Salviati, Decameron, Crusca, rimaneggiatore

Salviati, Decameron, Crusca, rimaneggiatore

Salviati, Decameron, Crusca, rimaneggiatore

Salviati, Decameron, Crusca, rimaneggiatore

Degli avvertimenti della lingua sopra ’l Decamerone, 1712, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Salviati, Decameron, Crusca, rimaneggiatore

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Il Decameron viene inserito nell’Indice dei libri proibiti nel 1559 con la seguente formula: Boccacci Decades seu Novellae centum quae hactenus cum intollerabilibus erroribus impressae sunt et quae posterum cum eisdem erroribus imprimentur» (Index 1559, 6v).
Boccaccio però nel Cinquecento era popolarissimo e amatissimo dai fiorentini, così nel 1564, il potere ecclesiastico decise di riammettere il Decameron alla “libera”, si fa per dire, circolazione, ma non in versione integrale. Leonardo Salviati (1539-1589), promotore della fondazione dell’Accademia della Crusca, secondo il Bandelli, era “l’oracolo di Firenze, della Toscana e dell’Italia”. Egli venne incaricato del rimaneggiamento delle novelle boccaccesche, purificate da tutte quelle parti contrarie alla religione e alla morale cattolica. Furono stampate a distanza di poco tempo due edizioni:

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Il Decameron di messer Giovanni Boccacci, cittadin fiorentino, di nuovo ristampato, e riscontrato in Firenze con testi antichi, & alla sua vera lezione ridotto dal Cavalier Lionardo Salviati, Deputato dal Sereniss. Gran Duca di Toscana. Con permission de’ Superiori, e Privilegi di tutti i Principi, e Republiche. In Venezia, del mese di Agosto. Per li Giunti di Firenze, MDLXXXII;

Il Decameron di messer Giovanni Boccacci Cittadin Fiorentino, di nuovo ristampato, e riscontrato in Firenze con testi antichi, & alla sua vera lezione ridotto dal Cavalier Lionardo Salviati, Deputato dal Serenissimo Gran Duca di Toscana. Con permissione de’ Superiori, & Privilegi di tutti i Principi, e Republiche, seconda editione, in Firenze, del mese d’Ottobre. Nella Stamperia de’ Giunti, MDLXXXII.

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Il Salviati tagliò il testo del certaldese, ne modificò i contenuti e aggiunse delle glosse in modo che il lettore leggesse la sua interpretazione e non il testo schietto di Boccaccio. Un lavoretto di taglio e cucito.
Gia nel 1573 era apparsa un’edizione depurata dei Deputati Fiorentini la cui rassettatura evidentemente non era stata considerata sufficiente da Roma.
Salviati ebbe anche l’occasione di scrivere gli Avvertimenti della lingua sopra ’l Decamerone, un trattato critico-grammaticale, stampato anch’esso in due edizioni cinquecentesche:

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Degli avvertimenti della lingua sopra ’l Decamerone volume primo del cavalier Lionardo Salviati diviso in tre libri… ne’ quali si discorre partitamente dell’opere, e del pregio di forse cento Prosatori del miglior tempo, che non sono in istampa, de’ cui esempli, quasi infiniti, è pieno il volume. Oltr’a cio si risponde a certi mordaci Scrittori, e alcuni sofistichi Autori si ribattono, e si ragiona dello stile, che s’usa da’ piu lodati. All’Ecc.mo S. Iacopo Buoncompagni duca di Sora, e d’Arce, sig. d’Arpino. Marchese di Vignuola, Cap. Generale degli huomini d’arme de Re Cattolico nello stato di Milano, e Governator Generale di S. Chiesa, ec. — In Venezia, presso Domenico, & Gio. Battista Guerra, fratelli, MDLXXXIIII. Con Licenza e Privilegio.

Del secondo volume degli avvertimenti della lingua sopra il Decamerone. Libri due del cavalier Lionardo Salviati. Il primo del Nome, e d’una Parte, che l’accompagna. Il secondo dell’Articolo, e del Vicecaso. — In Firenze Nella Stamperia de’ Giunti. 1586. Con Licenza, e Privilegio.

Le regole scritte da Salviati in questi due volumi, sono state adottate dall’Accademia della Crusca e addirittura riprese nel Vocabolario della stessa Accademia nella cui Introduzione si legge:

Nel compilare il presente Vocabolario (col parere dell’Illustrissimo Cardinal Bembo, de’ Deputati alla correzion del Boccaccio dell’anno 1573 e ultimamente del Cavalier Lionardo Salviati) abbiamo stimato necessario di ricorrere all’autorità di quegli scrittori, che vissero, quando questo idioma principalmente fiorì, che fu da’ tempi di Dante, o ver poco prima, sino ad alcuni anni, dopo la morte del Boccaccio. Il qual tempo, raccolto in una somma di tutto un secolo, potremo dir, che sia dall’anno del Signore 1300 al 1400 poco più, o poco meno: perchè, secondo che ottimamente discorre il Salviati, gli scrittori, dal 1300 indietro, si possono stimare, in molte parti della lor lingua, soverchio antichi, e quei dal 1400 avanti, corruppero non piccola parte della purità del favellare, di quel buon secolo. Laonde potendo noi tener sicuramente la lingua degli autori di quell’età, per la più regolata e migliore, abbiam raccolto le voci di tutti i lor libri, le abbiam potuto aver nelle mani, assicuratici prima, che, se non tutti, almeno la maggior parte di essi, o fossero scrittor Fiorentini o avessero adoprato nelle scritture loro, vocaboli e maniere di parlare di questa Patria… Intorno all’autorità, e qualità di ciascun libro, o autore, stimiamo cosa assai più lodevole rimettercene a quanto in parte n’hanno detto altri prima di noi, che volerci fare arbitri di causa così importante: perciò per ora ci riferiamo a quello, che ne scrissero Monsig. Bembo nelle sue Prose, i Deputati sopra la correzíon del Boccaccio dell’anno 1573 nel procinio dell’Annotazioni sopra il Decamerone, e il Cavalier Lionardo Salviati negli Avvertimenti della lingua Volume primo, lib. 2. cap. 12 (Vocabolario della Crusca, 4r).

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Il concetto è ribadito anche nella terza edizione:

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I nostri Maggiori ritennero quasi interamente l’Ortografia del Cavalier Leonardo Salviati, praticata da esso ne’ suoi componimenti ed insegnata dal medesimo colle sue regole. Questa appunto abbiam seguitato anche noi… (Vocabolario degli accademici della Crusca in questaa terza impressione nuovamente corretto e copiosamente accresciuto, al Serenissimo Cosimo Terzo, Granduca di Toscana, lor Signore, in Firenze MDCXCI, nella Stamperia dell’Accademia della Crusca, con Licenza de’ Superiori, p. 24).

Il Vocabolario della Crusca, da sempre strettamente dipendente dall’autorità ecclesiastica e politica, si basa sulla credibilità accademica di un rimaneggiatore al servizio del potere che ha censurato perfino Boccaccio.

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Rivista Destrutturalismo

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