più le rette mire degli editori medesimi che vivono in seno alla Cattolica religione”…

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Ad un certo punto Foscolo venne a sapere del suo romanzo rimanipolato e secondo le cronache, sembra che non l’abbia presa bene e abbia diffidato l’editore, secondo quanto riportato nella «Gazzetta universale» di Firenze del 3 gennaio 1801:

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Se non che più fieri casi m’interruppero quest’edizione abbandonata a uno Stampatore, il quale reputandola romanzo la fè continuare da un prezzolato, che convertì le lettere calde, originali, italiane dell’Ortis, in un centone di follie romanzesche, di frasi sdolcinate e di annotazioni vigliacche […] io protesto apocrife e contaminate in ogni loro parte quelle [le edizioni] che saranno anteriori al 1801, e che non avranno in fronte questo rifiuto.

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Solo nell’ottobre 1802, venne alla luce l’edizione del libro originale terminato dall’autore, a Milano, presso il Genio Tipografico, in una tiratura di 1600 esemplari, prezzo lire 4,10 milanesi. Vennero stampati anche pochissimi esemplari di un’edizione lusso che costava 9 lire.

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Comment (1)

  1. Angelo Giubileo

    Brava Mary, come al solito!

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