Antidialettica, posto giusto artisti

Scontro dialettico, posto giusto

Antidialettica, posto giusto artisti

 

Questa non è la sede adatta per ragionamenti profondi

Ipnodeliri, siamo nati per soffrire, mixed media on paper by Mary Blindflowers©

 

Di Mary Blindflowers©

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L’Antidialettica: “Questa non è la giusta sede per ragionamenti profondi”

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Il momento giusto e il posto giusto per comunicare sono sanciti da regole non scritte che recitano a memoria un copione già visto, nel vassallaggio dell’antidialettica ad oltranza.

Sui social si dovrebbe parlare soltanto di argomenti ameni, di situazioni attira-like che suscitano ilarità e scarso desiderio di pensare. Questa regola viene infranta da persone che si autodefiniscono artisti e filosofi e che postano semi di filosofia spiccia ad uso e consumo di una ristretta cerchia di amici dentro gruppi in cui sono sicuri di trovare sempre e soltanto plauso e consenso. Così accade che si possa parlare di tutto, perfino del simbolismo della croce nell’intersecazione simbolica tra 7 e 12, nella convinzione che tutti applaudiranno e diranno quanto il postante è profondo, colto e sensibile. Capita sempre però nel gruppo la pecora nera che non ha voglia di applaudire di fronte a certi post vecchi come il cucco e spacciati per novità artistico-filosofiche di portata ultrauniversale prima a porta a destra dell’infinito, caduta libera nel wc situato a ridosso del proprio giardinetto recintato di chiodi arrugginiti. Nasce così il dissenso, un’avversativa ragionata e pacata che però, (dalla stessa persona che fino ad un momento prima discettava allegramente sull’antichità dei simboli), viene bollato come inopportuno perché i social non sarebbero la sede per affrontare argomenti profondi.

C’è un palese desiderio di sottrarsi ad un improvviso fastidio o scontro dialettico, semplicemente fuggendo, evitando lo scontro-incontro verbale durante il quale magari potrebbe trapelare qualche ignoranza di fondo bene incipriata dai post per soli amici. Ma c’è anche una doppia contraddizione nella risposta di chi rifiuta la dialettica: primo, se ritiene che il social sia adatto solo ad argomenti leggeri, perché fa un post sul simbolismo della croce, sostenendo che anche quando si beve il caffè la mattina, occorrerebbe pensare alle sofferenze di Cristo; secondo, finché tutti davano ragione alla sua filosofia, costruita rabberciando numeri e teorie vecchie di duemila anni, si poteva parlare, nel momento in cui scatta un parere contrario, la profondità dell’argomento richiede all’improvviso davvero altra sede, altra partecipazione, e Internet diventa ex abrupto, come per magia, un luogo poco consono alla discussione che poco prima però ferveva nell’apoteosi dei consensi degli amici degli amici.

C’è un rifiuto totale della dialettica, ormai sconosciuta e bistrattata, un’ostentazione di finta cultura che poi si appoggia sul già visto, sul già detto, sul già elaborato da altri e ripetuto fino alla sfinimento, perché si sa le oche hanno l’imprinting, riconoscono solo la sagoma di cartone che hanno già visto, più difficile è riconoscere altre immagini nella loro complessità razionale.

Che si debba pensare alla croce anche quando si beva il caffè è un’affermazione che sinceramente ha un sapore di macabra fotocopia da masochisti cattolici inquadrati in un preciso sistema di idee preconcette che è tutto tranne che nuovo. Per secoli infatti la religione ha invaso la vita privata dei singoli, condizionandone comportamenti e morale; che la novità nell’arte consista nell’elaborare lavori in conformità alla spiritualità cristiana, ho davvero qualche serio dubbio perché la spiritualità non è prerogativa soltanto dei cristiani, se così non fosse non esisterebbe che la sola arte cristiana.

Il ragionamento in sintesi fa acqua da tutte le parti, ma ovviamente siccome il fiume corre al mare, le correnti sono oggi quelle che sono, piuttosto irrazionali e avverse al ragionamento individuale che in pratica quasi non esiste più, si ragiona imprigionando la dialettica dentro l’interesse settario e di gruppo, uccidendone l’essenza vitale dentro slogan ad effetto in cui si prevede che ciascuno applauda.

Il pubblico orante che spera in chissà quale miracolo di San Gennaro, mentre liquefà volontariamente la sua personalità in nome di una coscienza superindividuale che schiaccia ogni libero pensiero in nome della protezione di gruppo, sorride e finge che l’avversativa non ci sia stata. L’acqua continua a scorrere verso il mare, senza porsi alcun dubbio. E tutto continua come prima.

L’ostacolo dialettico si rimuove con la dicitura: ragionamento non adatto a questa sede, una frase che conferisce dignità posticcia a chi la usa e poi è tanto di moda, per darsi un tono che non si ha, una nuance di snobcultura che fa tanto dandy, un evergreen che non muore mai e permette di salvarsi quando si viene messi alle corde da un ragionamento che si rifà semplicemente al dubbio.

L’antidialettico non ammette dubbi, né critiche, fa la tossetta, si riassetta la parrucca, si riattacca in fronte la dicitura incontestabile filosofartista, esibita come marchio di fabbrica, rifà la tossetta, risponde ai suoi amici che sì, è vero, il suo stesso eloquio è semplicemente fantastico, poi dà il tocco finale: ribadisce ancora una volta che i ragionamenti su temi profondissimi che la sua sublime intelligenza affronta, potranno essere ripresi solo di persona, seriamente, non su un social, e se ne va, sapendo benissimo che il novanta per cento delle persone con cui ha interagito sul social, non lo vedranno mai di persona, perché abitano tutte in posti diversi e non prenderanno di certo un aereo per andarlo a trovare e sentire quanto è geniale.

La dialettica in un angolo polveroso e buio, sussurra piano: “questa storia l’ho già vista”, sorride leggermente, poi mentre il filosofartista si autodefinisce un apripista, ride.

Io comunque il caffè la mattina non lo bevo.

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=fregObNcHC8

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