Contrapposizioni letterarie nella cultura italiana

Contrapposizioni letterarie

Contrapposizioni letterarie nella cultura italiana

Di Pierfranco Bruni©

 

Contrapposizioni letterarie

Strutture che cedono, credit Mary Blindflowers©

 

 

Cardarelli ebbe un ruolo notevole nella poesia italiana del Novecento e lasciò il suo segno in un contesto ben preciso che abbraccia gli anni Venti, Trenta, Quaranta. Ma c’è da dire che la sua influenza è ben sentita tuttora soprattutto tra i poeti il cui sentire lirico è tracciato sulla linea della tradizione.

Nel 1919 fondò “La Ronda”. Una rivista che ebbe una sua importanza sia per i collaboratori che vi scrivevano, sia per il progetto culturale (la difesa della lingua e della tradizione letteraria italiana) sia perché in quel periodo rappresentava un momento di sicura rottura nella temperie letteraria e, in modo più generale, culturale. C’è da precisare che “La Ronda” nasce in un momento in cui il Futurismo aveva rotto gli argini nei confronti della prosa d’arte e del rispetto della tradizione.

I Prologhi nascono in un clima Futurista e nonostante ciò Cardarelli si impone con un modello d’arte che sta agli antipodi delle teorie formulate da Marinetti.

Ciò sta, comunque, a dimostrare la vivacità reale all’interno della cultura degli anni Venti. Ma c’è di più. Cardarelli pubblica i suoi scritti importanti tra il 1916 e il 1939. Viaggi nel tempo è del 1920, Favole e memorie è del 1923, Il sole a picco del 1929 (con il quale gli viene conferito il Premio Bagutta), Prologhi, viaggi e favole raggiunge la prima edizione il 1930 e la seconda nel 1934, Il cielo sulle città è del 1938 e Poesie del 1939. Negli anni successivi pubblicherà altri testi come la sua edizione definitiva delle Poesie.

Titta Rosa ha osservato: “C’erano stati in Italia, e ancora c’erano, il dannunzianesimo, il pascoliamo, il crepuscolarismo, il vocianesimo col suo quasi indiscriminato europeismo, il futurismo: Cardarelli si schierò contro tutte queste cose. Voleva un ritorno all’ordine: nello scrivere, nelle idee, nel costume. E questo fu chiamato neo-classicismo. Ma era un classicismo che non poteva ignorare lo spirito romantico, e nemmeno il decadentismo. Quindi si trattò di un ritorno abbastanza complicato, se non composito”.

Un processo all’insegna della tradizione attraverso i valori di una prosa che era espressione e tensione lirica. Il tutto all’interno di una dimensione esistenziale. Cardarelli su questo ebbe sempre le idee chiare. Una vita inquieta, ma una vita che ha attraversato il tempo, il tempo come viaggio e quindi, anche, come attesa nell’inquieto confronto con la parola.

Vincenzo Cardarelli era nato a Corneto Tarquinia il 1° maggio del 1987. Il suo vero nome era Nazareno Caldarelli. Giovanissimo entrò negli ambienti giornalistici. Lavorò alla cronaca nera dell'”Avanti”. L'”Avanti”, allora, era diretto da Leonida Bissolati. Su questo giornale firmava una rubrica dal titolo “Gocce di sangue”. Partecipava, sempre negli anni che precedettero la prima guerra mondiale, alla redazione della rivista letteraria “Lirica”. Si incontrò con letterati e poeti come Rosso di San Secondo e Arturo Onofri. Ma l’anno che lo vide protagonista sul piano della cultura fu il 1919 con la nascita de “La Ronda”, la quale vide la luce, anche se saltuariamente, sino al 1921.

Un dopo guerra di grande interesse sul piano culturale e politico. Prezzolini con la sua “Voce” e poi Cardarelli con “La Ronda” costituironoo due fucine all’interno delle quali si discuteva sia di arte e di politica ma anche di ideologia.

Cardarelli conosceva bene gli scritti di George Sorel. Durante i suoi anni trascorsi alla redazione dell'”Avanti” si era occupato di sindacalismo teorico e di politica. In letteratura il suo maestro indiscusso restò fino alla fine Giacomo Leopardi. Il Leopardi sia delle Operette Morali che dello Zibaldone. Ed è proprio grazie alla lezione di Leopardi che “impose” il ritorno all’ordine attraverso “La Ronda” della prosa d’arte. Su questa rivista tra gli altri apparvero scritti di Sorel e di Pareto.

Fu, indubbiamente, un’operazione coraggiosa quella di Cardarelli. Il ritorno all’ordine era in altri termini una proposta di neo-classicismo nel quale dovevano convivere sia elementi romantici che decadenti. Ma l’operazione coraggiosa è da intendersi, come già si diceva, in quanto contrappose la sua posizione a linee segnate sia dal vocianesimo sia dal futurismo che marcavano profondamente il tessuto storico di quegli anni.

Il suo percorso letterario è la testimonianza più viva di questa sua coerente posizione. Posizione che verrà sottolineata nei suoi saggi perché è qui che coniuga il poeta con l’uomo del pensare. Il dato creativo ha sempre, in Cardarelli, il sopravvento, ma è l’uomo creativo che segna il pensare dell’intellettuale che intellettuale non fu mai perché, dentro il luogo della sua consapevolezza, si imponeva come quell’uomo che viaggia nel tempo: tra le memorie e il quotidiano essere tra le cose della vita. Letteratura, dunque, come arte ma cultura, soprattutto, come idea.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

Post a comment