Tresnuraghes Madre Vergine Nera

Tresnuraghes Madre, Vergine Nera

Tresnuraghes Madre Vergine Nera

Sardegna. La nostra Vergine Nera.

La Vergine Nera, by Tiziana Fenu©

Tiziana Fenu©

 

La Tanit di Tresnuraghes. La nostra prima Vergine Nera.

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Una Dea Madre creatrice, la Madre di tutte le Madri, dietro una rete.
“Il concio della rete”.
Tresnuraghes, in provincia di Oristano. Sardegna.
Chiesetta campestre di Sant’Antonio da Padova a Tresnuraghes, fondata nel periodo bizantino.
Nello spiazzo antistante, sono stati trovati 6 filari formati da conci, blocchi e pietrame, e nella parte nord-ovest del contrafforte residuo hanno scoperto un concio epigrafico, dove ci sono dei segni particolari chiamato appunto, il “concio della rete”, largo 86 cm, con altezza di 34 cm, e spessore di 25.
Questo concio riporta una rete con delle maglie rettangolari, che si restringono lievemente verso il centro, e vi è una figura mimetizzata riconducibile ad una Tanit con le braccia sollevate, con il viso a forma di cuore, con una figura conica in testa, un fuso probabilmente.

Una dea Tanit che appare svariati secoli prima della Dea Neith, egizia, la tessitrice, il cui culto era nell’antica capitale del Basso Egitto, detta Sais.
Sais come Sinis. La nostra penisola in provincia di Oristano.
Entrambe hanno la S finale ed iniziale, simbolo del potere del sole, come i due occhi divinizzati e solarizzati alle conoscenze misteriche dei Giganti di Mont’e Prama.
Ho sentito l’esigenza di approfondire l’ argomento, su questa correlazione tra le due divinità tessitrici.
La nostra piccola Tanit di Tresnuraghes e la Dea Neith.
Una delle divinità più antiche, autoesistente, madre di tutte le divinità.
Le due frecce con sé, indicano la dualità, poiché in sé ha il principio maschile e femminile.
Non è nata da nessuno, ha creato anche il Dio Ra da sé stessa. Le due frecce incrociate che tiene in mano indicano il Maschile e il femminile che ha dentro di sé, protettrice dei defunti e creatrice del sole ogni mattina.
Ha sulla testa un fuso, tessitrice di due energie che agiscono in sinergia, e che creano.
È la tessitrice dell’universo, come Arachne, come Athena. Crea un campo energetico, fili di luce che creano potenti vortici di energia.
Erano su questi posti che venivano innalzati i Templi degli Dei.
Fu posta a capo della Compagnia degli Dei a Heliopolis, la città del Sole egizia, come la Signora Dea Madre, dai Grandi poteri solari.
La facoltà di accedere alla conoscenza, è un comparare fra due nozioni, agire in sinergia tra due polarità.
L’intreccio dei fili forma un tessuto.
E Neith è chiamata la “Neter della tessitura”.
Infatti il geroglifico che indicava la vera conoscenza, era indicato con un tessuto.
Tessuto che custodisce anche dopo la morte. Neth sovraintendeva anche alla Mummificazione.
Quel “tessuto griglia” dove si incontrano gli opposti, necessari alla creazione.
Ed è per questo che abbiamo una griglia a quadretti, come la Scacchiera di Pubusattile, come il concio della rete di Tresnuraghes, come il “quadrato di Sator/Sinis”, che è l’incontro creativo della M della Mem, e della W della Shin, acqua e fuoco che si incontrano e creano la Griglia dove tutto è possibile.
La “Mater/Matrix” (nell’accezione più pura del termine) della possibilità, dove tutto è celato e si rivela solo a chi ha raggiunto un certo grado di consapevolezza. Di equilibrio.
È vuoto cosmico dove tutto è possibile.
La Forma senza Forma.
Il Femminile è Occasione.
Griglia di coordinate che creano nuovi Templi.
Anche alcune Madonne del passato sono rappresentate con una “scacchiera/griglia” alle spalle o sotto i piedi.
È la griglia della tessitura. Come un quadrante di ascisse e ordinate.

E le prime Madonne erano nere, come Iside. Il Nero, il fango, l’Humus del Nilo.
Il Femminino è sempre nero. È grembo oscuro.
È ciò che non si vede,
È sotto la terra. È Grotta, è Domus de Janas, è vulva tra le cosce.
È velo che non si può sollevare, se non sei puro per entrarci.
Può essere tutto ciò che si vuole. Prende forma dal riflesso.
Nasce come riflesso divino, ma essendo “spazio di creazione” dipende dalle nostre coordinate, farlo diventare sacro o meno.
Matrix, con la M maiuscola o matrix minuscola.
È lo spazio delle possibilità.
Il libero arbitrio concesso all’uomo per mano femminile.
Nel tempio di Iside-Neith, c’era la statua sempre velata di Neith, essendo Neith e Iside, intercambiabili.

