Gaetano Arfé, Storia dell’Avanti!

Gaetano Arfé, Storia dell'Avanti!

Gaetano Arfé, Storia dell’Avanti!

 

Gaetano Arfé, Storia dell'Avanti!

Storia dell’Avanti!, credit Mary Blindflowers©

 

Storia dell’Avanti! Lo scandalo della dittatura

Mary Blindflowers©

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Storia dell’Avanti! 1926-1940 a cura di Gaetano Arfé, edizioni Avanti, finito di stampare il 30 aprile 1958, è un saggio fitto di informazioni sulle divisioni di una sinistra italiana che, fin dagli albori, non è mai stata compatta. Lo stile è un poco pesante, a tratti volutamente aneddotico, adatto ad un lettore scafato. Il testo rimane interessante perché, al di là della pesantezza dello stile, comunque offre uno spaccato della sinistra italiana degno di approfondimento.

Arfé insiste particolarmente sulle fratture ideologiche e programmatiche tra le diverse ale della sinistra, le direttive politiche, le decisioni del Centro Direzionale, la propaganda ad uso interno ed esterno, con alcune valutazioni critiche sullo stile assunto dal giornale in chiave massimalista. Dopo l’approvazione del Programma di Erfurt in occasione del Congresso di Erfurt del Partito Socialdemocratico di Germania, 1891, nasce il termine “massimalismo”. I socialisti massimalisti desideravano realizzare “il programma massimo”, ossia l’affermazione dello Stato Socialista attraverso la rivoluzione e la presa di potere da parte della classe operaia. I revisionisti invece sostenevano il “programma minimo”, attraverso una serie di riforme immediate a carattere sociale e democratico.

Arfé ha una visione critica dell’Avanti! durante il suo periodo massimalista. Le interpretazioni degli avvenimenti, spiega l’autore, venivano date in chiave prettamente ideologica, “cercando cioè meccanicamente in essi la conferma della ideologia socialista”. Scrive Arfé: “La propaganda per uso interno non viene condotta per parole d’ordine, ma per lunghi scolastici ragionamenti di natura ideologico-sentimentale, dove i temi ideologici vengono condotti in termini di articoli di fede, manifesti e appelli, sempre lunghi anch’essi, anche se riassunti infine in una parola d’ordine, sono redatti in risuonante linguaggio quarantottesco, carico di rimembranze eroiche. Le rievocazioni storiche sono piuttosto agiografie, racconti di vite esemplari, di rivoluzionari d’ogni tempo e d’ogni paese, tra le quali le meno banali sono quelle della Balabanoff, che ricorda in articoli intrisi di accorata nostalgia, le grandi figure del mondo rivoluzionario da lei conosciute nel corso della sua errabonda esistenza, alla quale non mancava neanche l’esperienza del lavoro alla segreteria della Internazionale comunista nei primi anni della rivoluzione… Né mancano per qualche tempo nell’Avanti!, infelici raccontini e bozzetti drammatici antifascisti che continuano con assoluta fedeltà la consimile letteratura anti-borghese che aveva un tempo riempite tante colonne della stampa socialista”.

Arfé è molto critico verso il periodo dell’Avanti! massimalista, quando, dice, il tono usato, è profondamente fideistico, tanto da toccare i vertici di un’esaltazione religiosa in cui manca del tutto un tentativo di discussione o interpretazione dei testi marxisti alla luce delle nuove esperienze storiche. Non esisteva in questo filone fideistico-massimalista un ripensamento critico sulla storia italiana, preferendo l’esaltazione del gesto eroico alla sottile e ragionata analisi politica, in una sorta di marxismo rudimentale che si inchinava, commosso, dinanzi alle bare di Filippo Turati e Claudio Treves, ma si aggirava su un piano che non escludeva le punte settarie scadenti sul piano della piccola ritorsione, fino all’attacco personale.

Il testo di Arfé ha il pregio di offrire un quadro d’insieme sull’antifascismo italiano e ci immerge in un mondo di divisioni dottrinarie il cui unico punto fermo era la giusta lotta contro il totalitarismo di destra, salvo vagheggiare un altro totalitarismo di sinistra di stampo massimalista, basato sulla “dittatura del proletariato”, punto debole dell’intera filosofia marxista e del comunismo anti-riformista in genere, conclusione aberrante e sintesi di un mondo statalizzato, controllato, super-ordinato dall’alto di un termine, “dittatura” che in qualsiasi democrazia, dovrebbe essere giudicato aberrante.

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=NkroMJmqkeI

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