Destrutturalismo come quando nasce

Destrutturalismo di Mary Blindflowers, come quando nasce

Destrutturalismo come quando nasce

Destrutturalismo di Mary Blindflowers, come quando nasce

The witch, the phoenix and the storm, mixed media on canvas by Mary Blindflowers©

 

Lucio Pistis & Sandro Asebès©

 

Destrutturalismo di Mary Blindflowers, come quando nasce

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Le Destructuralisme c’est moi,
vous pouvez aller aux toilettes,
tourner les omelettes,
manger des sauterelles,
mais le Destructuralisme c’est moi.
Libérez donc vos malheurs bourgeois
dans les latrines,
parlez-vous de lunes ultramarine,
mais ne cassez-pas la vitre
pour aller voler dans la maison des autres,
apôtres du néant,
faux-fuyant.
Allez-vous faire foutre,
excuse my French.

(Mary Blindflowers)

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Una ventina d’anni fa nasceva Il Destrutturalismo, controcomune buon senso e ritmi d’arte, un blog artigianale ispirato ad un termine Destrutturalismo, coniato da Mary Blindflowers. Gli articoli di questo primo blog, per esigenze tecniche, sono stati trasferiti su una nuova piattaforma che ha lo stesso nome, questa su cui adesso stiamo scrivendo queste brevi notazioni.
Il Destrutturalismo sui cui principi si ispira il nostro blog, è stato via via confuso con il Decostruzionismo di Derrida, è stato criticato come ripresa dei movimenti futuristi (che il Destrutturalismo invece ha in parte criticato) e del concettualismo in arte, e questo nonostante per il Destrutturalismo lo stesso concetto di arte concettuale non abbia senso fin dalla sua creazione, dal momento che l’arte è implicitamente tutta concettuale e l’esibizione del concetto come scusa per non fare arte, ha rovinato gran parte dell’arte contemporanea, soggetta come sappiamo alle influenze politiche e alla dinamica del non importa cosa sai fare, ma chi conosci.

Cos’è allora questo Destrutturalismo di Mary Blindflowers?

Prima di scriverle per partecipare attivamente al blog con articoli e recensioni, abbiamo letto i punti chiave del suo pensiero e ci siamo resi conto che con il Decostruzionismo e con l’arte concettuale la parentela del Destrutturalismo è davvero labile se non inesistente. Coi movimenti avanguardisti il Destrutturalismo condivide soltanto la volontà sperimentale che è alla base della sua concezione artistica, e il convinto e motivato simbolismo anti-antropocentrico e antiaccademico, per il resto è chiara da parte dei Destrutturalisti, quelli veri, che aderiscono a questo blog, non quelli che intitolano il loro blog scimmiottando Il Destrutturalismo o fanno battute comiche sullo stesso, senza neppure capire di cosa stiano parlando, nella speranza di ottenere qualche visualizzazione in più, è chiara, dicevamo, la volontà di non aderire a degli schemi di potere partitico, di non fare propaganda alla grossa editoria come fanno la maggior parte dei blog letterari, sempre pronti a fare recensioni più o meno tutte uguali e positive ai polpettoni appena sfornati dai grossi editori, nella speranza di farsi notare dagli stessi.
Il Destrutturalismo auspica un ritorno alla lettura, quella vera, quella che ciascuno di noi può fare sul testo scritto, e invita a giudicare lo stesso, indipendentemente dalla fama o dal nome dell’autore, smontandone i pezzi come il meccanismo di un orologio per vedere se funzionano, in quanto, etimologicamente, STRUCTURA deriva dal verbo STRUO, che vuol dire “pongo sopra”, “metto degli strati”, e la preposizione privativa DE- ne genera proprio un target antitetico: chi destruttura punta al nocciolo di un elaborato letterario-artistico, al suo testo, all’analisi capillare di esso per scevrarlo da tutte le stratificazioni pregiudiziali limitate dal divismo del nome; invita a sperimentare nuove forme d’arte che eviscerino il simbolo come possibilità antica e inesauribile nel dare sempre nuovi significati all’opera d’arte; invita a non avere tessere di partito anche se con quelle si vola lontano, a concepire il sogno utopico mai realizzato di un’arte finalmente svincolata dal potere, dalle accademie, dal peso specifico del denaro e delle mode; invita al recupero di libri dimenticati e di autori spesso ignorati; invita ad evitare la piaggeria e l’autocelebrazione tanto diffusa in ambienti editoriali; invita alla dialettica ormai dimenticata e ad un approccio critico verso la propria opera in primis e poi verso quella degli altri criticando le logiche becere di un familismo amorale che ormai è di gran moda nel mondo dell’arte e della letteratura.
Abbiamo accolto tutti questi inviti che ci sono sembrati più che legittimi, per questo scriviamo su questa piattaforma e non abbiamo nemmeno bisogno di autodefinirci Destrutturalisti perché lo siamo per natura, lo siamo sempre stati.
Il Destrutturalismo infatti più che un movimento, è uno stato d’animo, un’inclinazione della mente verso la libertà apolitica, verso un’anarchia di pensiero che non cede ai conformismi e ai legami politici e questo ci piace.

Da luglio 2020 Il Destrutturalismo ha una rivista legata a questo blog che è stata stampata anche su carta. Per parte nostra siamo contenti di aver partecipato.
Prima di fare confusione con altri movimenti, con l’insulsaggine di certa arte concettuale e con l’avanguardismo, facendo di tutta l’erba un fascio, vi invitiamo a leggere i punti chiave e la rivista, capiamo che leggere è attività che forse non si usa più, ma consentirà a chi si mette in bocca impropriamente il nome del Destrutturalismo, di non fare confusione scambiando l’aglio con la cipolla.

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Video – The Black Star of Mu

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Rivista Il Destrutturalismo

 

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