La protettrice delle porte di Sais.
Ha generato Ra, il sole. Non è visibile.
È come quei doppi occhi dei Giganti che vegliano il luogo Sacro.
Quei due occhi che rappresentano uno sguardo divinizzato, il sole, che era rappresentato con un geroglifico con un punto e un cerchio intorno, simbolo di consapevolezza e custodia.
Il Sole era considerato l’occhio di Osiride.
Neith, la Vergine del Sacro Femminino che poi abbiamo ritrovato nel corso della storia. Moltissime Madonne Vergini, sono state rappresentate con un tessuto, spesso quadrettato, sotto i piedi, o alle loro spalle.
Perché loro intessono il tessuto della vita, perché sono Padre e Madre insieme.
Il Principio da cui derivano tutte le cose, delle Stanze della Dottrina Segreta di tutti gli Iniziati
Neith esisteva 7000 anni fa.

Esisteva già come Tanit del concio della rete, la Tessitrice, in Sardegna.
Quella Tanit che rappresenta l’equilibrio tra gli opposti.
È una traslazione astronomica dell’equinozio di primavera, quando si crea quel famoso angolo di 60°, con i raggi del sole, che è l’angolo portante di tutta la Geometria Sacra, come quello sul mento del Gigante.
Come il corpo della Tanit.
Un perfetto triangolo equiangolo, che regge il sole, in perfetto equilibrio sull’orizzonte, sulle sue braccia.
Neith/Tanit è stata soppiantata dalla Vergine Maria, nel 1431, nel Concilio di Efeso, e quando nel 1858, la sua Immacolata Concezione fu imposta al mondo come un comandamento di Dio, dal Papa nel Concilio di Trento.
Neith/Tanit che si trova anche nella tradizione vedica come un’Aditya, la Madre del Sole.
Aditi. La madre di tutte le forme.
E come Madre del Sole, è anche la Nave Celeste, che poi ritroveremo in Didone, sulle prue delle navi, e come Maria, la Vergine del Mare.
Infatti è anche la Nerfe degli Etruschi, metà donna e metà pesce.
È la Bythos degli gnostici.
Guardacaso noi in Sardegna avevamo un’antica città, Bithia, culla delle “Bithie/Janas/Sciamane dalle doppie pupille”.
È il Caos, la materia prima indifferenziata.
Il principio di tutte le cose.
Il Diluvio che porta in sé il trilobato creatore della vita.

È insieme astrazione e realtà
È l’acqua incubata dal sole, dalla Luce
Per questo gli ingressi dei Pozzi Sacri, in Sardegna, in particolare quello del pozzo di Santa Cristina, hanno la forma di una Tanit.
Perché come una Tanit, si fanno ingravidare dal Sole, per creare quelle meravigliose ierofanie che indicano la discesa nel divino.
È quel riflesso capovolto non è niente altro che il divino che è sceso nella materia e l’ha divinizzato, consentendogli di ascendere.
Come i capovolti delle Domus de Janas di Oniferi.
Non possono essere rappresentazioni di discesa negli Inferi. Gli Inferi non erano contemplati in quel periodo. È un’invenzione religiosa molto più recente.

Scrivevo così, a proposito della Tanit:
“È l’ombelico cosmico dell’universo.
Venere è rappresentata graficamente da un cerchio che sovrasta una croce.
E un cerchio che sovrasta la croce, ricorda molto la Croce stilizzata dell’Ankh dell’Antico Egitto, la Croce che rappresenta la vita immortale, la fertilità.
Il simbolo della Tanit e l’Ankh, risultano spesso sovrapposti nell’esposizione grafica anche in Sardegna, poiché entrambe richiamano al potere generativo del creare la vita.
[…] Poiché la Dea ha in sé il potere “luciferino” di sviluppare la luce, la vita dall’oscurità dell’utero.
Solo nel potere fecondante ci si può specchiare ritrovare se stessi”.

