Quando ti rubano i sogni

Bookshop, quando ti rubano i sogni

Quando ti rubano i sogni

 

L’anticamera del sogno, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

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Bookshop, quando ti rubano i sogni

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Quando ti rubano i sogni resta l’incanto di ciò che hai perduto, resta la meta raggiunta e sfuggita, lasciata al destino che avversa tutto di scuro. Quando la forza politica spezza le reni ai tuoi ideali di carta, resti da solo a combattere contro mulini che girano secondo venti contrari, ma non cedi al ricatto di un mondo ordinario, sterilizzato nel finto, non cedi al dialogo succinto che porta dentro canoni oscuri e silenzi repressi in anditi scuri dove cortigiani e personaggi mediocri si aggirano come ombre impazzite sorseggiando vini d’annata e vestendo bene secondo le regole chiare del tempo non-tempo, bluff ontologico e candito stantio.

La deliziosa signora Florence Green, natura romantica e forte, passa del tempo a passeggiare e riflettere. Dopo qualche tempo ha le idee molto chiare su ciò che vuole fare nella sua vita. Apre un bookshop in un paese bigotto e conformista dominato dalla ricca e influente Violet Gamart.

La vedova Green, che ha perso il marito durante la guerra, da sola e armata di fiero coraggio, cercherà di combattere contro un intero paese, conquistando la fiducia di un solo sincero amico leale.

Ma è più facile che un bradipo vinca una corsa ad ostacoli o una gara di velocità, piuttosto che cambiare la mentalità del bigotto amico del potere.

La mentalità retrograda non si estirpa da un giorno all’altro, occorrono anni, a volte secoli, perché cambi qualcosa. L’interesse è la molla principale della maggior parte delle nature umane di fattura piuttosto ordinaria. Quando il coraggioso innovatore si scontra con il conservatore, non può non accadere qualcosa di tragico e triste.

Bookshop, a dispetto della semplicità della storia, è un film interessante e ben strutturato, una coproduzione spagnola, inglese e tedesca diretta da Isabel Coixet, tratta dall’omonimo romanzo di Penelope Fitzgerald.

Nel microuniverso di Hardborough, 1959, si riproduce l’eterno tema dei dominatori e dei dominati, dei conformisti e dei coraggiosi, degli uomini liberi e degli schiavi.

Un film recitato lentamente, in modo raffinato ed espressivo, con personaggi convincenti e ottime inquadrature che esaltano il gusto per il particolare, per il dettaglio che completa la storia e il quadro d’ambiente.

Un finale che si ripercuote nel futuro, come un avvertimento circa la natura inestinguibile dei sogni, i soli che, nonostante le avversità e le palesi ingiustizie degli uomini e della sorte, non muoiono mai e non smettono di stupire le nature sensibili.

https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=3KgMW3rowXY

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