Sardegna, trasmutazione, tredicesima luna

Sardegna, la tredicesima luna

Sardegna, trasmutazione, tredicesima luna

Sardegna, la tredicesima luna

La tredicesima luna, disegno di Tiziana Fenu©

 

Tiziana Fenu©

La tredicesima Luna nell’altare di Santo Stefano a Oschiri, e nel pozzo di Santa Cristina a Paulilatino, in Sardegna.

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Due simbologie a confronto.
Le tredici coppelle intorno ad una centrale, presente nel sito archeologico rupestre dell’altare di Santo Stefano, a Oschiri, in provincia di Sassari, e il pozzo di Santa Cristina, a Paulilatino, in provincia di Oristano. Entrambi sono legati ai calendari lunari.
La simbologia delle 13 coppelle, che rimandano alla tredicesima luna, e ai cicli lunari osservati, nell’altare di Oschiri, e poi resi manifesti, da quello che viene definito un osservatorio lunare, cioè il pozzo di Santa Cristina.
Entrambi hanno qualcosa in comune: la Tredicesima Luna.
Ma procediamo con ordine.
Il calendario attualmente vigente, è quello gregoriano. Un calendario solare entrato in vigore nel 1582.
Ma, ancora maggiormente preciso del calendario solare gregoriano, è quello tropico, che è sempre un calendario solare, ma che va dal solstizio d’inverno, in un anno, fino a quello dell’anno successivo.
Questo calendario conta fino a 12 lune piene in un anno (3 per ogni stagione), e ogni volta ogni tre anni circa, il calendario tropico conta 13 lune piene in un anno, cosicché una stagione può avere anche 4 lune piene invece che tre.
Ma non sono esattamente 13 lune in un anno.
Sono esattamente 12,268.
Questo scarto di 0,268 lunazioni, porta al fenomeno della tredicesima luna solo 7 volte ogni 19 anni, cioè quando la somma delle frazioni di lunazione annuale, diventa un intero, circa ogni 2,7 anni.
Questo fenomeno viene ancora calcolato come la terza luna di una stagione che ne conta quattro.

Un fatto che viene ritenuto altamente propiziatorio.
I mesi sinodici/lunari, non si riferiscono alle lune piene, ma alle lune nuove, perché una lunazione comprende il periodo da una luna piena all’altra.
Quindi abbiamo un anno lunare, distribuito in 12 lunazioni e un terzo (1/3), che è un fenomeno ciclico, e inizia dalla prima luna nuova del mese di marzo, dalla Primavera.
Si continua per 12 lunazioni di 29 giorni ciascuno, fino ad arrivare alla luna nuova dell’anno successivo, sempre a marzo.
Il tutto, discostato dall’anno solare calendariale, ma allineato invece con le stagioni.
Quindi abbiamo 12 lunazioni certe in un anno, e una volta ogni due anni e 7 mesi, una tredicesima lunazione, la luna detta “Intrusa”, che rimette le cose a posto.
Le lunazioni cadono sempre a cavallo di due mesi, come i segni zodiacali.
Quindi con due lune nuove (di cui la seconda, la tredicesima, sarà la luna dello scrigno) o due lune piene (di cui la seconda, sarà la luna intrusa), possiamo avere certezza della tredicesima Luna.

E, cosa assolutamente straordinaria, anche il pozzo di Santa Cristina a Paulilatino, racconta di questa geometria lunare legata alla Tredicesima Luna.
Poiché quasi ogni 19 anni, anche qui, si osserva una precisa astronomia lunare.
Cioè, si osserva che la linea passante tra il nord della base della cupola e il foro apicale (l’oculus), risulta inclinata rispetto alla verticale, secondo un angolo che caratterizza il punto in cui la luna stessa attraversa il meridiano durante il cosiddetto “lunistizio maggiore Settentrionale”.
Si tratta del momento astronomico in cui la luna raggiunge il punto più alto del suo ciclo (la massima declinazione, in termini tecnici), che dura circa 18,6 anni.
Oltre all’altro fenomeno per il quale, nei mesi di settembre (dal 21 al 23 alle ore 12.00) e di marzo (dal 18 al 21 alle ore 11.00), in occasione degli equinozi, il sole illumina perfettamente il fondo del pozzo di Santa Cristina, penetrando attraverso il vano scale e riflettendosi poi sull’acqua.
Il sole, con i suoi raggi, si riflette sull’acqua del pozzo.
In questa circostanza l’osservatore, negli ultimi 6 scalini interni, può vedere la propria ombra riflessa sull’acqua e proiettata capovolta sulla parete della camera a tholos di fronte. Praticamente, sia le tredici coppelle dell’altare di Santo Stefano a Oschiri, considerando quella doppia, sulla prima della serie, intorno a quella più grande centrale, che la disposizione del pozzo di Santa Cristina (da osservatorio lunare), rilevano lo stesso periodo di tempo, il periodo, appunto, della tredicesima Luna.

Guardacaso il Tredicesimo Sacro Archetipo Ebraico è proprio “Mem”, acqua, una delle tre lettere Madri, insieme ad “Aleph”, Padre Creatore e “Shin”, Fuoco.
Nascita, rinascita, che si identifica con la tredicesima Luna.
Simbologie che si ripetono nel tempo, con nomi e situazioni diverse, ma che riconducono ad un unico archetipo.
L’Alchimista di sé stesso.
Trasformatori di piombo in oro.
Come lo erano gli Antichi Sardi.
Grandi trasmutatori energetici, che traevano energia dalla connessione profonda che avevano con le energie dei cicli della natura e del cosmo.
E il pozzo di Santa Cristina, e le tredici coppelle dell’altare di Oschiri, ne sono testimonianza.
Unite da un segreto.
Il Sacro Segreto della Trasmutazione.

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