La Dea Madre primordiale è colei che crea nel buio, nell’oscurità.
Nel magma indefinito primordiale, come un enorme buco nero.
Infatti le prime Madonne sono Nere.
E le Madonne nere sono tra le immagini più sacre della Chiesa Cattolica, e si trovano in tutti i più importanti santuari e cattedrali d’Europa.
Questo perché il Cristianesimo ha dovuto soppiantare, per potersi imporre, i culti esistenti, quelli originari legati alla Grande Madre, culti che risalgono fino al Paleolitico, con le abbondanti figure della Dea Madre dai ventri e seni prosperosi, legati al concetto di fertilità.
Grande Madre spesso differenziata in diverse divinità, all’interno della stessa, per sottolinearne i vari aspetti legati allo scorrere del tempo, all’alternarsi delle stagioni o alla sessualità.
Spesso si trattava di culti ctoni, cioè svolti in caverne, grotte, come nelle nostre Domus de Janas, cioè luoghi dove erano particolarmente forti le energie di Madre Terra, vulcaniche o telluriche.
Erano Dee che si imposero in tutto il Mediterraneo, con nomi diversi.
Inanna, Ishtar, Iside, Astarte, Cibele, Rea, Gaia, Afrodite, Demetra, Persefone, Venere..

Il culto delle Vergini Nere, delle Madonne Nere, si diffuse soprattutto durante il Medioevo, di cui i massimi promulgatori furono i Templari, diretti discendenti di quelle che anticamente erano le Antiche Scuole Iniziatiche esoteriche, quelle del Re Salomone, della Regina di Saba, e dei suoi discendenti “Falasha/Shardana”, degli antichi Cabiri persiani, delle scuole Misteriche di Iside, a cui seguirono, per esempio, in tempi più recenti, i misteri Eleusini.
Si dice che la maggior delle Madonne Nere sia stata dipinta da San Paolo, discepolo di Luca, e questo è particolare, perché Luca nella rappresentazione simbolica dei quattro evangelisti. cristiani (il cosidetto Tetramorfo) è associato al Toro (Matteo, Marco e Giovanni, all’angelo, al leone e all’aquila).
Questo perché il Toro, come per millenni è stato nella nostra civiltà, è associato alle energie della fertilità, e quindi alla Grande Madre.
Energie “taurine/uterine”, le ho sempre chiamate, in quanto inseparabili.

Secondo alcune ipotesi sulla “stirpe reale” di Cristo, la Madonna rappresentata da Paolo non è Maria, la Madre di Cristo, che a quell’epoca era già anziana, ma Maria Maddalena.
E pare proprio che la Maddalena appartenesse ad un Ordine Sacro regionale chiamato “Ordine di Dan”(“Dan/Shar-Dan”, come gli antichi Shardana sardi) le cui adepte erano naziree laiche, e le cui madri superiori, come lo era appunto Maddalena, avevano il diritto di vestire di nero, come i nazirei.
Guarda caso, il nostro costume tradizionale di Tempio Pausania, in provincia di Sassari, è un costume tutto nero, con un copricapo bianco, esattamente come le suore, le Vergini.
Magari vi era un antico Tempio delle Naziree.
Quando la chiesa ortodossa cercò di occultare la verità sulla discendenza di Cristo, i suoi difensori continuarono a promulgarla segretamente, adorando le immagini della Madonna dalla pelle scura, la Sposa perduta del Cantico dei Cantici di Salomone, soprattutto a partire dalla Francia, luogo di rifugio dopo la fuga dalla Palestina, collegata al Priorato di Sion (.. Sion/Sais/Sinis, tutte Madri Oscure del Sole, della luce).

Uno dei versetti che la descrivono, si trova in un passo del Cantici dei Cantici, composto non prima del IV sec. a.C.: “Nigra sum sed formosa” (“sono nera ma bella”), riferita anche all’avvenenza della compagna di Re Salomone, la regina di Saba.
Maria Maddalena viene festeggiata il 22 luglio (22/07).

Anche numericamente è rimasto il simbolismo del quadrato, di cui è stata portavoce come creatrice primigenia del quadrato delle possibilità, di Sator, e del 6 base della creazione.
Infatti 22, sommato, mi da un 4, che rappresenta il quadrato, la terra, con i quattro elementi, e il 7 rappresenta il numero alchemico per eccellenza verso la perfezione divina.
Il trono di Iside è un quadrato.
I 7 pianeti/chakra allineati che costituiscono lo stargate per l’ascensione. Luglio è il settimo mese.
Il Nero della Madonna Nera è la Prima Materia (Mater/Materia) oscura sulla quale lavora l’Alchimista per la sua realizzazione, la Pietra Filosofale.
È la fase “Nigredo”, necessaria ad ogni morte e rinascita.
Morte e rinascita benedetta dall’acqua, visto che molte Madonne Nere furono ritrovate in luoghi poco appariscenti, in grotte, o presso sorgenti d’acqua.
E in molti di questi luoghi sono stati ritrovate le pietre della fertilità, grossi blocchi monolotici infissi nel terreno, come se fossero le “ossa della Madre Terra”, dalle innumerevoli proprietà taumaturgiche.
Ne abbiamo tante anche noi in Sardegna.

