Castigo, trattato, equazioni lacrimali

Castigo, trattato, equazioni lacrimali

Castigo, trattato, equazioni lacrimali

Castigo, trattato, equazioni lacrimali

Clarity, mixed media on canvas by Khan Klinsky©

 

 

Khan Klinsky©

Castigo, trattato, ignoto

.

“castigo”

abito lo specchio, un volto fragile
vestito tristemente d’opinioni,
tesa una rotta, la svolta
all’apice d’un sonno incattivito,
si prende il cosmo
dal fondo,
lo giudichi impotente un dio minuscolo,
distratto,
sospeso dagli eventi, rivestito
e ignori l’incertezza della carne,
il grido
ma forse si nasconda
divertito,
maestro
come le malefatte di un bandito
ma certo
fosse il contrario, redento
cadrebbe da ogni trave il malcontento
mentre l’inverno scava,
ci strappa
i resti d’un piacere settembrino,
le stelle appassionate ai cieli rotti,
l’affetto per la terra all’albero cavo

.

“trattato”

ho spento le equazioni lacrimali
sui lati d’una condanna sferica,
in vasche d’aria calda,
fetida,
divisa in più rimesse ornamentali
sotto le spoglie d’un ordigno articolato,
posticcio,
come le mezze sigarette abbandonate
su posaceneri mentali fuori posto
ed al bisogno,
nel mietere
raccolgo cenere,
ne farò dono al fiato corto,
alle comete,
al grasso che sublima dalle arterie,
momenti addandonati nel vapore
da tessere in pugnali di sapone
e ledere l’orrore,
i vuoti caustici,
la goccia capitale,
le cime masticate dagli errori,
rimpianti in essere
acclimatati a Nord del mio stupore,
dove non sbatte il sole,
l’avvento
al peggio di qualsiasi cedimento,
su tutte le matasse che ho vestito.

.

“ignoto”

se di un istante
dal suo profondo,
saremo al vaglio d’un ritorno speculare,
dopo la chiusa d’infinite operazioni,
finte sentenze
oltre la mimica del torto,
le apparenze
al margine dei detti, un dì sicuro,
sarà per colpa,
un sacrificio
ma non c’è verbo,
un altro giorno deleterio,
dirai al fato che è un segmento ornamentale
e avrò il tuo tempo,
quel giorno
nel moto d’un midollo universale,
dismesso dalle metriche del tatto
nei pressi delle nostre ostentazioni,
gli oggetti intatti,
la servitù dei nodi
dal tempio delle mie maledizioni,
prima che il vento mandi all’aria le coperte,
sarebbe tardi,
rimpiansi
come ho frainteso imbavagliato in divenire,
ma questo vento,
quest’orma d’aria ricamata sulle spine
è il fondo stesso
e avrà i tuoi sogni,
seduta su un tappeto di equinozi,
mentre precipita dal corpo l’indulgenza,
la malafede dagli accordi,
l’anatomia d’un anatema giovanile,
soffitti fragili
ai quali non possiamo conferire
e le finestre,
la pratica d’un cielo annichilito,
i canti di comete fuori luogo
sepolti nelle remore dal corpo,
del volo stesso
al quale non dobbiamo più obbedire

.

Rivista Destrutturalismo

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

 

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