E spesso, nei luoghi in cui sono state ritrovate queste Madonne Nere, chiese o santuari, intorno, è stata ritrovata una “triplice cinta”, ad indicarne l’altissima sacralità del luogo.
Anche in Sardegna, nella Cattedrale di Santa Maria ad Alghero, ne abbiamo una.
Questo non mi stupisce affatto, visto che il “concio della rete”, con quella che, consentitemelo, io definisco la nostra prima Madonna Nera, la nostra “Tanit/Naith tessitrice”, è stato ritrovato a Tresnuraghes.
“Tre nuraghi”.
Il tre che si ripete, come nella triplice cinta di protezione del luogo sacro.
Un tre che si ripete anche nelle Domus de Janas.
Spesso ci sono tre cornici, nelle false porte, o tre protomi taurine allargate.
Indica sempre quello stesso concetto.
Nascita, morte e rinascita.
Triade creativa sacra.

Quella Tanit, con le braccia aperte, indica un equilibrio particolare tra maschile e femminile, che tiene in perfetto baricentro la testa della Tanit, il Sole, in bilico su quel triangolo dagli angoli a 60°.
Una conformazione astronomica, che si ha soltanto con il sole all’equinozio.
La Dea Neith tiene in mano un Ankh, la chiave della Vita, quella vera, della porta del cielo, dell’ascensione che è uguale alla figura stilizzata dell’Ankh.
Un’ Ankh /Tanit, che astrologicamente corrisponde alla posizione del Sole all’equinozio primaverile, quando con i suoi raggi crea quei famosi angoli a 60° che diventano un parametro dell’architettura sacra.. Come quelli nel mento del Gigante di Mont’e Prama. È sotto questa posizione solare, che poi si ha l’allineamento dei 7 pianeti, lo stargate la cui chiave è l’Ankh/Tanit che tiene in mano Osiride/Orione.

La nostra piccola “Vergine Nera/Tanit”di Tresnuraghes, indica questo, con il suo reticolo magico della creazione: un luogo sacro.
Solo in un luogo chiamato Tresnuraghes, poteva “apparire”.
In un luogo sacro di creazione, di un trilobato, che rappresenta il Fiore della vita, quello salvato dal diluvio universale, per la continuità del genere umano.
È lei stessa, Fiore della Vita.
Poiché la vita prende Forma nel suo stesso ventre
Lei è già forma circolare, nella testa del sole, come Idea.
Ecco perché i Giganti hanno i doppi occhi, la simbologia del Sole, quindi della divinizzazione, proprio nella testa.
Perché è nella testa, che nasce la Forma, come idea.
L’idea è il sole fertilizzante.
La Forma, è il cerchio che accoglie il sole, e si fa ingravidare da esso, al livello più alto del corpo, il più nobile: la testa.
Ingravidare con lo sguardo, per arrivare all’Horus, all’Oro, come fece Osiride con Iside, la prima Vergine e Madonna Nera.
Di cui la nostra piccola Tanit della rete è stata un’antecedente, Tanit ritrovata anche nei sigilli di Cabras, quelli di Tzricotu.
Perché se i sigilli, sono, come credo che siano, una rappresentazione dell’albero della vita, di cui uno è stato ritrovato anche sulla spalla di un gigante, la Tanit, rappresenta la chiave, l’Ankh per accedere a questo percorso divinizzante.
Perché è equilibrio anche equinoziale.
Tiene il sole in equilibrio tra le sue braccia protese, sul suo corpo triangolare, perfetto, con quegli angoli sacri a 60°, che sono la base di tutta l’architettura Sacra, per realizzare il Tempio in terra, di cui lei custodisce le coordinate, perché è sulla linea equinoziale, che si crea quello stargate che dà accesso al Divino.
La Tanit è come la stella a 5 punte.
Le 5 punte della sagoma della Tanit.
Il punto equinoziale di equilibrio nell’equinozio estivo. Quando cielo e terra si incontrano.
Il 5 è il numero che sta a metà. Tra uno e dieci.
È il 4 dell’elemento terra più l’etere.
La nostra piccola, primordiale Vergine Nera creatrice del quadrato delle possibilità.

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Comment (1)

  1. poeta dell'Amiata

    molto interessante grazie delle tue interessanti affermazioni buona serata

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